martedì 30 dicembre 2008

Jordan Hill


Devo ancora vedere qualche partita di Oklahoma - e di conseguenza di Blake Griffin - quest’anno, intanto mi è capitato di vederne un paio di Arizona, e devo dire che mi è piaciuto molto Jordan Hill. Power forward che in un sistema D’Antoniano può anche fare il 5, Hill è lungo, atletico e rapido e può correre facilmente per il campo. Parlo di sistema D’Antoniano perché, se in giro si leggono molti paragoni con Chris Wilcox, ultimamente è venuto fuori quello con Amare Stoudemire con il quale in effetti ci sono somiglianze interessanti: Stat è sicuramente più potente fisicamente, ma Hill sfrutta meglio l’agilità ricevendo in post e andando a canestro scivolando lungo la linea di fondo per la schiacciata oppure convergendo verso il centro, spiazzando l’avversario con una serie di spin moves e lasciando partire un dolce semigancio sia con la mano destra che con la sinistra. Mette palla a terra anche se ogni tanto gli capita di perdere la maniglia. Inoltre, il jumper è da rispettare, perché può colpire tranquillmente anche da 5 metri. Come rimbalzista sa farsi valere, ha senso della stoppata.

lunedì 15 dicembre 2008

Stephen Curry



Il nome nuovo sulla bocca degli appassionati Nba, in vista del prossimo draft, è Stephen Curry, la guardia che sta disputando la sua stagione da junior nei Davidson Wildcats. In realtà, il nome di Curry è noto a chi segue il basket Ncaa almeno dallo scorso marzo, quando i Wildcats furono la cosiddetta “cinderella” (letteralmente Cenerentola, ossia la squadra rivelazione) del Torneo, andando avanti a suon di upset contro squadre decisamente più blasonate, con prestazioni da grandissimo realizzatore del figlio di Dell, quindici stagioni in Nba e un tiro da 3 la cui efficacia è stata trasmessa a Stephen. Gonzaga, ad esempio, era caduta sotto i colpi di Curry, autore nel secondo tempo di 30 dei suoi 40 punti totali. E anche la Georgetown di Roy Hibbert non aveva saputo trovare le giuste risposte al folletto con la maglia numero 30, che dopo un primo tempo in cui aveva messo a segno solo 5 punti, si era di nuovo scatenato nella ripresa, terminando la partita a quota 30. Nelle Sweet Sixteen era stata Wisconsin a cadere, e il ragazzo ne aveva messi altri 33, confermando la tendenza a segnare nei momenti caldi con 22 punti nel secondo tempo.


La splendida corsa di Davidson si era fermata a un passo delle Final Four, ossia all’ultimo tiro della finale dei Regionals, contro i futuri campioni di Kansas. Ultimo tiro che non era stato preso da Curry, che sulla rimessa (giocata non nel migliore dei modi) era stato triplicato ed era stato costretto a scaricare al compagno di reparto Jason Richards, la cui preghiera non era andata a buon fine.



Finita la carriera universitaria di Richards, che tra l’altro si era mostrato come uno dei migliori play puri del college basket, nella nuova stagione la palla è finita stabilmente nelle mani di Curry, vero deus ex machina di qualsiasi azione dei Wildcats. Un cambiamento causato non solo dalla separazione forzata dal compagno di reparto, visto in preseason ai Miami Heat, ma anche dalla consapevolezza che i dubbi avanzati sul suo futuro Nba riguardano il difficile rapporto tra il suo ruolo e un’altezza e soprattutto una stazza non proprio da guardia pro. In questo primo scorcio di stagione Curry ha dimostrato di poter giocare stabilmente da PG, almeno in ottica Ncaa. Tutte le azioni partono dai suoi polpastrelli, e i volenterosi - ma poco talentuosi, Lovedale a parte - Wildcats sono a sua disposizione. La visione di gioco è buona, sa trovare il compagno smarcato quando serve. Probabilmente deve migliorare nel trattamento di palla, visto che a volte pasticcia un po’. Di sicuro Curry non ha perso la vecchia abitudine di segnare: al momento è oltre i 30 punti di media: il piazzato è una certezza, il primo passo è rapido e sa tenere i contatti, l’arresto e tiro, con stepback e rilascio rapidissimo, è commovente. Contro Western Virginia, che giocava praticamente con cinque esterni e cambiava a ogni pick and roll, è andato forse per la prima volta in difficoltà. Poi ha preso la partita in pugno e ha segnato 13 degli ultimi 15 punti dei Wildcats, vincendo la partita.


Ora, in molti si chiedono cosa farà il ragazzo nella Nba e in che ruolo giocherà. Potrebbe fare la SG e avere affianco un play d’ordine, in grado di difendere sulle guardie. Potrebbe fare la PG, e in questo caso sarebbe ottimo se finisse in squadra con qualche stella abituata ad avere a lungo il pallone in mano, in modo da colpire sugli scarichi e da mitigare queste sue attuali lacune (comunque colmabili col tempo). Noi, da semplici appassionati, ci godiamo sto ragazzo. Se poi ai pro dovesse fare schifo (ma vedrete che non sarà così), ci sarebbero tante squadre da questa parte d’oceano pronte ad accogliere un trentellista…

martedì 9 dicembre 2008

Un martedì da leoni


Giornata intensa. Andiamo in ordine cronologico: Udine si rinforza prendendo Joe Forte. Gran bel giocatore ma testa disabilitata. La Snaidero sicuramente fa un salto di qualità, anche se la faccenda non mi convince. Credo che Udine avesse bisogno di una vera PG che potesse essere il secondo realizzatore della squadra dopo Anderson. Forte lo vedo più come SG che fa da play aggiunto. Inoltre, come detto, potrebbe non avere la durezza mentale per reggere un campionato che probabilmente si deciderà all’ultima giornata. La presenza di Sacchetti, però, lascia ben sperare. In bocca al lupo a Udine.


In serata arriva il botto: Repesa si dimette (la Fortitudo lo aspetta?) anche se c’è chi dice che abbia transato il contratto. Mossa inaspettata, ma Roma veniva da cinque sconfitte consecutive contro squadre non proprio del suo livello. Per ora tocca a Nando Gentile, sembra sia stato messo fuori rosa Allan Ray. Mi sembra che a Roma continui a regnare la confusione.

domenica 7 dicembre 2008

Gli occhiali di Vladimir