venerdì 29 ottobre 2010

Eva Longoria Division (altresì nota come Southwest)

Dallas Mavericks
I Mavs del mio amico drunkside, è ormai acclarato, sono l'Inter di qualche anno fa. Con la differenza che Cuban ha tutt'altro stile (come da foto) rispetto al suo collega con l'ufficio in Corso Vittorio Emanuele. Ai Mavs sulla carta non manca molto, a parte un backup affidabile per Kidd. L'età non è dalla loro, ma hanno un coach molto preparato e Dirk Nowtzki reduce da un'estate di riposo. Sotto canestro è arrivato il contrattone di Chandler (però in scadenza) al posto del contrattone di Dampier. Bene in difesa (anche se su Tyson ci sarebbe molto da discutere), ma forse per Dirk l'ideale sarebbe un collega di reparto che gli lasci spazio in area, dal momento che la dimensione del tedesco non è più puramente perimetrale. Chandler è giocatore da squadra di transizione, nella quale può recapitare a canestro dei lob lanciatigli dal playmaker (e in questo senso Kidd gli potrebbe far rivivere i fasti dei tempi di New Orleans). La domanda è, quanto vorranno correre i Mavs?
A differenza degli anni passati partono a fari spenti e questo potrebbe essere un vantaggio. Caron Butler deve tornare ai livelli di qualche anno fa, ma andranno avanti finchè il vecchio Giasone riuscirà a trainarli. E ovviamente finchè non incontreranno gli Spurs.



San Antonio Spurs
E' anno dispari e questo potrebbe già dar luogo a qualche sospetto. In più, Duncan è chiaramente all'ultimo giro e Ginobili, come il suddetto collega tedesco, s'è chiamato fuori dagli impegni nazionali estivi. Gli Spurs hanno una squadra abbastanza profonda, ma molto qualitativa: George Hill è ormai più che un cambio, Blair una macchina e poi ci sono Bobby Simmons, Matt Bonner e soprattutto Gary Neal, che seguiamo con grande attenzione e curiosità.
La coppia Splitter-Duncan può essere libidine per gli amanti del Gioco e tragedia per gli avversari: prevedo (e pregusto) gran duelli di post basso con Pau Gasol, soprattutto in primavera inoltrata. Più che duelli, trattati di post-basso.
Parker serve come il pane e, a proposito di pane, Dio benedica la Longoria.

Dicevo, se avete voglia di continuare a leggere, che il volume di punti di Parker è indispensabile, ma la qualità di Ginobili è quella che fa la differenza tra un secondo ed un settimo posto ad ovest. La differenza tra incontrare i Mavs con o senza il fattore campo, in sostanza. In conclusione, gli Spurs sono i più accreditati sfidanti dei Lakers per la corona d'occidente e, con Parker in forma, neanche un avversario troppo "accoppiabile". E occhio al rookie Anderson.

New Orleans Hornets
Monty Williams (del quale si dice gran bene) ha in mano una bella squadretta, che può assumere forme diverse e che dispone di un arsenale ben assortito: un discreto giocatore di post (anche se in trend negativo), un lungo da 20+10, un'ala atletica e valida su entrambi i lati del campo, una manciata di tiratori, anche di altissimo livello (ah, Peja!). E in più c'è Chris Paul, che in linea di massima sa come far male anche con delle spade di gommapiuma.
I cambi dei lunghi lasciano a desiderare, mentre tra gli esterni c'è una discreta varietà: mi sarei aspettato Thornton in quintetto dopo l'ottima seconda parte dello scorso campionato, invece parte Belinelli. Buon per l'Italia, potrebbe esserlo anche per gli Hornets se Marco decidesse di lavorare sul suo gioco per sottrazione: via i palleggi inutili, via i fadeaway non necessari. Se poi, tanto per gradire, ci mettesse pure un po' di difesa, sarebbe a cavallo: giocare minuti con CP garantisce la doppia cifra di media quasi a chiunque, fossi in lui cercherei di evitare il pino a causa delle troppe difese omesse. Certo che, a sua parziale difesa, Golden State e Toronto non sono i posti dove affini meglio le tue qualità difensive.
Chris Paul potrebbe essere stato contagiato dal virus che gira per la Lega e chiedere una trade per raggiungere qualche amichetto, prima o poi. I cambi dei lunghi sono un po' scarsini, quindi Okafor è chiamato a consegnare, come dicono oltreoceano. Coach Williams è un'incognita, comunque possono essere da playoff.

Memphis Grizzlies
I Grizzlies sono stati una delle squadre più chiacchierate dell'estate, dapprima per il massimo salariale elargito a Rudy Gay, dappoi per le vicende sulla firma dei suoi rookies. Il GM Chris Wallace, non proprio un luminare, ha scelto di confermare in blocco la squadra del miracolo dello scorso anno. Ma se fare un miracolo è difficile, il vero miracolo è ripeterlo.
In realtà potrebbero anche essersi rinforzata. Ah sì? Sì, perché pur essendo gli stessi Sam Young ha un anno d'esperienza in più e potrebbe essere uno dei candidati per il Most Improved Player; Conley, che deve ancora guadagnare la fiducia della dirigenza, è chiamato alla stagione della vita (si sentono voci di Mayo in posizione di play e penso ci sia lo zampino di Wallace) e Thabeet non può essere più brocco® di un anno fa. Ho invece qualche dubbio su Tony Allen estrapolato dal contesto di Boston.
Le incognite più grandi sono Gay, con la pancia piena dopo la vagonata di soldi, e Randolph, perché è Randolph. Sinceramente non penso riusciranno a ripetersi, ma hanno il vantaggio di non aver cambiato niente e potrebbero rappresentare una "sorpresa" se le scommesse altrui dovessero fallire. A proposito di scommesse, io un soldino su Vasquez lo butto, non foss'altro per come ha accolto la sua chiamata al draft.




Houston Rockets
Houston è una squadra molto lunga, esperta. Brooks e Martin possono farne 60 ogni sera (oddio, Martin non è che le giochi proprio tutte), Scola sta giocando il miglior basket della carriera, Battier è una vecchia volpe e Yao è tornato, anche se per non più di 24' a sera e mai in back-to-back. Hanno tanti buoni cambi, dal sottovalutassimo Lowry a Lee, da Budinger a Jeffries, per arrivare a Miller, Hayes, Patterson e Dampier (notizia fresca fresca).
Saranno le mie simpatie causa Olajuwon e la bellissima maglia degli anni '90 (nella foto), ma per me Houston è potenzialmente una contender. Il problema è che rientra nella categoria delle Dallas (della quale, sulla carta, è più forte), ossia di quelle squadre a cui manca sempre un qualcosa, non necessariamente tecnico, per fare bingo. Se però a Dallas qualche anno fa sono mancati dei fischi onesti, a Houston quello che manca è storicamente la salute. Per vincere un titolo Nba è necessario che tutto giri per il meglio, e se il meglio passa per una stagione di Kevin Martin senza infortuni e per Yao a mezzo servizio allora le aspettative non possono che essere ridimensionate. Infine, sarà una mia idiosincrasia, ma Kevin Martin nel sistema Adelman non mi ha ancora convinto.

giovedì 28 ottobre 2010

Southeast Division preview

Miami-Atlanta potrebbe avere un motivo di interesse...
Atlanta Hawks: Quest'estate si sono trovati davanti a una drammatica scelta. Che famo, sbaracchiamo tutto lasciando andare via Joe Johnson e iniziamo una lenta e dolorosa ricostruzione, svuotando ancora di più il nostro già vuoto palazzo, o lo sommergiamo di dollari che manco zio Paperone, rinviando ancora di qualche anno la ricostruzione (con tanto di svuotamento) e rimanendo sulla linea di galleggiamento dell'aurea mediocritas? La seconda che hai detto, direbbe Quelo. E così via con un ricco assegno per JJ (ne parlammo qua), reduce tra l'altro da playoff imbarazzanti. Manico a parte, con il saluto al non troppo rimpianto Woodson (che però in Regular Season ha sempre migliorato i suoi), le cose non sono cambiate molto. Chi sale: Jordan Crawford, che magari molti (stolti!) conoscono solo per essere colui che ha schiacciato in testa a LeBron in quella famosa vicenda del sequestro della cassetta. Ha giocato una preseason fantastica, e se non ci fosse l'altro Crawford a levargli un po' di spazio saremmo pronti a puntare su di lui. Chi scende: ennesima ultima chiamata per Marvin Williams. L'ex UNC per il secondo anno consecutivo ha visto scendere le proprie cifre. Con il contratto che si ritrova, che non lo rende cedibilissimo, già tornare al 14+6 del 2009 sarebbe una buona notizia.

Charlotte Bobcats: Mercato in entrata sostanzialmente immobile, in uscita c'è da registrare la perdita di Felton e Tyson Chandler. Per il primo punto gli occhi non possono che girarsi verso DJ Augustin, chiamato a rimpiazzarlo. Il ragazzo ha talento, ma considerando che il suo backup è quella grande occasione persa (suo malgrado) che risponde al nome di Shaun Livingston, non ci stupiremmo nel vedere arrivare un ricambio di maggiore esperienza nel corso della stagione. Per il secondo punto ci si affiderà a Mohammed, Diop e Kwame Brown. Potrebbe esser peggio.


"Mi spiace che tu debba lasciare la panchina per motivi familiari"
"Quali motivi familiari?"
Miami Heat: E che vuoi dire in poche righe, dopo che fiumi di inchiostro sono stati versati su questa squadra, su South Beach, su The Decision, eccetera eccetera? Sono praticamente condannati a vincere e a farlo anche nettamente. In realtà (bariamo, abbiam visto Boston-Miami) di lavoro da fare ce n'è parecchio. Ci sono automatismi da trovare tanto in difesa quanto in attacco, dove è fondamentale riuscire a giocare come una squadra. Il problema è che i due fenomeni e mezzo, spesso anche per situazioni contingenti, hanno sempre avuto una tendenza al "ghe pensi mi", e questa potrebbe sinistramente riapparire in Florida. Detto questo, il roster parla da sé, i giocatori di complemento ci sono, i veterani pure. Non è detto che vincano già da quest'anno, ma chissà... Punto critico: Eric Spoelstra. E' pronto a gestire due stelle di prima grandezza e un altro giocatore che comunque si reputa tale? E' in grado di spronarli mentalmente a sacrificarsi per la squadra, a cedere un tiro se necessario? Pat in tribuna scalpita, alto rischio deja vù.

Orlando Magic: La prima parola che mi viene da associare ai Magic è "profondità". Sono lunghi, lunghissimi. E quel matto di Stan Van Gundy ha tutte le alternative che vuole, e può divertirsi a mischiare quintetti con due centri e Lewis da 3, o con due play, con il 4 tiratore o con Bass... Resto sempre un po' scettico sulla possibilità di una loro vittoria finale, per la presenza limitata di Howard quando conta (ma magari gli allenamenti con Hakeem hanno cambiato le cose) e soprattutto perché l'alternativa nei momenti decisivi rischia di essere, Nelson permettendo, Vince Carter.

Alternative professionali: fumettista
Washington Wizards: Per i Wizards è l'anno Zero. Zero come Arenas, al rientro dopo l'episodio delle armi da fuoco. Ma il mattacchione non sembra aver placato le sue lune, a giudicare dal finto infortunio nella preseason. A questo punto, nella Capitale hanno deciso che era il caso di iniziare ad attrezzarsi per un erede. La pick numero uno ha aiutato. Se Griffin non fosse stato infortunato lo scorso anno, non avremmo avuto dubbi su chi designare come Rookie of the Year. Anche con l'ex Oklahoma sano, i dubbi restano pochini. Se riescono a correre questi possono essere una piacevole sorpresa.

martedì 26 ottobre 2010

Pacific Division Preview

LA Lakers
Iniziamo col botto.
Io odio i Lakers. Detesto i Lakers da prima di diventare tifoso di Boston, detesto i Lakers da prima di conoscere il giocatore che mi ha fatto ri-appassionare alla Nba (KG), detesto i Lakers da prima di conoscere l'Nba. Li detesto da generazioni.
Ma questo è un anno particolare, l'anno nel quale il Male cestistico si è materializzato: per i fan di Harry Potter, LeBron potrebbe essere come Voldemort, il mago oscuro che s'è radunato i suoi mangiamorte a South Beach ed ha iniziato a minare alle fondamenta l'equilibrio nella distribuzione del talento che ha fatto della Nba un modello per tutte le leghe del mondo.
La vera natura di LBJ
Questa metafora, della quale mi scuso, non vuole dimostrare che Kobe sia l'Harry Potter del caso, affatto: il predestinato è solo Kevin Durant. Ma se quest'anno dovessero essere i giallognoli a sconfiggere la magia oscura, forse la prenderei meno male che in altre circostanze, perché il cattivo è più cattivo di loro.
E a dire il vero i Lakers hanno fatto di tutto per rendere la vita il più difficile possibile ai Miami Heat. Mercato perfetto, Kobe a riposo, Phil Jackson ancora al timone, Fisher in naftalina per i momenti topici. Sulla carta sono fortissimi. Bynum è un problema-non-problema, perché senza di lui giocano meglio.
La fame agli odiati lacustri non manca mai, se la salute dovesse assisterli sarebbero ancora i più forti. Purtroppo e per fortuna.

Sacramento Kings
I Kings hanno iniziato l'opera di ricostruzione attorno a Tyreke Evans, puntando su giocatori atletici, che sappiano correre. Non più un'Università della Pallacanestro, come ai tempi di Adelman, ma una congrega di illetterati cestistici giovani e tosti. Andranno laddove Tyreke riuscirà a portarli, con possibili sorprese se Thompson dovesse mostrare un minimo di tenuta mentale e soprattutto se DeMarcus Cousins dovesse mantenere le aspettative: Dalembert è una presenza difensiva, ma c'è bisogno di qualcosa di più in attacco ed il giovane lungo allenato da Calipari ha tutto (passaggio incluso) per diventare un fattore, come direbbe Franco Lauro.
Evans deve ancora trovare una sua collocazione, perché non è carne né pesce, ma un ibrido da 20+5+5 mi sembra una buona base su cui lavorare. Intanto che ci si lavora, ci si fa un altro anno in lotteria, per pescare l'esterno complementare a ciò che Evans riuscirà a diventare.

Golden State Warriors
Via Nelson. E già qua potremmo scriverci un libro. Via L'Allenatore che della disfunzionalità ha fatto un credo da una squadra disfunzionale, che però rimane tale. Partiamo dal reparto arretrato. Ellis e Curry sono bravissimi, ma l'impressione è che ne giochi bene uno alla volta e pesano 100 chili in due. In ala piccola potrebbero partire o Reggie Williams, uno che due punti non ha problemi a metterli, o Dorell Wright: l'ala ex Miami è la ragazza niente-di-che con cui esci perché ci vedi del gran potenziale. Che finora ha tenuto abbastanza per sé, ad onor del vero. Infatuazioni cestistiche a parte, non posso non menzionare "Slalom" Radmanovic, per il quale si prospetta una stagione più tranquilla dopo il ritiro di Rasheed. Continuando con l'analisi del quintetto, reparto lunghi presenta gli stessi problemi del reparto guardie. Lee e Biedrins sono entrambi bei giocatori (molto bei nel caso di Lee), ma insieme? Dalla panca si alza Louis Amundson, altro giocatore d'energia: Ekpe Udoh e Brendan Wright sembrano già quasi indispensabili.
Smart ha senz'altro le mani piene. Il talento non si insegna e qua ce n'è tanto, ma questa sembra tutt'altro che una squadra.
Post scriptum: seguiamo (da tempo) con interesse le gesta di Jeremy Lin.

Phoenix Suns
Un tempo fu Zemanlandia. Fermatasi ad un paio di sciagurate squalifiche di distanza da un titolo. L'anno scorso la fenice è risorta dalle sue ceneri, ma questa estate dovrebbe aver ricevuto il colpo di grazia.
Gli Zdenek Zeman e Beppe Signori d'America
La coppia di ali Childress e Turkoglu è accattivante, ma il turco è uno di quelli che ha bisogno della palla in mano. Qualche tempo fa sarebbe potuto essere un peso per Nash, oggi, con l'Idolo che si avvia verso gli -anta, paradossalmente potrebbe essere di giovamento per lui e per Dragic. Ciononostante, i Suns hanno perso il loro miglior attaccante e rimbalzista. Hakim Warrick potrebbe essere un palliativo (non un sostituto), ma tocca sempre bussare a casa Nash per delucidazioni. Ieri Barbosa faceva comodo, oggi la chiave è Robin Lopez. I Suns possono ancora fare qualche gita fuori porta in primavera, perché hanno un sistema valido e un grande allenatore, ma probabilmente Nash penserà a Duncan e Bryant come Stockton pensa a Jordan e Olajuwon.

Los Angeles Clippers
Tutta l'intimidazione di Blake Griffin...
Ultimi, come al solito. Ma i Clips hanno una squadretta abbastanza equilibrata, con un vecchio play capace di spaccare il mondo quando vuole (purtroppo non troppo spesso), una potenziale star, poi una potenziale star reduce da un infortunio ed un centro al quale non daresti due soldi, ma che invece è un signor giocatore. Lo spot più debole è quello di ala piccola, con Rasual Butler che dovrebbe partire in quintetto, ma (udite udite) i rincalzi non mancano affatto. Ryan Gomes, Craig Smith e soprattutto Al-Farouq Aminu potrebbero generare soluzioni abbastanza interessanti.
Con Foye che esce dalla panca ne hanno abbastanza per puntare ad un posto al sole, il problema è che sono i Clippers.


Nota a margine

lunedì 25 ottobre 2010

Central Division preview

Una possibile futura contender, una delle sorprese delle scorso anno, e tre candidate alla lottery, tra nobili decadute (Detroit), progetti confusi che stentano a decollare (Indiana) e il crollo dell'Impero romano (c'è bisogno di scriverlo?). Wow, sono talmente eccitato nello scrivere di questa division che mi sento come se stessi guardando dallo spioncino Margherita Hack che si fa il bidet! Ma è un lavoro sporco, e qualcuno deve pur farlo. Intendo guardare dallo spioncino Margherita Hack che si fa il bidet.

Chicago Bulls: la squadra del nì e dei ma. Li mettiamo o no tra i delusi dell'estate 2010? Nì. Possono arrivare lontano? Nì. Squadra potenzialmente interessantissima, solo che... Derrick Rose è fortissimo, ma probabilmente non è ancora un giocatore franchigia. Boozer offensivamente è un lusso, ma è fragile e già rotto, e difensivamente paga dazio con chiunque. Noah è un giocatore di grande intensità e utilità, ma ad alti livelli? Però i Bulls sono assieme ai Thunder la migliore squadra qualità/prezzo della lega, e il futuro è indubbiamente Rose-o. Scusate.

Magari se mi fingo morto non se la pigliano se me ne vado...
Cleveland Cavs: Tutti nel lago.

Detroit Pistons: Vabbè, qua ci sarebbe da chiedersi come una squadra in ricostruzione possa offrire quei contratti a gente come Ben Gordon e Charlie Villanueva. La squadra è essenzialmente quella dello scorso anno, quindi c'è poco da sorridere a Motown. L'assenza prolungata di Jerebko potrebbe lanciare Austin Daye, che ha disputato una preseason da favola. Aggiungiamo Greg Monroe per una coppia di lunghi atipica molto interessante in prospettiva.

Indiana Pacers: altro discreto accrocchio. L'annoso problema in regia potrebbe essere stato risolto se Darren Collison confermasse quanto di buono mostrato in contumacia di Chris Paul a New Orleans. Da lui e Hibbert le attese più grandi. Per il resto non c'è molto per cui essere felici: il draft ha portato due giocatori che vanno verificati al piano di sopra (George e "Born Ready" Stephenson), con il primo che dovrà coesistere con la stella della squadra, ossia quel Granger reduce da un oro mondiale vissuto da turista. Qualche giovane (Hansbrough, Rush), tanti soldi buttati (Ford e Tinsley su tutti): il cocktail da lottery è servito.

Osteoporosi
Milwaukee Bucks: Lo scorso anno stupirono tutti con una grande stagione nonostante l'assenza di Redd (vabbè, ci sono abituati) e con una sorprendente stagione di Jennings, percentuali a parte. Quest'anno puntellano la squadra aggiungendo un Maggette nel motore e alcuni giocatori magari meno famosi ma in grado di dare un buon contributo da subito: Larry Sanders potrebbe già rosicchiare qualche minuto in un reparto lunghi che conta anche quel Drew Gooden che ormai ha cambiato più canotte che mutande. E' arrivato anche Chris Douglas-Roberts, che Skiles potrebbe forgiare a dovere.

domenica 24 ottobre 2010

Once Brothers

La storia dell'amicizia tra due dei più grandi talenti cestistici che la Jugoslavia abbia mai avuto, e di come i loro rapporti siano cambiati con la crescita delle tensioni (legate anche a stretto filo con lo sport) che portarono al conflitto dei Balcani. Non è solo la storia di Vlade Divac e Drazen Petrovic. E' la storia di un paese, è la storia di Toni e Dino, e con loro la storia dell'ultima grande generazione del basket jugoslavo.
E forse per avere un'idea precisa di cosa abbia significato davvero questa guerra basta guardare le riprese della passeggiata di Divac per le strade di Zagabria.











mercoledì 20 ottobre 2010

Northwest Division Preview

Utah Jazz
Premessa. Si definiscono part-time quei giocatori che:
a. tendono a giocare più in una metà campo che nell'altra (e solitamente quella trascurata è la propria)
b. tendono a giocare non più di 60 partite a stagione
I Jazz hanno perso il principe dei giocatori part-time, tale Carlos Boozer, che costituiva assieme a Deron l'80% della pericolosità offensiva. In più, Okur sembra non passarsela benissimo (eufemismo), Kirilenko è nell'anno del contratto. E il tiro da 3 di Ashton Kutcher è a Chicago. L'è nera!? No, affatto.
I mormoni hanno preso l'erede al trono di Boozer, quell'Al Jefferson che in quanto a infortuni e applicazione difensiva ha ben poco da invidiare all'ex uomo più odiato dai tifosi dei Cavaliers. E il talento offensivo, seppur in forme un po' diverse, c'è. In più è arrivato Gordon Hayward, rookie che noi di Poetry in Motion metteremmo in quintetto a prescindere. Earl Watson può dare buoni minuti di cambio alla più devastante point-guard della Lega (quando può spingere un po' ai suoi ritmi), Millsap piace assai, anche se reduce da una cattiva annata.
In soldoni, i Jazz sembrano essere ancora una squadra solida, in fondo dal pino guida il Venerabile Sloan, garanzia di Gioco e apparizioni ai play-off. Fosse per me, gli regalerei un titolo, ma non penso potranno ambire a più di un secondo turno di PO; ma trattandosi di Sloan, sarei felice di essere smentito.
Ah, e poi c'è Fesenko.

Minnesota Timberwolves
                                                                                                      
I Timberlupi sono stati il primo amore Nba di chi vi scrive, per colpa (o merito) del Bigliettone, di Sam I Am e di Spree. Altri tempi, altra classe: Minnesota è la cenerentola della Division. Quest'anno però la cenerentola ha il piedone di Kevin Love, chiamato al ruolo di leader dopo la fine della difficile convivenza col suddetto Big Al. Coach Rambis ha venduto l'anima alla triangolo e sinceramente il materiale umano non sembra dei più adatti ad un sistema piuttosto complesso.
Però, se ne facciamo una questione di talento, quest'anno i T'wolves non sono messi male. Luke Ridnour è un Playmaker, che va protetto difensivamente, ma sa giocare per davvero. Se Jonny Flynn (per ora acciaccato) non mostrasse i progressi attesi, l'alternativa sarebbe sicuramente di livello. Ellington, Webster, Brewer e Wes Johnson (che invece nella triangolo ci piace) si giocheranno i minuti di guardia e ala piccola, dove però dovrebbe partire l'incompreso Beasley, che potrebbe essere una discreta fonte di mismatch. Sotto canestro i lupi sono abbastanza solidi, con Love, Pekovic, Milicic e Tolliver, realizzatore di razza.
Sicuramente lotteria, ma se Rambis riesce a non pretendere la soluzione di equazioni differenziali cestistiche da bambini delle scuole medie, potranno andarci con stile.

Denver Nuggets
Eh. I Nuggets. E che vuoi dire sui Nuggets.
Hanno tutto, titolari, panca, talento, volendo anche difesa, intimidazione, eppure… proverò a dirlo a parole mie: dissociati.
K-Mart, JR Smith, Anthony, the Birdman, ora anche Al Harrington. La sensazione è che l'attimo sia passato. Coach Karl avrà le mani piene al suo ritorno in panca, tra voci di trade, mancate estensioni e magari anche qualche infortunio, che soprattutto al buon Nenè mancano di rado.
Denver può andare ovunque, ma tutto dipende da 'Melo. Il che probabilmente significa che l'ultima chiamata è andata.

Oklahoma City Thunder
I predestinati. Giovani, belli e forti. Sulle spalle di KD, che a sua volta ha le spalle coperte da un gruppo ben amalgamato. L'anno scorso mancavano d'esperienza e avevano in Krstic l'anello debole. Ad oggi dopo una gran serie contro i Lakers, dopo i Mondiali (e che Mondiali) per Durant e Westbrook, si può dire che i bambini abbiano avuto la loro buona dose di calcio; per quanto riguarda Nenad, credo che il karma negativo dopo la rissa (oltre alla scarsa intimidazione quando non ha sedie in mano) gli porterà via il posto in quintetto. "Ibloka" sembra fatto e finito per il ruolo, mentre con curiosità di guarda al marine Aldrich. In più, questo potrebbe essere l'anno di James Harden.

"Beh, non è ancora il momento di cominciare a farci i pompini a vicenda" direbbe Mr. Wolf. E a ragione, perché Winston Wolf ha sempre ragione. Il rischio per questi Thunder è quello di compiacersi, di essere belli, simpatici e non "imparare" quella cattiveria che inevitabilmente serve per fare il passo oltre. KD dice di non essere un Top 2 della Lega. Indipendentemente dal merito della questione (di lana caprina, a dire il vero) l'importante è che continui a lavorare come ha fatto sinora: i compagni seguiranno a ruota. Infine, da non trascurare la maledizione del Coach dell'anno uscente.

Portland TrailBlazers
Portland è un altro bell'enigma. Franchigia sfigata se ce n'è una, i cui centri avrebbero bisogno di una periodica puntata in qualche santuario Europeo. La squadra è buona, ha tanta qualità, forse troppo diffusa e Roy e Miller potrebbero pestarsi un po' i piedi. Si ha fiducia in Batum, meno in Rudy (viziatello, a dire il vero), ma si è preso lo stesso l'ottimo Wes Matthews in uscita da Utah e Luke Babbitt al draft. Bayless invece non sembra propriamente in rampa di lancio, anzi…
LaMarcus Aldrige nella mia personalissima opinione sta entrando nella categoria dei Chris Bosh: giocatore bravissimo, ma da numeri e non da vittorie. Oden è ad un bivio, perché Marcus Camby non è eterno. In sostanza, Portland è (era) un bel progetto, ma l'anno scorso andava presa una super-star complementare a Roy. Senza contare gli infortuni: sarà stato per quello che il loro gioco lo scorso anno fosse così compassato?
Ora è tutto sulle spalle del suo miglior giocatore, ma il 2011 potrebbe già essere anno di rifondazione. A meno che i pianeti non si allineino…

Conclusione
La NW è una delle divisions più equilibrate ed interessanti della Nba. Pur senza vere e proprie contenders (Durant permettendo), presenta un livello medio piuttosto alto grazie ad una serie di squadre con l'obiettivo dichiarato di fare più strada possibile nel post-stagione.
Ma, a costo di sembrare ripetitivi, questa division ci piace perché vi si può trovare il passato (Sloan), il futuro (Durant) e con un sospiro constatare che sono entrambi meglio di quello che è il presente della Nba, la generazione dei re senza anelli.

Atlantic Division preview

Stagione Nba alle porte, iniziamo a guardarci attorno per capire cosa dobbiamo aspettarci. Dai big three di Boston a quelli di Miami, passando per il Kobe detentore e la crescita di Durant.

Boston Celtics: Macchina del tempo: anno 2004. All'epoca una squadra con Ray Allen, Paul Pierce, Kevin Garnett, Shaquille e Jermaine O'Neal sarebbe stata possibile vederla solo all'All Star Game. E invece eccoci di fronte all'ennesima ultima chiamata per una squadra che di certo non ha smarrito il pride. Infortunatosi Perkins, ecco i due O'Neal. Perso Tony Allen, ritorna Delonte, l'amichetto di mamma Gloria, che potrà dare una mano anche in regia evitando a Rivers di passare dal caos calmo di Rondo all'anarchia del piccolo Nate. Nota a margine: Shaq, Big Baby, Harangody. Sarà una lunga stagione per il nutrizionista dei Celtics.

Io grande capo ora, da?
New Jersey Nets: La prima offseason alla vodka non è andata nel migliore dei modi. Arriva un allenatore capace come Avery Johnson, a East Rutherford sbarcano tanti buoni comprimari. Ma di stelle neanche l'ombra, e forse per quello i (pochi) tifosi Nets dovranno attendere il tanto sospirato trasferimento a Brooklyn. Annata di transizione, quindi, con Harris chiamato a riscattare l'annata precedente e un Farmar a coprirgli le spalle, in attesa della crescita dei vari Williams, Morrow e Favors. Sono comunque giovani e con talento (vd. alle voci Lopez e Outlaw), ma a meno di sorprese saranno tra i protagonisti della prossima lottery.

New York Knicks: Possiamo inserire anche loro tra i delusi dalla offseason di quest'anno, alla quale erano riusciti ad arrivare (troppo?) liberi e puliti. Si sono illusi di poter puntare a un free agent che volesse cimentarsi là dove pochissimi sono riusciti: vincere un anello nella Big Apple. Si sono ritrovati a dover contrattare con giocatori che volevano in squadra i propri amichetti e che erano interessati alla spiaggia e ai party.
Programma rimandato, quindi. Intanto si punta a salire qualche gradino e magari tornare ai playoff. Al contrario dei Nets, non sono rimasti a mani vuote: abbiamo già visto cosa può fare Stat nel sistema di D'Antoni, anche se tra i due non son sempre stati rose e fiori. Sono inoltre arrivati giocatori utili alla causa: Felton, presentatosi alla gara di Milano con un'evidente pancetta, potrebbe comunque avvertire la mancanza di fiducia causata dal sogno-CP3; Azubuike e Anthony Randolph sono abituati a giocare a ritmi rapidi. Per quest'ultimo, in particolare, potrebbe essere la stagione del boom.

In cerca di un equilibrio
Philadelphia 76ers: Anche qua ci troviamo di fronte ad una probabile stagione di transizione. Siamo innamorati di Evan Turner, ma l'ex Ohio State deve ancora integrarsi al meglio nello scheletro della squadra. Inoltre la coesistenza con Holiday (e con Lou Williams, che tornerà nel ruolo da sesto uomo che è quello che più gli si addice) va verificata perché si tratta di tre giocatori che rendono al meglio gestendo il pallone. Aggiungiamoci anche Iguodala che i suoi possessi li pretende anche per anzianità (relativa)...
Rispetto a Jordan, Collins dovrebbe limitare lo small ball, ma sotto canestro non c'è molto per cui sorridere: Brand ha passato i tempi migliori, Speights sembra involuto, e le ali più interessanti (Young e Nocioni) sono dei tweener. Potrebbe venire fuori qualcosa di buono da Hawes, che ai Kings aveva (soprattutto due anni fa) mostrato discreti flash di talento. La sensazione però è quella di una squadra che non è tale, e che andrebbe completata sul mercato.

Ehi Chris, ti manca Toronto?
Toronto Raptors: Anno zero in Canada, dove hanno salutato Chris Bosh. Il quadro non è dei più rosei: d'altra parte quando in regia ti trovi Calderon, Jack e ora anche Barbosa capisci che non sarà una stagione piacevole per i puristi. Sottocanestro tanti giocatori, ma poca sostanza. Ok, David Andersen ci piace. Alabi è interessante ma poco pronto. Reggie Evans serve solo a menare le mani. Amir Johnson un mattoncino può portarlo, ma con quel contratto dovrebbe sfiorare la doppia doppia... Ed Davis manco è arrivato e s'è rotto (ancora)...
C'è da sperare in un Bargnani (e un Kleiza) formato nazionale e nell'esplosione di DeRozan. Ma fossimo tifosi Raps inizieremmo a pensare a come riempire le nostre giornate di aprile.

martedì 19 ottobre 2010

Il dolce temperamento di Vacirca

Che Gianmaria Vacirca sia uno dei migliori dirigenti sportivi italiani (forse il migliore, anche se attendiamo di vederlo alle prese con una big. Prima o poi accadrà. Ma è pur sempre vero che è più difficile fare belle squadre con budget limitati.) credo ci siano pochi dubbi. Che avesse una testa particolare, interessante e folle, di quella sana follia che reputo positiva, si sapeva. Che fosse anche una buona penna invece non lo sapevo, non avendo avuto modo di leggere i pezzi scritti per la Gazzetta del Sud, che costituiscono l'ossatura del suo libro "Dolce Temperamento" regalatomi dal buon Simone.
Tra Capo d'Orlando e Montegranaro: storia di una straordinaria stagione vissuta nelle Marche ricordandosi di un'altra storia, altrettanto se non più bella, vissuta in Sicilia, interrotta dolorosamente dall'esclusione dell'Upea dal campionato. L'amicizia con Greg Brunner e CJ Wallace, il rapporto col Poz, la passione per il college basket. Il tutto in poche scorrevoli pagine, arricchite anche da bellissime fotografie.

Certo, è un fan accanito di Springsteen (pare abbia assistito a più di 80 concerti del Boss), presentatogli a quanto sembra da Guido Bagatta. Ma probabilmente avrà anche altri difetti.

lunedì 18 ottobre 2010

Bello e bravo, bravo e bello

La mucca è animale sacro in India, il gatto in Egitto, mentre in Italia abbiamo…il Gallo. Mi sembra che da Sky sia partita una sorta di beatificazione del giovane Gallinari, con tanto di video celebrativo.
Forte, fortissimo, cestisticamente arrapante. Ma se oggi che non ha vinto niente e rifiutato la Nazionale lo si venera in questo modo, nel momento in cui dovesse vincere qualcosa (e glielo auguriamo di cuore) come lo omaggiamo? Lo facciamo sindaco di Milano? Gli intitoliamo il Duomo? Istituiamo per lui lo ius primae noctis?

domenica 17 ottobre 2010

Due righe su Napoli-Fabriano

... ma giusto due perché non possiamo certo dire di aver assistito a una bella partita di basket. Anzi, quanto visto nel solito terzo quarto in cui la NPN ha avuto un calo, che inizia a verificarsi con costanza preoccupante, è tutto tranne che basket. Non solo per colpa di Napoli eh, visto che si sono susseguiti contropiedi su contropiedi gettati all'aria da entrambe le parti. Sembrava una delle nostre partitelle del lunedì.
Comunque, ancora una volta Napoli parte forte e grazie a Simeoli e "Mason" Tammaro conquista un buon margine di vantaggio. +12 all'intervallo, terzo quarto pessimo come detto, con Fabriano che si riporta sotto grazie anche all'infortunio di Ciampi. Nell'ultima frazione Tonetti fa la voce grossa a rimbalzo difensivo, troviamo qualche punto qua e là e la portiamo a casa.

Sì lo so che come sintesi fa schifo ma:
a) stamattina mi sono svegliato prestissimo, e di domenica non è bello.
b) la sintesi la trovate un po' ovunque. Se siete qui non è per la sintesi.

In generale: bene un vivace Simeoli, Tonetti a rimbalzo (malissimo al tiro) e Mason Tammaro. Cristiano continua a non convincermi: lento come un saggio di Francesco Alberoni, in lunetta è bello da vedere e appagante come Francesco Alberoni. Nudo con due sole gocce di Chanel n.5 addosso.
Ciampi frenato da un infortunio alla mano destra. Tanta, troppa confusione nei contropiedi. La 3-2 mi sembra abbia avuto un buon effetto. In generale una buona vittoria contro un'avversaria tosta e imbottita di oriundi. Avremmo voluto vedere un po' Sgobba, classe 1992, ma dopo il terzo fallo (nel secondo quarto, tipo) è di fatto scomparso rimasto fisso in panchina.

sabato 16 ottobre 2010

Figurelle

Dopo la rinuncia di Torino a ospitare per motivi economici un evento che le avrebbe comportato un ritorno pecuniario tre volte maggiore all'investimento, facendo una figura di merda epocale che raramente si è vista, almeno in ambito sportivo, in un paese occidentale, arriva la botta definitiva a qualsiasi ambizione di crescita del movimento cestistico del paese: l'Italia rinuncia alla candidatura per gli Europei 2013. Mancano le strutture e gli sponsor.
Nessun problema. Voglio dire, questo è un paese dove si vogliono organizzare gli europei di calcio e si permette ai figli di Arkan di mettere a ferro e fuoco una delle città più grandi d'Italia (gli è andata bene che son passati i tempi di Bolzaneto...) e poi li si fa anche accomodare allo stadio con cesoia, bengala e quant'altro. Effetti della tessera del tifoso.

Al di là delle facili considerazioni generali sul livello delle istituzioni politiche, sul versante cestistico registriamo la seconda figura di merda in pochi mesi di Meneghin (e dire che speravo cambiasse qualcosa, e tralasciamo per pietà il caso Napoli...) e soci. Ci attendiamo un feroce pezzo di Hruby, ma probabilmente è troppo impegnato a scagliarsi contro Bonamico per questioni di primo piano come chiavette USB, floppy disk, almanacchi delle Giovani Marmotte e affini.

venerdì 15 ottobre 2010

Piero Bucchi campione d'Italia



Ripartiamo da dove è finita lo scorso anno. Con riferimento alla stagione passata, troviamo l'AJ Milano in testa, seguita da Virtus Bologna e solo terza la Montepaschi. Però parliamo della Coppa Disciplina. Se invece guardiamo la classifica vera della regular season, i conti si chiusero così:

1. Siena
2. Caserta
3. Milano
4. Cantù
5. Bologna
6. Montegranaro
7. Roma
8. Treviso
9. Avellino
10. Pesaro
11. Varese
12. Teramo
13. Cremona
14. Biella
15. Ferrara

Rispetto all'anno scorso, le squadre non si sono prodigate in operazioni masochiste, tipo Roma e le sue molteplici ali piccole, o Treviso senza playmaker. Oddio, a dirla tutta a Milano un po' di fosforo mancherebbe. L'AJ parte con la speranza di vincere lo scudetto. Illusi, dico io, innanzitutto per il suddetto motivo, ma anche perché (a mio immodesto parere) Siena s'è addirittura rafforzata.
Senza squadre cenerentola, rispetto all'anno scorso la situazione per Poetry in Motion è la seguente:

RINFORZATE
Montegranaro, Treviso, Avellino, Caserta, Pesaro

STABILI
Bologna, Cantù, Teramo

SCOMMESSE
Siena, Roma, Cremona, Biella

IDIOSINCRASIE
Milano, Varese (leggi Charlie)

con le neopromosse Sassari e Brindisi sì con problemi di squadra corta (soprattutto Sassari) e pericolosità sotto (soprattutto Brindisi), ma che tutto sommato ci piacciono.
Con questo equilibrio, come prima più di prima la distanza tra playoff e zona retrocessione dipenderà dalle lune degli americani: con che testa va Monroe a Brindisi? Chi è meglio dei due Green di Cantù? Il backcourt di Pesaro? Per non parlare di Biella che affida le chiavi della squadra a un lunatico come Sosa…
Nel frattempo, diamo i nostri primi premi:

Colpo dell'anno: Bo McCalebb

Colpaccio: Marc Salyers

Colpo al cuore: Melli a Milano

Colpo con silenziatore: Je'kel Foster

Colpo con silenziatore 2: Jared Homan

Colpo con silenziatore 3: Valerio Spinelli

Colpo di culo: David Moss a Siena

Scommessa simpatia: Cremona che parla lingue dell'est

Miglior mercato: Avellino

giovedì 14 ottobre 2010

A lezione da Hakeem

Credo che molti abbiano già visto questo video ma vale la pena pubblicarlo comunque. Hakeem insegna un po' di cose a DH-12. Da vedere e rivedere. La ricezione in salto con rapido spin sul perno me la devo tener buona per qualche partitella :D

lunedì 11 ottobre 2010

Nuova squadra, vecchio risultato

L'unica cosa che non sembra cambiato è il risultato finale. Siena vince anche questa volta, e lo fa con largo margine, contro una Virtus ancora in rodaggio, senza Winston e con Koponen non al meglio.
In realtà abbiamo visto una Mens Sana molto diversa, tanto negli uomini quanto nel gioco (ma non nella mentalità vincente), e più adatta alle nuove dimensioni dell'area. Una squadra che sembra meno dipendente dal tiro da fuori, innanzitutto: McCalebb è meno tiratore di McIntyre, Kaukenas meno di Domercant, Moss meno di Sato.
Oddio, a pensarci bene un'altra cosa non è cambiata: l'ago della bilancia è sempre Shaun Stonerook, quest'anno più che mai. Già a 16 di valutazione dopo soli 10 minuti, il capitano forma con David Moss un duo riccioluto di grandissima intelligenza cestistica. L'aumento dei giochi che lo vedono come protagonista è un primo sintomo: palla a Shaun fuori dall'arco, taglio dei vari Kaukenas (è il suo marchio di fabbrica), Carraretto e anche McCalebb e sono due punti facili.
Moss non sarà mai Sato, ma può dare un contributo diverso, meno appariscente. I primi venti minuti di Kemp, che sicuramente non è un attaccante timido, sono stati un incubo. Non ha abboccato a una finta.
Dove si potrà capire se questa Siena sarà la solita schiacciasassi, almeno in Italia, è in difesa. Negli anni passati, la Mens Sana chiudeva le partite con dei momenti difensivi assolutamente pregevoli, nei quali soffocava totalmente gli avversari e dava il via a break spezzagambe. Quest'anno la difesa per alcuni elementi sembra concentrarsi maggiormente sulla palla che sull'uomo, vedi McCalebb che ha mani rapidissime con le quali ha dato vita a numerosi contropiedi, spesso chiusi proprio da lui.

Punti da verificare? Al momento direi i rimbalzi (Rakovic difensivamente non è Eze, anche se in attacco siamo di fronte a un giocatore con molte più opzioni) e ovviamente qualche meccanismo offensivo (sulla zona 3-2 ad esempio Bologna ha costruito una minirimonta) e difensivo, ma in quel caso c'è anche da abituarsi alle nuove distanze sul perimetro.

domenica 10 ottobre 2010

I rimbalzati

Le prime trasferte della Nuova Pallacanestro Napoli hanno messo in evidenza un fenomeno, quello dei classici furbetti. Ce ne parla un ospite di eccezione, uno sportivo a tutto tondo come il nostro amico Jacopo.

Fuori ai locali capita spesso che ci siano buttafuori che ti rompono le scatole consentendo solo l’ingresso a coppia. Quando accade fuori un Palazzetto dello Sport la questione è diversa. Ma cominciamo dal principio. Nella città che fu di Totò la passione cestistica prova a riaccendersi con la Nuova Pallacanestro Napoli: progetto interessante per una piazza che ha fatto l’Eurolega e che ovviamente ha un seguito superiore rispetto a paesini come Gualdo Tadino ed altri che militano nello stesso campionato: Serie B Dilettanti. Gli arbitri sono sicuramente intimoriti dinanzi ad una curva che porta anche quaranta tifosi a cantare e fare baccano trasferta, ma c’è chi invece coglie al volo l’occasione per ottenere un po’ di pecunia. Eh già, perché se è vero che il tifo napoletano in una categoria così bassa è davvero unico qualcuno ne approfitta. Società che consentono solitamente l’ingresso gratuito misteriosamente quando si ospita Napoli….decidono che il biglietto (per il settore ospite senz’altro, per gli altri molto probabilmente) ha un costo di 10 euro. Ciò ovviamente scatena proteste, come è già successo a Chieti e come è accaduto anche a Pozzuoli, all’esterno del Palablu. Nel derby con Pozzuoli ovviamente pur giocando in trasferta la NPN aveva un numero di sostenitori maggiori (bastava andare in venti, fra ultras e civili e già sarebbe bastato), che si sentono allegramente presi per il culo quando scoprono che vista la loro gradita e scenica presenza la società ospitante ha deciso di chiedere un deca per consentire l’ingresso. Il dialogo si sa, è sempre il miglior modo di affrontare le questioni spinose, specie quando anche un tranquillo papà che porta i suoi figli (che al Palablu ci giocano e si allenano con le loro squadre giovanili) a vedere la partita scopre di dover sborsare tale cifra. Come si risolve la questione? Si entra a coppia, 15 euro per ogni due persone, con un mirabolante sconto di 2,50 euro e con ricevuta rilasciata regolarmente…e regolarmente strappata una volta dentro dall’addetto ai biglietti (che per intenderci…non esistono,  in quanto non li stampano visto l’ingresso solitamente gratuito). La domanda che tutti si fanno dunque è: non è che siccome Napoli porta un bel po’ di tifosi si cerca di scucirgli un po’ di grana per comprare uno spazzolone nuovo e riparare i rubinetti dei bagni negli spogliatoi?

venerdì 8 ottobre 2010

Campioni e giullari


Durant Declines Invitation to LeBron party in Kansas City.

Durant received an invitation, but declined the offer: "I don't go out to parties the day before a game", Durant said. "I really don't go out too much during the season".


Ricordandovi che siamo ancora all'inizio della preseason, buon weekend.

lunedì 4 ottobre 2010

Vecchie sensazioni

photo by Pier
La sensazione migliore è sempre quella di tornare al palazzetto, rivedere i vecchi amici, sentire il rumore della palla e della scarpe sul parquet, riappropriarsi del balconcino dal quale guardare la gara. Finisce spesso che la partita si riduca ad essere un piacevolissimo contorno. Lo era quando si battagliava al top, figuriamoci ora.
Però si è visto una gara discreta, e sinceramente pensavo che il livello fosse più basso. Primo tempo condotto abbastanza agevolmente, con un ottimo lavoro difensivo e tanto contropiede fino a raggiungere il +20. Poi, nel terzo quarto, Montegranaro (no, non c'era Allan Ray) ritrova il tiro da 3 e Napoli offensivamente va nel pallone, commettendo parecchi falli in attacco. La provenienza casertana dell'arbitro non ha aiutato.
Quarto quarto punto a punto, quindi, e qui si vede cosa può fare un pubblico non da B Dilettanti. Avversari e arbitri di questo livello non sono abituati a circa 500 persone che iniziano a fare baccano seriamente. Sul 65-70 arriva un parziale di 13-0 in 4 minuti e partita chiusa.
Ottime impressioni da Ciampi, giocatore forse anche di categoria superiore, e dall'agonismo di Tammaro. Buone cose da Tonetti e Di Lembo. Da rivedere Simeoli e Cristiano. E la squadra sembra un po' cortina.

Ah, l'abbonamento in plastica non l'avevamo visto manco con Maione!

domenica 3 ottobre 2010

AJ Milano - NY Knicks...

...che alla fine, l'unica cosa da ricordare è il +/- di Mason Rocca: +15.