sabato 27 giugno 2009

Post-Draft 2009

Smaltita la delusione per essermi perso il draft, vediamo un po’ cos’è successo. Alla prima i Clippers hanno scelto Griffin, e si sapeva che sarebbe andata così. Giocatore atletico, in grado di mettere da subito punti e rimbalzi a referto, col tempo si costruirà un range di tiro migliore. I Grizzlies decidono di andare da Thabeet e questo la dice lunga sulla povertà di questo draft. Bel difensore, il tanzaniano è alto alto e con senso della stoppata ma offensivamente siamo allo zerovirgolauno e ha dimostrato di soffrire i lunghi di stazza Ncaa, figuriamoci quelli Nba. Alla tre i Thunder prendono Harden: gran bella scelta, l’ex Arizona State è una guardia completa offensivamente e in grado di fornire quegli istinti di regia che la PG attuale, Westbrook, non ha. Westbrook, Harden, Durant, Green: a questa squadra manca solo un lungo devastante a rimbalzo per iniziare a dare parecchio fastidio.
Alla 4 prima sorpresa: i Kings scombinano il draft di metà delle franchigie, perché anziché su una delle tante PG tradizionali di questo draft vanno su Tyreke Evans, combo/guard che nel dubbio preferisce buttarsi dentro e tirare. Avendo già un esterno realizzatore come Martin, forse conveniva puntare su Rubio o Flynn. Ecco, Minnesota nel dubbio prende entrambi. Perché dannazione, perché? I Timberwolves hanno due dei migliori prospetti di quest’anno, possibile che Ricky saluti presto.
Alla 7 i Warriors vanno su Curry, bene ma Monta Ellis? Hill con D’Antoni va bene, Hansbrough forse scelto un po’ altino ma sono suo fan e quindi va bene. I Pistons vanno su Daye, la versione offensiva e anoressica di Prince, che già è magro di suo. Troppo in alto.
Bella presa di Denver (via Minnie, che aveva preso ancora un play): Lawson può essere un ottimo cambio per Billups. Stessa cosa per i Jazz (Maynor come cambio di Williams) e gli Hornets (Collison benissimo al posto di Paul, anche se non so quanto riuscirà a vedere il campo). Bene anche gli Hawks con Teague, che può coesistere sia con Crawford che con Joe Johnson: scontato a questo punto l’addio a Bibby. Dallas prova a investire su Beaubois, sperando sia un nuovo Tony Parker, prendendolo in una trade che manda Mullens (non è il feroce rimbalzista di cui parlavo prima) a OKC. Gibson ai Bulls vuol dire ciao a Tyrus Thomas, Carroll a Memphis vuol dire ciao ad Hakim Warrick. Bene i Twolves nella quarta scelta al primo giro con Ellington, una signora SG.


Nel secondo giro i Blazers dopo una trade si appropriano di Pendergraph sperando sia col tempo meno soft di Frye, occhio anche alla scelta di Mills; i Pistons, dopo aver preso un 3/4 al primo giro, prendono un altro 3/4 come Summers e un 3 come Jerebko (mah… comunque Jonas dopo due anni di Eurolega è pront); i due di Pitt possono essere delle steal: Young a Memphis, Blair agli Spurs (nuovo Malik Rose?); Spurs che come al solito non si lasciano sfuggiere le buone occasioni, e mi riferisco al McClinton, tiratore mortifero; i Cavs possono puntare da subito su Green; i Mavs lasciano maturare Calathes in Europa ma occhio; presona dei Rockets con Budinger.

giovedì 25 giugno 2009

Mock d…oh!

La redazione di basketblog esprime la solidarietà a uno dei due redattori, costretto a una sveglia alle 5.30 per motivi lavorativi nella giornata di venerdì. Non potendo seguire il draft, di conseguenza la redazione si astiene dal pubblicare il consueto mock draft, rinunciando di fatto a una figura di merda, visto l’improbabilità del draft di quest’anno, e lasciando il bel ricordo dell’ottimo 6/14 dello scorso anno.
La redazione assicura comunque una copertura successiva al draft, con analisi e commenti delle scelte.
Un’analisi a poche ore dall’inizio ci è comunque concessa: draft povero ma allo stesso tempo ricco. Poche le stelle (Griffin e Rubio, forse Flynn). Nella zona lottery, quindi, draft povero, con tanti giocatori che in altri anni sarebbero stati decisamente più giù. Nella zona dalla 15 alla 30, invece, comprese probabilmente anche le prime scelte del secondo giro, tanti giocatori discreti, che possono dare un contributo valido da subito.
Pallini di basketblog: a parte ovviamente Rubio. Flynn (il ragazzo ha due cojones), Harden (prototipo di guardia), Curry (l’eleganza fatta giocatore), Terrence Williams (non un gran realizzatore ma in campo fa di tutto), il duo di Pittsburgh Blair e Young, DeRozan (per il nome), Hansbrough (perché sì), Ellington (guardia dalle braccia chilometriche che può segnare in più modi), DeMarre Carroll (per il nome e per le treccine), Jerebko (perché sì), Dionte Christmas (presto in Europa a bruciare la retina).
Idiosincrasie di basketblog: Thabeet (per la spocchia, senza motivo), Jennings, Mullens (ragazzo mio, ma farti qualche altro anno di college? Ma se preferivano addirittura Lauderdale a te…), Pendergraph (antipatico a pelle, che vi devo dì).

lunedì 22 giugno 2009

Dejà vu

Come suggeriva l’amico pappice, le somiglianze tra l’Italia di calcio post-mondiale e l’Italia di basket post-argento olimpico sono raccapriccianti. Ma probabilmente è un discorso che è espandibile a tutta la mentalità italiana: i giovani sono inesperti e quindi non giocano, e quindi non fanno esperienza.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti nel basket, speriamo non lo siano anche nel calcio. Ma a giudicare dalle parole di Lippi di ieri sera, la strada è quella.

giovedì 11 giugno 2009

Rivalry

rivalry
In questi mesi ci hanno fatto due palle cubiche sul duello Bryant vs. James. Capisco il marketing ma, con tutto il rispetto, non stiamo parlando di Magic e Bird e i due finora non si sono incontrati ai playoff manco per sbaglio.
Questa premessa acidella è finalizzata all’introduzione della lettura che ho appena concluso, ossia il libro di John Taylor “The rivalry”, incentrato sulle due figure che hanno permesso l’affermazione del basket Nba ai grandi palcoscenici: Bill Russell e Wilt Chamberlain, appunto. Il sottotitolo “Bill Russell, Wilt Chamberlain, and the golden age of basketball” è esemplificativo di quanto poi andremo a leggere. Non solo Bill e Wilt, ma un momento di intensa crescita di un basket in cui c’erano figure come John Havlicek, Bill Cunningham, Nate Thurmond, Jerry West, Elgin Baylor, Oscar Robertson. Una storia di due grandissimi giocatori che è la storia di un gioco che stava passando dal dilettantismo basato su patti tra gentiluomini a essere qualcosa di più, con dirette nazionali, minacce di scioperi di fronte alla mancata tutela previdenziale e cose di questo tipo.
Un gioco in evoluzione, in un paese in evoluzione. Sono gli anni dell’emancipazione nera, del Klan, di Martin Luther King Jr. e del suo assassinio, delle Black Panthers. Tutti fenomeni che si riflettono in un gioco che ha fatto da apripista all’integrazione razziale.
La storia di un paese raccontata attraverso la storia di un gioco. E la storia di un gioco raccontata attraverso le storie dei suoi maggiori protagonisti, in campo e non (Auerbach, ad esempio). Su tutti, Bill Russell e Wilt Chamberlain, così diversi tra loro ma due metà comunque combacianti di una stessa storia.

Almeno credo che il libro dica queste cose, perché l’ho letto in inglese. Una faticaccia…

venerdì 5 giugno 2009

Le tre B

Non sopporto tre persone, che sono per altro frutto di continui litigi virtuali e non: Berlusconi, Bryant, Bucchi.
Immaginate come debba sentirmi in questi giorni.

martedì 2 giugno 2009

Meraviglioso

lunedì 1 giugno 2009

Con tutta la stima…

… ma Siena ha anche un po’ rotto il cazzo. Forti, fortissimi, ma una volta ogni tanto mi piacerebbe vedere una partita di basket senza la sensazione trovarmi di fronte a una ripassata.

Il divario sembra nettissimo e francamente è difficile immaginare un esito diverso da quello più giusto. In una serie ne possono perdere una, se gli va malissimo due. Quattro francamente mi sembra complicato.

Su un forum ho letto la proposta di emulare i campionati francese e israeliano: quarti di finale come ora e poi Final Four stile NCAA, quindi a gara secca, magari in casa della squadra con il miglior record. Sarebbe un’ipotesi affascinante e renderebbe più incerto il tutto.

Detto da un osservatore appassionato che manco ha una squadra in serie A e quindi si gode solo questo sport, senza interessi di tifo.

Oh, comunque tanto di cappello. Davvero non so come facciano a giocare sempre con questa intensità quando chiunque in una situazione simile tenderebbe a rilassarsi un minimo.