venerdì 30 aprile 2010

Dallas, dove andiamo?

Odio dover scrivere queste righe, ma mi tocca. Un'altra stagione è andata, per i miei Dallas Mavericks, e un'altra delusione è all'ordine del giorno. Molti pensavano che i Mavs avessero finalmente trovato la quadratura del cerchio, io avevo le mie perplessità su una squadra che, nonostante la decima regular season consecutiva con almeno cinquanta vittorie, continuava a non essere in grado di ammazzare le partite. Dallas ha avuto il miglior record dell'NBA in trasferta, quest'anno. E un record invidiabile nelle (tantissime) partite finite con scarto ridotto. E nei playoff? Tre sconfitte su tre in trasferta, e due sconfitte su due nelle gare finite punto a punto.
E' per questo che credo che, in un'ottica di prospettiva futura, non si debba pensare esclusivamente al talento, ma anche a una questione di mentalità. Una mentalità vincente che a Dallas continua a mancare, così come la capacità nel tirare fuori il meglio di sé, il 120%, quando conta. Gli Spurs hanno avuto un contributo pazzesco da George Hill, che è stato in grado di dare tanto nel momento in cui i big three faticavano, e da un McDyess commovente per tenacia difensiva e letale con il suo jumper dai 5 metri. Quali giocatori di Dallas possono dire di aver giocato una serie superiore ai propri standard? Nessuno.

Ora, da dove iniziare in un'analisi per il futuro?
Innanzitutto da Dirk, ovviamente. Nel post-gara, probabilmente per l'ennesima delusione, ha lasciato intendere che deve riflettere sul suo futuro. La piazza lo adora, e il sentimento è decisamente reciproco, ma l'anagrafe inizia a farsi sentire, non tanto sul campo, quanto nella testa. In poche parole, Nowitzki inizia a pensare di avere ancora un paio d'anni ad alti, altissimi livelli. E gli piacerebbe chiudere con un anello al dito, visto che non è andata molto bene anche per quell'altro anello che voleva mettersi, vedi la storia della fidanzata dalle molteplici identità che lo investì negli scorsi playoff. Un problema al quale rispose sul campo nella serie contro Denver: 28+10, 35+9, 33+16, 44+13, 32+10.
E quest'anno? Che vuoi dirgli quest'anno? 36 punti con 12/14 al tiro nella prima gara. Una seconda un po' travagliata, ma comunque da 24+10, durante la quale si sono visti i primi accenni di raddoppi. Raddoppi che sono via via aumentati nella serie, nonostante questa chiusa con 26+8 e il 54% dal campo. 33 punti in gara 6.
Io son di parte, ma che vuoi dire a uno così?
Niente. E capirei se decidesse di provare altrove, anche da secondo violino, nella sua corsa al titolo.
Gli scenari sono quindi due: a) senza Dirk; b) con Dirk.

Lo scenario a) è il più facile da delineare. Via Dirk, via i Mavs. Ossia, via alla ricostruzione. Sign and trade che mandi il tedesco in qualche squadra già di buon livello, magari ad est per evitare di incontrarlo e piangere troppo spesso per il dolore. In cambio contratti in scadenza, ma soprattuto qualche giovane, qualche scelta.

Lo scenario b) è decisamente più complesso. Aiutiamoci con la situazione salariale dei Mavs.



Chiedo scusa per la grandezza dell'immagine, spero non ci siano troppi presbiti a leggerci. Comunque se ci cliccate si allarga.
Dunque, il monte salari, come si può ben vedere, è bello pieno. Niente di inaspettato, con Cuban. Ci sono però un paio di situazioni che possono giocare a favore dei Mavs.
La prima è il contratto di Dampier, che non ha raggiunto il limite di partite/minuti giocati per veder scattare la clausola per l'ultimo anno. Quindi, Damp, è stato bello. Ma anche no.
La seconda è la breve durata di alcuni contratti. Butler andrà nel contract year, ha giocato una buona regular season e dei playoffs discreti. Il problema è che i suoi punti nascono spesso da situazioni statiche, in cui lui prende palla e attacca la riga di fondo, oppure riceve in post e si gira per il jumper. Si può tenere, ma non è un secondo violino.
Kidd credo chiuderà la sua carriera a Dallas. Reduce dalla sua migliore stagione al tiro da 3, continua a predicare basket. Il problema è essenzialmente anagrafico. E' stato spremuto in regular season, causa mancanza di sostituto valido, ed è scoppiato nei playoff, trovandosi contro due play rapidissimi come Parker e Hill, visto che difensivamente ha perso più di un passo. Comunque, con quel contratto è difficile scambiarlo prima di un anno.
Terry. Ecco, Terry. Il Jet è probabilmente il giocatore più scambiabile. Decisivo per la squadra per come è in grado di cambiarti la partita. Si può dire che spesso i Mavs non inizino a giocare senza il suo ingresso. Ma ha giocato dei playoffs schifosi. E' lui quello sacrificabile? Può darsi. Io, almeno, proverei a dare via lui.
Haywood è in scadenza. Se non chiede la luna, terrei lui. Ma è necessario trovare un backup di valore, per evitare di dover ricorrere a Najera o Dirk da 5.
Barea ha una team option, evitiamo di esercitarla. Via, via, spazio al francesino.
Marion è purtroppo inscambiabile, ce lo terremo almeno fino al 2013.

E poi c'è il problema di Carlisle. Non c'ha capito un cazzo. Haywood rende meglio partendo nello starting five. Marion e Butler tenuti rispettivamente 17 e 15 minuti in campo in gara3, quando abbiamo giocato gran parte della gara con Barea, Terry e Kidd. Barea preferito sempre e comunque a Beaubois, che per quanto rookie ha la stessa incoscienza offensiva del portoricano ma magari regge un minimo le penetrazioni. S'è fatto rimontare in trasferta sia in gara3 che in gara4, quando una squadra con un minimo di solidità mentale avrebbe portato a casa almeno una delle due.

Serve qualcuno che sappia come si vince, ho detto. A partire dalla panchina. Carlisle dubito lo sia, ma è anche vero che quei pochi che lo sanno sono già impegnati.

Infine, il draft. Niente scelte al primo giro, due al secondo. Dove comunque, vista la profondità che dovrebbe avere il draft di quest'anno, si può pescare bene.
Tutto questo è riassumibile in questo modo:

giovedì 29 aprile 2010

Questi strani giocatori...

Manuchar Markoishvili è fidanzato con Anjela, una 19enne ucraina conosciuta l’anno scorso a Kiev (ex cheerleader, ha fatto anche parte della nazionale ucraina di ginnastica ritmica). Non c’è che dire: bravo! Il padre, Nuzgari, è tra i più famosi tecnici georgiani: Manuchar si fa consegnare i video di ogni partita in cui gioca per inviarli al padre che se li guarda tutti (o almeno così dice). L’altro regalo che fa al genitore è quello di recapitargli il book con tutti i giochi di Cantù in cambio di chili di barbabietole, ingrediente fondamentale della zuppa georgiana che lui adora...

Lavrinovic guarda fiction in lingua russa. I film preferiti di Valerio Amoroso sono Dragonball e Donnie Darko, perché il protagonista è Pietro Aradori, mentre quello di Gigi Datome è ’Pear Arbour’. Scritto proprio così. Tadija Dragicevic preferisce Closer - dimostrando decisamente miglior gusto, se non cinematografico, almeno estetico per il bel cast – ndr. Ortner è fan di Burn after reading. Gli attori preferiti di Gek Galanda sono John Belushi e Scarlett Johansson. Micov preferisce Steven Segal. Giachetti ha un debole per Il Ciclone. Jerry Green, che ama Il principe cerca moglie, considera l’Italia "un paese dove la gente sa cosa significhi mangiar bene". A Bobby Jones invece mancano proprio i fast food.

Troy Bell
ha pensato di lasciare il basket per il pugilato. Ha suonato la tromba e preso lezioni di batteria: ha inciso 25 canzoni, in una delle quali canta EJ Rowland.
Bruno Cerella pratica caccia e pesca, è membro di Greenpeace ed ha girato numerosi spot fotografici. Cenk Akyol fa modellismo di navi, Patricio Prato fa yoga mentre Vukcevic ascolta Barry White e naviga per Torrent. Nikos Zisis ama Facebook, ma non ha un account e vi accede con quello della fidanzata.

Henry Domercant è soprannominato High Definition, mentre Diego Fajardo è Ciccio. Michael Hicks ha chiamato la figlia Hermione in onore del personaggio di Harry Potter. Jasmin Hukic invece legge Herman Hesse (Siddartha), guarda Sergio Leone (C’era una volta in America) e ammira Maradona. Stima per lui. A proposito di (auto)stima, l’idolo sportivo di Simone Cotani è lui stesso. Quello di Van Rossom è Greg Brunner.

Andrè Collins ad ogni tiro libero bacia l’immagine del nonno tatuata sul braccio. Mike Hall fa volontariato, vuole diventare un medico ed aprire una clinica. CJ Wallace invece vorrebbe fare il modello per Benetton. Dejan Ivanov a scuola sfruttava la somiglianza con il suo gemello. Ibby Jaaber scrive poesie, che considera una sorta di rifugio, ed ama l’architettura, l’arte, la cultura in generale. Il suo capitano Tonolli ritiene di dover migliorare nella fase offensiva: ha tutta la carriera davanti per farlo.
Trey Johnson è stato scelto al draft da una franchigia della MLB. Maartin Leunen nutriva gli animali nella fattoria di famiglia. Sakota (Daje Dusan!) gioca bene a ping pong, ama il calcio e tifa Manchester United. Marquinos giocava nel Corinthians dovendo tenere nascosta la sua fede calcistica per i rivali del San Paolo. Schultze invece tifa Bayern.
Jobey Thomas e Casey Shaw fanno parte degli Atleti di Cristo in Italia; in particolare, nel tempo libero Shaw studia la Bibbia perché “contiene tutte le risposte agli interrogativi che propone la vita”. Vangelis Sklavos collabora alla salvaguardia del sirtaki.

Sovrapposizioni di idee e deliri notturni

Ieri sera ho avuto un flashback, una visione che, premetto, è parecchio azzardata. Ero a letto, dopo aver visto una delle partite di calcio più oscene della storia, qualcosa che è riassumibile in questo video.



Improvvisamente, la mente mi è tornata ai Mondiali di basket 2006, semifinale Usa-Grecia. Gli Stati Uniti, sulla carta decisamente più forti, si andarono a scontrare contro la perfetta organizzazione greca. Si incaponirono nel cercare l'uno contro uno, pensando bastasse il talento individuale e facendo in questo modo il gioco dei greci, soffocati dalla loro difesa e dalle regole di un gioco che non era il loro.
Ecco, le regole. Si parla spesso della differenza regolamentare tra il basket americano e quello che si gioca nel resto del mondo ("Fiba sucks", disse qualcuno che aveva iniziato come nuotatore).
E ieri sera sembrava quasi che il Barcellona e l'Inter giocassero due sport diversi. Messi riceveva palla ai 20 metri e si trovava circondato da quattro uomini. Uno scenario impensabile nel calcio spagnolo. E me lo immaginavo mentre pensava "ah, ma si può fare?".

Prendetelo per un delirio notturno, niente di più.

martedì 27 aprile 2010

Forza Dusan

lunedì 26 aprile 2010

Con tanti ringraziamenti alla regia



Come si può essere così cani da rovinare gli ultimi secondi di una finale scudetto?

domenica 25 aprile 2010

La foto del giorno



Salmons e Josh Smith dopo aver visto Milano-Roma.

sabato 24 aprile 2010

Non farlo, Nicolò!



I rumours parlano di Nicolò Melli pronto a sbarcare a Milano, dalla prossima stagione, per una cifra che si aggira sui 220mila euro. L'invito di Poetry in motion, da tempo fan di Melli, è quello di riflettere accuratamente. Nicolò, pensa a bene a come son finiti tutti i giovani italiani allenati da Bucchi, pensa all'involuzione di quest'anno di Mancinelli. Già purtroppo hai problemi di fragilità, sei proprio sicuro di voler finire nelle sue mani? La Nazionale ha bisogno di te...
Se poi hai avuto modo di parlare con la società, e sai qualcosa che gli altri ancora non sanno su un cambio tecnico, allora niente da dire e in bocca al lupo!

mercoledì 21 aprile 2010

Noi stiamo con David Moss

Al termine di una gara decisamente oscena disputata da David Moss, in cui il riccioluto ha concluso con un pessimo 1/10, quel fine intenditore di Franco Montorro su Facebook gli dedica alcune righe. Lui e Hurd sarebbero "gli Usa meno coinvolgenti nella storia della formazione virtussina". "Moss a Siena può giocare, sì. Una schedina del Superenalotto in una ricevitoria". Una visione di una superficialità disarmante, da parte di uno di quelli che dovrebbe essere tra i massimi esponenti del giornalismo cestistico nazionale: sembra quasi che, in quanto americano, debba per forza segnare tanto e magari mettere quel paio di schiaccioni che trascinino il pubblico.
Non parliamo certo di un fenomeno, per carità. Magari non è giocatore da Siena, e gli scorsi playoff hanno messo un punto interrogativo sulla sua capacità di elevare le prestazioni quando conta. Ma voglio sapere quanti giocatori ci sono in Italia in grado di difendere su 3 (se non 4 ruoli), andare a rimbalzo, dare letture extra in regia.
E quindi, noi stiamo con David Moss. Anche perché è sempre circondato di figa.

martedì 20 aprile 2010

Dall'Italia, intanto...

...il Giudice Sportivo riesce nell'impresa di farmi diventare simpatico, anche se solo temporaneamente, Frates: scintilla innescata da una parte, colpevoli solo ed esclusivamente quelli dell'altra. Sarà...
..che sarà mai 19/71? I tiri da 3 realizzati e tentati da Mike Hall, o qualcuno che come lui forza un po' da fuori? No, Hall ha 27/95 ed è il secondo peggior tiratore da 3 nella classifica di Legabasket, anche se non lo sfiderei da fuori. Il peggiore è Szymon Szewczyk, con il 22,8%, ma ancora non si spiega il 19/71. Che, a quanto pare, costituisce il fatturato stagionale di Pervis Pasco. Ai tiri liberi.
Il peggior campionato di sempre vede Siena (alla fine di un ciclo) dominare d'inerzia e la lotta dei galli per salire sui cumuli della monnezza della nostra LegaA: Bologna, Caserta, Cantù, Montegranaro, che avevo dato per probabile retrocessa ad inizio campionato. E che invece controllando i tabelloni è là, a giocarsi l'Eurolega.
Treviso ha distrutto a colpi di gelsomino il bel progetto che aveva iniziato, trovandosi a metà strada tra quelle che lottano per l'accesso alla zona playoff e quelle che lottano per l'uscita dalla zona retrocessione. Il tutto in due punti. E poi si sente parlare di modello Partizan.
Ferrara e Vanoli in coda, Pesaro sembra in risalita, Teramo in caduta e Biella in caduta libera, dopo un ottimo inizio, un buon girone d'andata e tanti infortuni ed avvicendamenti. E Varese che, sfiga e penalizzazioni incluse, del lotto è quella che ha fatto di più.
Io la butto là: visto che comunque in Eurolega non siamo (e non saremmo) competitivi, due stranieri con una sola possibilità di sostituzione nel roster? Mercato chiuso durante la stagione, fatta eccezione per una finestra invernale? Vogliamo dare un senso alla creazione delle squadre, far sì che agli errori si rimedi in palestra e non con colpi di spugna?

domenica 18 aprile 2010

I Celtics aprono bene la serie in un match russiscaldato

"I Boston Celtics hanno parlato del loro burrascoso cambiamento per buona parte di stagione. Attraverso mesi aspri e poco brillanti nella lotta per le posizioni nel rispettivo raggruppamento, il messaggio è sempre sembrato essere che le cose cambino nei play-off.

Sabato notte, i Celtics hanno effettivamente acceso il loro interruttore e, battendo i Miami Heat 85-76, si sono portati sull'1-0 al primo turno della serie playoff. Ma, con un inizio fiacco, la causa scatenante non è stata chiaramente la fase di postseason [...]
ConAllen su Wade e Davis, pronto a balzare su chi ha attaccato la corsia, i Celtics hanno motstato quello che sono - una squadra che non può sempre è cosisstente, anche con il loro miglior giocatore. Con brulicante di Boston, gli Heat però hanno ottenuto solo cinque punti su cinque colpi in sette minuti dopo il nono punto di Wade. Wade non ha inciso.
[...]
Vi è, tuttavia, una nube nera che ha intaccato pesantemente la vittoria di Boston. Nel quarto trimestre con Boston in vantaggio di sei punti con poco più di un minuto da giocare, Pierce è stato atterrato sul pavimento vicino alla panchina di Miami con un nervo schiacciato - una lesione cronica a questo punto della stagione - al collo. Con Kevin Garnett in piedi di fronte al compagno di squadra, Quentin Richardson si è presentato attaccando verbalmente e fisicamente Garnett, sino ad arrivare alla lite.

Nella fase successiva, Udonis Haslem e Davis hanno preso dei falli tecnici per la piccola diatriba. Richardson ha ricevuto anche una tecnica, ma Garnett è stato espulso dopo che il replay ha avidenziato un suo gomito tagliente alla testa di Richardson.


Il contatto di Garnett ha reso inevitabile una sospensione, l'unico dubbio resta la durata. Non solo, gli Heat hanno ormai acquisito un vantaggio emotivo per aver l'espulsione di Garnett.

Eppure Miami non riesce a riprendere il comando testa, con i Celtics avantia sia nel terzo che nel quarto e ora nonostante Boston abbai dimostrato di essere stata la squadra più completa contro Miami ma dovranno continuare a dimostrarlo anche senza Garnett."


I miei più sinceri complimenti al sito italiano della Nba, al contempo russiscaldato e cosisstente. Mi chiedo solo che animale sia il brulicante di Boston...

giovedì 15 aprile 2010

Road to the Ring (East)

Cleveland Cavaliers (1) - Chicago Bulls (8)
I primi contro gli ultimi. Quelli che da settimane stanno risparmiando le munizioni della loro arma atomica, contro quelli che hanno dovuto produrre un notevole sforzo per agguantare l'ottavo biglietto. Il giocatore più forte contro il mio preferito, in assoluto (nella foto). In teoria nessuna partita - e forse anche in pratica - però io sono sicuro che i Cavs avrebbero preferito incontrare i Raptors che i Bulls. Con i primi sono 3-1 in stagione, con l'unica sconfitta rimediata proprio alla prima giornata. Con i Bulls sono 2-2. Bulls che sono la terza squadra della NBA per percentuale concessa (44.2%), a pari merito proprio con Cleveland, che a sua volta è la franchigia con il parquet più inviolato (appena 6 sconfitte, di cui una proprio per mano di Chicago). Il problema per i Bulls è lo stesso di tutte le squadre che si trovano di fronte il Re: e questo chi se lo prende? Sotto canestro, Noah e Gibson assicurano un buon controllo (a proposito di Noah, si preannuncia divertente il duello con Varejao), mentre sono ancora da verificare le condizioni di Shaq. I Cavs possono essere impensieriti se si riesce a limitare il supporting cast, che st'anno sembra davvero troppo vario per essere limitato (oh! dimenticavo, c'è pure il sig. Jamison). Sinceramente non credo che Chicago possa vincere a Cleveland, ma la prima gara di una serie è sempre soggetta a grosse sorprese, con i Cavs che devono rialzare l'intensità ed i Bulls belli carichi. Smetto di girarci attorno e dico 4-0 (4-1?) Cleveland.


Orlando Magic (2) - Charlotte Bobcats (7)

Altra serie sulla carta a senso unico, ma che offre comunque degli spunti piuttosto interessanti.
I Magic sono quelli che giocano meglio di tutti, hanno un numero 4 che rappresenta un grosso problema per la maggior parte delle squadra che vi giocano contro: i Bobcats sono forse la squadra che meglio può contenerlo nella lega, grazie a i vari Wallace, Diaw, Thomas e lo stesso Jackson, che come cambio difensivo per l'attaccante rappresenta la classica brace dopo la padella.



Il bilancio in stagione regolare è 3-1 per i Magic, con l'unica sconfitta arrivata a marzo, in casa, con Lewis tenuto ad 1/7 dal campo e nonostante tre Magic oltre i 20 punti. Inoltre, se da un lato i Magic sono forse la squadra che costruisce meglio i tiri da fuori, dall'altro i Bobcats difendono alla grande sul perimetro, concedendo appena il 33.8%. Carter, rigenerato da Peterson e Bagatta che lo davano per finito, si trova al punto di svolta della sua carriera? Vincitore o campione? Secondo me, quella vecchia volpe di Larry Brown può portare i Magic a gara 6, vincendo in casa. 4-2 Orlando. Chiave della serie, Matt Barnes su Gerald Wallace.


Atlanta Hawks (3) - Milwaukee Bucks (6)

Atlanta tra le contender è la peggiore squadra da trasferta (assieme a Denver). Peggio di loro tra le squadre da Playoffs? Soltanto i già citati Bobcats, i Bulls e, appunto, i Bucks.
Atlanta è donna, nel senso di uterina ed imprevedibile; i Bucks sono una bella sorpresa, ma privi del loro giocatore più rappresentativo recentemente distruttosi il braccio - il canguro Bogut. Secondo me questi Bucks possono opporre troppo poco, soprattuto vicino al canestro, per impensierire i Falchi, che ormai hanno fatto esperienza ai playoff. Bello il duello Johnson/Salmon, bisognerà vedere quanto l'ostico Mbah a Moute riuscirà a contenere quello strano essere di Josh Smith. Ma se anche Teague dovesse confermarsi valida alternativa al mortifero, ma un po' lunatico, Jamal Crawford, 2-1 per Atlanta in stagione regolare, 4-0 (o al massimo 4-1) in questa serie.

Boston Celtics (4) - Miami Heat (5)
I Celtics vengono da una stagione interlocutoria e su di loro si è detto tutto ed il contrario di tutto. Gli Heat sono la squadra più in forma della Lega, con un bilancio di 9-1, nelle ultime 10, che gli è valso la scalata fino al quinto posto nella griglia.
I precedenti parlano chiaramente biancoverde: un netto 3-0 dovrebbe rimpinguare le speranze degli epigoni di Larry Bird, che contro gli Heat tirano molto bene dal campo (51,4%), controllano i tabelloni (41,3 rimbalzi contro i 37,7 concessi) e soprattutto costringono gli Heat a realizzare il 44% dal campo ed un misero 29,8% da tre. Ciononostante Boston potrebbe soffrire un avversario più atletico e galvanizzato dal "crescendo rossiniano" (cit.) del finale di stagione. Le chiavi sono contenere le gite in lunetta di Wade, brutta bestia ai playoff, e la presenza di Rasheed Wallace, dove per presenza si intende quella mentale. Se Miami riesce a giocare di squadra e Wade trova una spalla (Beasley? Richardson che ormai in area non entra neanche a pagamento? O'Neal?) allora non escludo una gara 7, altrimenti Boston potrebbe vincere facile. Pronostico, forse un po' scaramantico, è 4-3 Boston.

Road to the Ring (West)

Dai, diciamo la verità, non aspettavamo altro, così come gran parte delle squadre impegnate in questi giorni. Chiude la Regular Season, finalmente partono i playoff. Vediamo un po' cosa dobbiamo aspettarci, iniziando dalla Western Conference.

Los Angeles Lakers (1) - Oklahoma City Thunder (8)
Non proprio l'esordio più semplice ai playoff per Kevin Durant e soci, squadra che, nonostante lo scippo a Seattle, negli ultimi anni raccoglie un numero di estimatori sempre maggiore. I Lakers - e il legittimo calo dei Thunder - hanno di fatto indirizzato l'accoppiamento perdendo contro i Blazers "Royless" (anzi diremmo in generale "healtless", ma ne parliamo dopo), evitando di trovarsi contro quelle vecchie volpi degli Spurs oppure l'atmosfera sempre calda del Rose Garden. La serie è indubbiamente interessante, e servirà a verificare soprattutto lo stato di salute dei Lakers e di Kobe Bryant, fresco di contratto faraonico, ma apparso sottotono in questa seconda parte di stagione. Intendiamoci, sottotono rispetto ai suoi standard, con un aprile giocato (poco) con il freno al mano. E ora Bryant si troverà di fronte un cliente di quelli ostici, ossia Thabo Sefolosha, che con i suoi tentacoli dovrebbe essere uno degli uomini più adatti a limitare il 24. Altre chiavi di lettura interessanti: il duello Fisher-Westbrook, con il secondo che è point guard rapida che ama attaccare l'uomo, e il primo che inizia a sentire le sue primavere. La difesa sul portatore di palla avversario costituisce da un po' di tempo uno dei problemi difensivi dei Lakers. Durant vs Artest: il giocatore del futuro contro uno dei difensori più arcigni. La difesa di Ibaka su Gasol. Il recupero di Bynum: gioca? Non gioca? Se non gioca i Lakers hanno la coperta cortissima sottocanestro. Se gioca bisogna vedere in che condizioni si trova e se la sua presenza sotto i canestri avversari non può, dall'altra parte, portare a difficoltà di accoppiamenti difensivi, costringendo Gasol a uscire dall'area per mantenere Green.


Denver Nuggets (4) - Utah Jazz (5)
I Nuggets visti nelle ultime settimane hanno impressionato poco. Sarà stato l'infortunio di Kenyon Martin, sarà la mancanza di coach Karl. Ma non mi è sembrato lo squadrone dello scorso anno e della prima parte di stagione. Dall'altra parte, i Jazz, che in trasferta non sono fenomenali, hanno avuto la possibilità di giocarsi l'ultima in casa per ottenere il quarto posto, ma si son dovuti presentare senza Boozer e Kirilenko, beccandosi una sonora imbarcata. Interessantissimo il duello tra Billups e Deron Williams, uniti dalla simpatica capacità di mettere tiri importanti. Sarebbe molto interessante quello tra Kirilenko e Anthony, ma le condizioni del russo al momento rappresentano un'incognita. Rischia di essere una lunga serie.


Phoenix Suns (3) - Portland Trail Blazers (6)
Sfida tra due squadre che sono andate oltre ogni aspettativa. Chi avrebbe mai detto che i Suns, con un Nash sulla carta ormai parecchio anziano, accompagnato da Stoudemire e un gruppo di onesti mestieranti, avrebbe giocato un basket ancora così bello ed efficace, raggiungendo addirittura il terzo posto ad Ovest? Ricordiamo che sottocanestro, oltre a Stat, i Suns schierano Robin Lopez (attualmente infortunato...), il redivivo Frye, che il diabolico canadese ha trasformato in tiratore mortifero dall'arco, Jarron Collins e Louis Amundson. E ora i Suns hanno un'ottima chance per arrivare in semifinale di conference.
I Blazers, mettiamola così, non sono una squadra fortunata. Doveva essere l'anno del salto di qualità, invece con tutti gli infortuni (nella foto, scene di vita quotidiana al Rose Garden) che hanno avuto il sesto posto rappresenta un miracolo. McMillan, probabilmente a ragione, non viene considerato come il coach in grado di far fare lo step successivo a una buona squadra, trasformandola in contender, ma il malocchio che ha colpito Portland raramente ha avuto eguali. E così i Blazers, che pure hanno vinto due dei tre scontri diretti con i Suns, si presentano a Phoenix incerottati, e con un punto interrogativo enorme, quasi quanto il suo talento, sulle condizione fisiche di Brandon Roy, il cui menisco ha detto recentemente ciao.


Dallas Mavericks (2) - San Antonio Spurs (7)
Oh bene, i miei Mavs hanno la seed #2, sarà un accoppiamento agevole. Vediamo un po' chi c'è... OH SHI-.
Ennesimo derby di postseason tra i cugini texani. Lo scorso anno vinsero nettamente gli underdog Mavs. Quest'anno la situazione è differente. Gli Spurs arrivano in netta crescita (38-20 dal 15 dicembre), potevano cercare di vincere l'ultima di regular season - proprio a Dallas - per cercare di strappare il sesto posto, e invece si son presentati senza Duncan e Ginobili.
Una delle chiavi è rappresentata dalle condizioni fisiche di George Hill. Il play ha giocato un'ottima stagione e con la sua rapidità, unita ovviamente a quella di Mr. Longoria, può mettere in seria difficoltà Kidd. Inoltre, Ginobili ora come ora è difficilmente marcabile, e sarà interessante vedere gli accoppiamenti difensivi che proporrà Carlisle. Son curioso di vedere se rispolverà DeShawn Stevenson, che però, vedasi serie Cavs-Wizards, ha la brutta abitudine di non sapere quando è meglio non provocare il diretto avversario.
A favore dei Mavs le maggiori alternative, rispetto al passato, per contenere Tim Duncan. Oltre al solito Dampier, Dallas potrà ruotare ottimi difensori come Haywood, Najera e probabilmente anche Marion.
Il problema principale in casa Spurs è un altro: chi ferma il tedesco (nella foto sopra, per la serie "ancora tu, ma non dovevamo non rivederci più?"), che prima della sgambatella di ieri aveva 32 punti di media contro San Antonio?

martedì 13 aprile 2010

Rookie Report

Alla fine della stagione regolare possiamo tirare le somme di quanto nella Lega è stato fatto dai rookies, letteralmente gli inesperti, le matricole, i pivelli.



Non ci dilunghiamo eccessivamente sui simpatici
Evans e Jennings (nella foto durante il corteggiamento): il primo è diventato il giocatore franchigia a Sacramento, trovando la sua collocazione come guardia non tiratrice; il secondo, dopo essere partito col botto, è sicuramente calato numericamente, ma ha grandi meriti nella bella stagione dei Bucks. Vogliamo fare i puntigliosi? Ok, il futuro Novellino dell’Anno tira con il 25% da tre, l’altro con un orrido 37% dal campo (seppur collezionando il 38% da tre).
Anche per questo motivo, ma non solo, ad entrambi i due rookie sensazione noi di Poetry in Motion preferiamo il terzo incomodo (nella foto con cibo che potrebbe fare impazzire il nostro amico Piero): quello
Stephen Curry - sul quale, ai tempi di Davidson, un assistente allenatore italiano si era sbilanciato al punto da scrivere sulla sua pagina facebook “secondo me ‘sto Curry è buono”... – dicevo, quel Curry che ha fugato i dubbi sulla possibilità di un giocatore alto 1,80 di tirare piedi a terra in Nba, che da rookie è riuscito a strappare minuti a Don Nelson (Mission Impossibile per il tiratore da San Giovanni Persiceto) e scippato le chiavi della squadra a quel tipetto di Monta Ellis, seppur alla sua migliore stagione in carriera.



Giusto per farci strabuzzare gli occhi, ad aprile il figlio di Dell sta andando a 25 punti +8.5 assist + 6.2 rimbalzi (eh!?) + 2.8 rubate. Qualche giorno fa ha piazzato una partita da 27 + 14 assist + 7 recuperi: come ci dice Elias, da quando l’Nba ha iniziato a contare le palle recuperate, solo 2 persone sono riuscite a mettere su numeri del genere, ossia Sugar Ray Richardson nel 1985 e Chris Paul lo scorso anno. Sti cazzi, dite? Pazienza..

Agli americani, alle americane (e anche a noi) piace molto Jerebko, il quale sta facendo grossomodo quello che faceva all’Angelico, così come Casspi, che non eccelle in niente ma fa bene tante cose.

Darren Collison e Marcus Thornton meritano un discorso a parte: il primo si è trovato dietro ad uno dei giocatori più incredibili della Nba, rispetto al quale è più realizzatore e decisamente meno genio, ma appena ha avuto spazio è passato dai 5.5 punti + 1.7 rimbalzi + 2.8 assist in 15’ a gennaio, ai 21.6 + 3.9 + 8.3 di febbraio. Thornton, notevole tiratore (che va detto non ha davanti particolari eccellenze) si era predetto il posto il quintetto entro l’anno. Ha avuto ragione: è diventato la prima opzione offensiva della squadra, anche in senso cronologico, dal momento che il 43% del suo fatturato in termini di punti arriva nei primi 10 secondi dell’azione. A proposito, il fatturato dice 18.8 a febbraio, 19.9 a marzo, 22 ad aprile.

Bene il salterino Budinger, bravo ad inserirsi nella pieghe della lunga tela dei Rockets, bene il duo dei Thunder, ossia il barbuto Harden (nella foto), complementare a Sefolosha, e in nerboruto Ibaka, complementare a Krstic. Bene Matthews, per il quale i Jazz hanno scaricato Brewer, bene il magico DaJuan Blair, e Lawson fino a febbraio - per lui Karl ha messo da parte il suo pupillo Carter – prima di cadere vittima del rookie wall. E ci è piaciuto anche Taj Gibson.


Infine, un cenno meritano quei rookies che non hanno visto campo per gran parte della stagione e che proprio sul finire stanno mostrandosi per quello che potrebbero essere, talvolta facendo venire qualche rimpianto ai rispettivi allenatori: Terrence Williams tempo fa ha avuto un’infelice uscita sul suo spazio Twitter, lamentandosi di essere stato scelto dai Nets. Posto che non è mai furbo per un giocatore lamentarsi su internet e che è difficile che un primo anno possa trovare spazio in una squadra di vertice – e i Nets di quest’anno..lasciam perdere – è però comprensibile che ti girino se la tua squadra va di merda e tu sei sul pino, non per dare spazio a LeBron, ma a Trenton Hassell, con tutto il rispetto. Ecco, comunque il nostro nelle ultime due gare è andato vicino alla tripla doppia di media. Non male. Così come non male Jodie Meeks, nostro pupillo, sfortunato a finire in una squadra in permanente crisi d’identità. Comunque il nostro sta trovando il suo spazio uscendo dalla panchina, registrando una doppia cifra di media ad aprile, con un eccellente 53% da tre. E forse dovrei parlare di Thabeet, intenso e pensieroso nella foto sottostante: dovrei parlare delle sue recenti 4 stoppate, di come sembrerebbe migliorato dall’esperienza in D-League, almeno ha scalzato Haddadi... sì, dovrei proprio parlarne, ma la nostra linea editoriale lo vieta.




venerdì 9 aprile 2010

Il draft più incasinato di sempre?



Strano scenario, quello che si sta profilando per il draft del prossimo giugno. Oltre ai vari seniors e agli internationals, più gli ovvi talenti che sanno di poter vedere chiamato il loro nome molto presto, sono di questi giorni le dichiarazioni delle early entries, ossia quei giocatori che non hanno ancora finito il loro percorso accademico ma decidono di lasciare l'università e di dichiararsi in anticipo per il draft.
Ricordiamo che i giocatori hanno due possibilità: se scelgono un agente, son dentro e non possono più tornare indietro. Se non lo scelgono, la loro decisione è reversibile, prima dello svolgimento del draft ovviamente, e quindi possono tornare tranquillamente alla loro carriera universitaria.
Ora, cosa sta succedendo. Che quest'anno mezzo mondo sta decidendo di lasciare il college e di dichiararsi al draft. Le motivazioni? Beh, il mondo del professionismo porta soldi. Ma c'è di più. La prossima estate la Nba dovrà rinegoziare il contratto collettivo con i giocatori e non è così impossibile un lockout, come quello del 1998. Ma, soprattutto, è sicuro che, con i tempi di crisi che corrono anche per i Paperoni della Nba, gli stipendi medi scenderanno sensibilmente. Di conseguenza, quelli firmati quest'anno saranno probabilmente gli ultimi contratti da rookie di un certo livello economico, e chi verrà scelto al draft 2011 intascherà decisamente meno dei fortunati del 2010.
E così si spiega la voglia di tanti giocatori di dichiararsi quest'anno. Ma ovviamente tale intasamento porta con sé tanti rischi. Primo tra tutti, quello di ritrovarsi 80, se non di più, giocatori a contendersi 60 posti. Quindi tanti giocatori potrebbero finire undrafted, e ritrovarsi improvvisamente in mezzo a una strada a dover cercare di sbancare il lunario tra Europa, Porto Rico, Cina e qualche lega minore americana. Oppure molti giocatori che nel 2011, dopo una stagione universitaria, potrebbero valere una chiamata al primo giro, potrebbero essere scelti quest'anno nel secondo giro, a causa della troppa concorrenza oppure di workouts non proprio esaltanti, entrando così nel limbo dei contratti non garantiti.

martedì 6 aprile 2010

In un mondo perfetto...


In un mondo ideale forse questo tiro, scagliato a fil di sirena e terminato beffardamente sul ferro, sarebbe entrato, e la piccola Butler avrebbe vinto, contro ogni aspettativa, il titolo Ncaa. Poiché questo non è il mondo ideale, ma resta comunque il migliore che abbiamo a portata di mano, consoliamoci nel riguardare mentalmente la bella cavalcata dei Bulldogs, compreso il tiro da centrocampo di Hayward.
Vince Duke, l'unica delle grandi che non era caduta anzitempo, e probabilmente l'unica squadra che in questo Torneo non aveva mai mostrato segni di cedimento. Merito di un tabellone sostanzialmente generoso, vero, ma abbiamo visto in queste settimane come ogni gara nascondesse parecchie insidie. Vero, Kansas?
Vince Duke, dicevamo, e lo fa con merito. Squadra di college se ce n'è una, senza grandi prospetti Nba ma frutto di programmazione, fatica e tante ginocchia piegate in difesa. I Blue Devils non mi son simpatici, ma onore a loro e onore a coach K.

E adesso subentrerà il dispiacere per dover rimanere tanti mesi senza il college basket.

venerdì 2 aprile 2010

Perché Ricky, perché?


Ma non potevi giocare di merda ieri sera? Facevamo andare il Real alle Final Four e non te ne scappavi a Parigi proprio quando vengo a trovarti a Barcellona...