sabato 27 novembre 2010

Sproporzioni fisiche

Si dice che il basket sia uno sport per giganti. Sbagliato: "il basket è uno sport per persone intelligenti", dice il saggio, e noi concordiamo.
La realtà però è che chi gioca il nostro sport preferito, spesso e volentieri, con le regole dell'uomo vitruviano non ha davvero niente a che fare. E le altezze da colosso, probabilmente il fattore antropometrico più shoccante per chi segue poco la pallacanestro, sono soltanto la punta di un iceberg formato di sproporzioni assortite.
Procediamo con ordine.

Si diceva, l'altezza. I giocatori più alti ad aver mai giocato in NBA sono Manute Bol e George Muresan, che guardavano il campo dall'alto dei loro di 231 cm, perché Sun Min Ming (236 cm) non ha mai giocato nella NBA. Più o meno alla stessa altezza del cinese si spingeva lo sfortunato Kenny George, al quale qualche anno fa è stato amputato un piede. Ma il giocatore più alto del quale si sia raccolta traccia è tale Suleiman Ali Nashnush (in foto), un ex giocatore della nazionale libica che ha avuto l'onore di recitare una piccola parte nel Satyricon di Fellini. Altezza? due-quattro-cinque. 245 centimetri. Evidentemente non giocava guardia.

Anche sui giocatori-pulce ci sarebbe tanto da dire, ma ci limitiamo a citare i famosissimi Muggsy Bogues (161 cm) e Earl Boykins (167) su tutt.. ehm.. sotto tutti. Proprio Boykins, in foto, è immortalato mentre costituisce una minaccia a rimbalzo per Tim Duncan, che si sforza di tagliarlo fuori. Ma, lasciando stare gli estremi, è interessante vedere cosa c'è nel mezzo: ad esempio, Jeff Gibbs, misurato 188 cm, era un centro da doppia-doppia di media in Germania, attualmente è in Giappone. Il suo posto, nel cuore dei tifosi di Germania, l'ha preso l'ex ciociaro Kyle Hines, misurato 194 cm. Quanto Dwyane Wade, per intenderci.
Ora, se non amate a prescindere i pivot bonsai, quelli che ogni maledetta domenica devono vedersela con gente che gli dà 15 cm e 20 kg di differenza, non vi voglio nemmeno conoscere (cit.)


Ma, come si diceva prima, l'altezza diventa un parametro trascurabile se pensiamo, ad esempio, alle braccia dei giocatori. L'uomo vitruviano ha l'apertura di braccia pari all'altezza. Il suddetto Manute Bol probabilmente non lo sapeva: alto 7'7", aveva un'apertura alare vergognosamente pari a 8'6", che per decenza non converto in centimetri. Vabbè, lo faccio: 259 cm. Tra quelli in attività, il più largo di braccia (e non solo) è nientepopodimenoché Shaq (234 cm), mentre merita una menzione speciale il predestinato KD: Il miglior realizzatore della lega nordamericana supera abbondantemente i 220 cm di apertura, ossia non molto meno di Yao, che in questo è piuttosto vitruviano. Non si può non menzionare colui che da più parti veniva definito l'incrocio di un uomo con un allosauro: meglio noto come Il Canguro, Mr Kevin Willis.

Per quanto riguarda il peso, qualche tempo fa fece scalpore il caso di Schortsanitis (in foto a sinistra, mentre si allena con un perplesso Martin Rancik), che arrivò a pesare oltre 180 kg. In ambito Nba, il ciccio per eccellenza è Oliver Miller, per il quale Sir Charles Barkley (non proprio una silhouette) consegnò alla storia la frase: "l'unico modo per fargli schiacciare è mettere un panino sul ferro". Comunque, Miller, ufficialmente 143 kg, arrivò a superare abbondantemente i 150, "distribuiti" su 206 cm. Di proporzioni simili è il trattore Traylor, visto di recente a Napoli. Meno famoso, ma altrettanto largo, Dwight Stewart, giramondo del centro area campione NCAA nel 1994; degna di menzione anche Ashley Paris, sebbene giochi nella WNBA.

Risultati interessanti possono arrivare anche dal numero di ripetizioni di panca piana, con un peso di circa 84 kg. Se è risaputo che Durant è riuscito a fare 0 ripetizioni, insospettabilmente forzuti sono Joe Alexender (24 ripetizioni), Matt Bonner (20, come Al Horford) e Sean Singletary (18, come Kevin Love); ricordiamo che il record è 27 di Jason Keep(in foto, durato un amen a Biella: speriamo non se la sia presa), mentre a 26 troviamo JP Batista, Joey Graham, il pupillo Josh Duncan e l'amico Kenny Adeleke. Tra le mammolette, Durant è in illustre compagnia: tra gli altri, Rudy Fernandez, Monta Ellis, Jamario Moon, Luke Ridnour (non che la cosa ci stupisca) e TJ Ford. Nota di demerito a Tyson Chandler, capace di sole 2 ripetizioni.

Anche le mani sono un fattore trascurato nella Nba. Famose quelle di Shaq, per le quali non si hanno misurazioni ufficiali, ma voci che le riportano di circa 30 cm di lunghezza e qualcosa più in apertura, altrettanto famose stanno diventando quelle di Rondo. A dire il vero, il play di Boston è abbastanza uno scherzo della natura, tanto che la trasmissione SportScience ha dedicato una puntata alle sue dimensioni.



Infine, per i più maliziosi: Sexy James. Non penso sia possibile descrivere la situazione meglio di come fece l'Avvocato Buffa in una telecronaca di qualche tempo fa: "Perché si chiama Sexy? Allora, nello sport americano si chiamano sexy quello che, al primo giorno di camp, quando si fa la doccia, dimostrano di essere estremamente ben forniti. Ora, se nella NBA, dove vi possiamo assicurare il livello è altissimo, uno viene chiamato sexy, vi lascio immaginare cosa si porti a spasso…" Grazie Avvocato.

giovedì 25 novembre 2010

There's D in big D


Dopo 15 gare i Mavs realizzano 96.6 punti a partita (posizione numero 23 - VENTITRE - nella Lega), ma concedono soltanto 92.4 punti a gara (QUARTA miglior difesa dell'Nba).
Tutto questo nonostante Kidd non sia più un grado di tenere il primo passo del 70% degli esterni Nba. Ma la presenza di giocatori come Marion, Stevenson e soprattutto Chandler si fa sentire. E Carlisle ama spesso mescolare le carte, ricorrendo anche alla difesa a zona.

The Mavericks play more zone than any other team in the league, but Carlisle said the notion that it is done to cover up for defensive liabilities is inaccurate.
"You can have a really athletic team and if they don't know what they're doing, they're going to look [terrible] playing the zone," he said. "It's not about masking deficiencies. It's about playing to strengths.
"We play zone because it's a defense that can be effective against any lineup, if you know your job within the zone."
Nowitzki said every team in the league is playing more zone defense these days.
"Look at the Lakers," he said. "They might start in man-to-man, but once some action starts on the strong side, the big guy comes over and zones it up.
"I think the best defensive teams are going to play zone with man-to-man principles, or the other way around. That's the way the league is going."

Nel quarto decisivo di questa notte contro i Thunder, conclusosi 36-22, OKC è stata costretta a tirare con il 39%.


Non sono più i Dallas Mavericks dei nostri padri.

mercoledì 24 novembre 2010

Lo Schifo

PASSAPORTO - In realtà il caso del passaporto macedone di Winston è emersa... per colpa di Winston nelle ore successive allo sbarco bolognese.

"Il passaporto ci sarebbe, devo solo andare a ritirarlo", disse. Frase corretta ma con un'omissione importante: i passaporti cosiddetti facili dei giocatori americani hanno un costo. Quello di Winston a quanto si mormora vale 100.000 dollari. E siccome il passaporto è un'opportunità per lui, più che per la Virtus, è lui che deve andare a Skopje e staccare un assegno che vale quasi un terzo del suo contratto attuale con la Canadian Solar (Winston aveva firmato per il doppio con Valencia prima di venire bocciato alle visite mediche). Quindi è una questione che resta al di fuori della sfera di influenza della Virtus. Comunque al momento disinteressata a qualsiasi cambiamento strategico.

Fonte: Corriere dello Sport Stadio - Claudio Limardi

Ora, se le cose stessero così, che qualcuno ci spieghi il senso delle cervellotiche discussioni su quote, alfabeti Bosman, italiani di formazione, romanzi di formazione e compagnia cantando.

Un nuovo (vecchio) Hackett

Lo scorso anno abbiamo seguito con preoccupazione la prima stagione di Daniel Hackett. Dopo una carriera universitaria di tutto rispetto a USC, l'Hackett visto lo scorso anno a Treviso era l'ombra di se stesso. Al di là delle scarse percentuali al tiro (non è mai stato un cecchino), quello che preoccupava maggiormente era l'aspetto mentale e caratteriale. Ricordo, perché vista dal vivo, un'imbarazzante prestazione contro la derelitta Martos, in cui non era riuscito minimamente a impensierire gente del calibro di Bonora ed Aprea, e soprattutto era sembrato nervoso, pronto a sobbalzare ad ogni errore ed ogni fischio contrario nonostante la Benetton conducesse agevolmente in quella che era per loro una semplice sgambata.
L'inizio di questa seconda stagione ha significato per il figlio di Rudy il ritorno a casa e una svolta decisa anche in campo. Tanti i minuti concessigli da Dalmonte, grazie anche all'assenza di Andre Collins: l'impatto è di primissimo livello. Primo italiano per punti segnati (12.8 di media, con il 61% da 3), quello che più ha impressionato in queste ultime partite è stata la leadership mostrata in campo. Contro Sassari è stato determinante, ha comandato i giochi, ha ripetutamente bucato la difesa sassarese innestando prontamente Lydeka. Soprattutto, l'approccio mentale è sembrato quello giusto: un anno fa, dopo aver sbagliato due liberi pesanti ricevuti grazie ad un antisportivo di Hubalek (su sua palla rubata, 7 contro Sassari, 2.8 in stagione), sarebbe andato in bambola, avrebbe commesso un paio di perse consecutive con tanto di logica sostituzione. Invece, questa volta, Daniel ha continuato ad amministrare il gioco e a smazzare assist. Anche se, effettivamente, le percentuali ai liberi durante la partita da quel momento sono crollate. Ma la carta di identità dice sempre 1987, e anche per questo non ci allarmiamo quando vediamo che sfiora i quattro falli di media a partita. Irruenza, spigolature di un gioco ancora in evoluzione. Così come quel tiro da 3 ancora da allevare.
Un giocatore determinante? Forse ancora no, ma intanto vi invito a riflettere su un dato. Pesaro è 4-2: in entrambe le sconfitte, Hackett è andato sotto i 10 punti (e finora è successo solo due volte), ha fatto registrare il suo high di palle perse (3) e in entrambi i casi non a messo a referto neanche un assist. Siamo ad inizio stagione e può essere ancora una coincidenza. Le prossime gare ci daranno conferme e smentite.

Nota a margine: era il 2008 quando pronosticammo lo sbarco in Europa di Othello Hunter. E con gioia vediamo un giocatore che cresce giorno dopo giorno. Il jumper dai sei metri, i piedi rapidi... in certi frangenti soffre la pesantezza dei dirimpettai, certo. Ma è forse il lungo più interessante sbarcato quest'anno.

martedì 23 novembre 2010

Dalle stelle alle stalle

Chi segue questo blog da tempo sa che siamo stati tra i primissimi fan di Andrea Capobianco. Dai tempi di Avellino e di Jesi. Abbiamo quindi seguito con entusiasmo la grande stagione di Teramo due anni fa (con furto milanese annesso), e abbiamo seguito gli errori che sono arrivati da allora. Appunto perché siamo stati suoi fan, non abbiamo problemi a riconoscere tutti gli sbagli commessi in questi ultimi due anni. Per chi volesse saperne di più, c'è tutto sul blog di Delonte, che in queste ore sarà in festa.
Tutto è iniziato con l'addio di Brandon Brown? Probabile. Sia per il ruolo di cerniera che aveva nello spogliatoio che per caratteristiche tecniche. A inizio della scorsa stagione, parlavo con un ragazzo amico e seguace del Cocc, esponendogli le mie perplessità sull'adattabilità di James Thomas alla difesa e al pressing di Teramo. Lui si diceva convinto del contrario, come se i dettami di Capobianco fossero adattabili a chiunque, persino a un giocatore pigro e lento, in grado di pensare solamente ad incrementare le proprie statistiche a rimbalzo. I fatti mi hanno cosato oltre ogni immaginazione, e la stagione passata per la Banca Tercas è stata più lunga del previsto.
Quest'anno le cose sembrano andare ancora peggio. Pessime impressioni (dal vivo) in prestagione, prestazioni imbarazzanti in stagione. Una squadra costruita male, con rattoppi successivi che non hanno fatto altro che incasinare le cose, tarpando le ali anche a quei pochi che davano motivi per sorridere (Polonara quando vedrà il campo con Davis e Giovannoni?) . Cinque vittorie nelle ultime 27 partite, l'ambiente contro. Il cocktail c'era tutto, ed è arrivata la decisione di Antonetti. Considerando che Capobianco era di fatto diventato il deus ex machina di Teramo, decisione inevitabile.
In bocca al lupo a lui, comunque, e a Teramo. Peccato sia finita così. Perché se è vero che a Teramo ha fatto terra bruciata e ora lo adorano in pochi, quindici mesi fa era venerato.

domenica 21 novembre 2010

Shawn Kemp is back!

giovedì 18 novembre 2010

Rip City in ginocchio (possibilmente non quello di Oden e Roy)

Fossimo in Aldridge inizieremmo a spostare quelle mani verso il basso...
A questo punto l'unica spiegazione plausibile è che Portland sia costruita su un cimitero indiano o qualcosa di maledetto. Difficile trovare ipotesi alternative. Se è vero che la maledizione dei Blazers parte da molto lontano (vd. alla voce Walton, Bill), negli ultimi anni la malasorte ha deciso di accanirsi, tormentando con infortuni seri o meno seri più o meno tutti i giocatori di Portland.
I Blazers due anni fa erano una franchigia in rapida ascesa, pronta a proporsi come possibile contender del futuro. C'era da recuperare Greg Oden, la prima scelta dell'anno precedente, che aveva saltato la sua prima stagione. Ma Brandon Roy (22.6 ppg, 4.7 rpg, 5.1 apg) aveva giocato il basket migliore della sua carriera e si candidava ad essere uno dei migliori cinque esterni della Lega. Lamarcus Aldridge (17.8+7.6), alla sua seconda stagione, aveva mostrato flash del miglior Rasheed ed era pronto a retrocedere nel ruolo a lui più congeniale di terzo violino.
Poi qualcosa s'è rotto. Cosa? I Blazers. Ad uno ad uno sono caduti tutti: di nuovo Oden, Batum, Travis Outlaw, Rudy Fernandez, Pryzbilla (più volte), Steve Blake, la scelta australiana Patty Mills, Jeff Pendergraph. Infine, nuovamente Roy, commovente nella sua apparizione ai playoff 2010 con praticamente ancora indosso il camice della sala operatoria.
Anno nuovo, vita nuova? Ma per nulla. La prima scelta, Elliott Williams, non ha giocato neanche un minuto ed è fuori per la stagione. Nell'offseason arriva Fabricio Oberto, argentino, tempra dura. Dopo 17 anni di onorata carriera gli viene diagnosticata un'aritmia cardiaca ed è costretto al ritiro.

Ma l'uno-due decisivo arriva in questi giorni. Due mazzate, che annientano qualsiasi ambizione presente ma soprattutto futura, della franchigia dell'Oregon.
Si rompe di nuovo Oden, e questa non è una novità. Tanto che i paralleli con la famosa scelta di Sam Bowie aumentano. Ancora ginocchio, questa volta però è il sinistro.
Portland Trail Blazers center Greg Oden will undergo microfracture surgery on his left knee Friday and will miss the remainder of the 2010-11 season, the Trail Blazers announced this evening. Dr. Richard Steadman will perform the surgery with assistance from Trail Blazers orthopedic surgeon Dr. Don Roberts at the Steadman Hawkins Clinic in Vail, Colo. Oden, 22, has been sidelined since fracturing his left patella in a Dec. 5, 2009, game vs. Houston. A recent MRI showed damaged cartilage to the surface of his femur, and his current injury is unrelated to the fractured left patella. Oden previously underwent microfracture surgery on his right knee Sept. 13, 2007.
Ma soprattutto - e qui sta la mazzata - arrivano notizie pessime dal ginocchio di Roy.
The reason Brandon Roy isn't having surgery on his left knee is that there's no meniscus left in either knee.
Roy is far from in the clear since there is nothing left in his knees to repair. "Nah. None. Not in my right, either," Roy said Friday. There is no cartilage left to absorb the pounding associated with NBA play, and he could easily have to have the knee drained several more times this season (he's at two and counting). "The problem is bone-on-bone there," Roy said. "It's just something I'm going to have to deal with for the rest of my career." This is not a good situation for the young superstar, the Blazers or anyone else. Microfracture surgery is a real possibility at some point, but for now, Roy's just going to keep playing through the pain. 
Il rischio, quindi, è che il miglior Roy si sia già visto, e che le condizioni del ginocchio costituiscano un peso micidiale per il prosieguo della carriera, con tutto quello che può significare per lui e per la franchigia (foste un gm NBA lo comprereste, ora come ora?)

Ho paura: penso di essere il giocatore più integro in roster.
Non l'ha detto, ma l'ha pensato.

lunedì 15 novembre 2010

Nubi di ieri sul nostro domani odierno (cit.)

Effettivamente le nubi ci sono... photo by Pier
Concedere 99 punti in casa quando nelle ultime settimane si è tornato a parlare (che novità...) di stipendi non pagati, con voci confermate anche dalla società, farebbe pensare al più classico dei mal di schiena di maioniana memoria. In realtà non è andata proprio così.
Vien da pensare che un appassionato di basket napoletano manco in B Dilettanti può stare tranquillo, e anche il continuo reiterarsi del discorso dell'imminenza dell'arrivo del main sponsor un po' lascia col fiato sospeso. Sicuramente è difficile vedere aziende disposte ad avvicinarsi al basket napoletano, tanto per il momento di crisi economica quanto per le ultime disastrose esperienze, ma un palazzetto come quello di ieri (la tribuna da cui è stata scattata la foto era affollata, diciamo tra i 700/800 spettatori) merita una squadra di buon livello.

Chiusa questa doverosa parentesi extracestistica, sperando di non doverla riaprire più (lo diciamo ogni volta...), dicevamo che alla fine non c'è stato mal di schiena. Al di là della clamorosa prestazione balistica (17/34 da 3, molti dei quali nella ripresa) degli ospiti, infatti, la sconfitta con Torre de'Passeri è figlia di due componenti, una mentale l'altra tecnica.
- Se infatti l'approccio alla gara è stato ottimo, con il solito primo quarto di fuoco che faceva preludere a una tranquilla domenica, con il passare dei minuti l'intensità è andata progressivamente scemando. Pochissima voglia di difendere, e probabilmente una generale sottovalutazione dell'avversario, resa emblematica da alcune giocate di Ciampi finalizzate più allo spettacolo che a un'effettiva concretezza. Da questo punto di vista, una sconfitta casalinga dopo 6 W consecutive potrebbe anche fare bene.
- La difesa, come detto, ha fatto decisamente acqua. Mi è sembrato quasi come se ci si aspettasse che da un momento all'altro questi la smettessero di segnare da 3. Mettere la zona in un momento in cui loro erano caldissimi è stato un suicidio. Ma in generale la difesa sul perimetro è stata deficitaria: il loro 50% è frutto infatti non di forzature, ma di ottimi tiri trovati spesso in seguito a un banalissimo scarico o a un ribaltamento. Nei minuti finali Torre de'Passeri ha giocato il più elementare dei "cinque fuori". Nessuno metteva un piede in area, se non il play dopo un blocco. Non appena arrivava l'aiuto, ecco lo scarico per un'altra tripla. E così via.

lunedì 8 novembre 2010

Shootaround v.3

Per gli appassionati d'epoca delle primissime fasi di questo blog (ciao mamma), Shootaround era il classico post del lunedì mattina, oppure di quando avevo tante cose da scrivere ma poco tempo, oppure necessitavo di maggiore approfondimento, per scrivere qualcosa di più ampio.
Come potete vedere dal numero nel titolo, trattasi di una rubrica che ho coltivato settimanalmente con cura, tanto che oggi, dopo un annetto e mezzo, siamo arrivati all'edizione numero tre!

Dunque, iniziamo.
Sono reduce da una visione (parziale) di Avellino-Roma. Roba agghiacciante. La Lottomatica in 4 giorni ha segnato sui 110 punti. Raramente ho visto un attacco più disorganizzato, concentrato quasi esclusivamente su iniziative dei singoli. Se Roma ha passato quota 60 lo deve a quei momenti di pressing difensivo che hanno consentito il recupero di qualche pallone e due/tre canestri facili. Dall'altra parte, anche da Avellino mi aspettavo molto di più, soprattutto più corsa. Rimandati.

Buttando un occhio alle squadre simpatia, se a Sassari si ride nonostante gli infortuni di Travis Diener e di Othello Hunter, a Teramo si piange parecchio. Squadra che, come scritto un mesetto e mezzo fa, ci convinceva pochino. C'è chi dice che pagherà Hall, ma se prendi Hall sai cosa ti devi aspettare, e non puoi tagliarlo dopo 4/5 gare alla Hall. Possibile paghi invece Ahearn, che forse renderebbe meglio in un contesto in cui si trovi a che fare con bloccanti migliori di Hall e Polonara. Inoltre la presenza sua e di Diener paga inevitabilmente dazio in difesa.
Ci sono comunque segnali positivi, come uno Zoroski già leader e un Polonara in rampa di lancio. +13 di plus/minus in una gara persa di 12, al momento potrebbe essere l'italiano che rende meglio, visto che Melli sta sfruttando male i minuti concessigli.

L'angolo del mea culpa:
- Non mi aspettavo una Varese di questo tipo. Vince e lo fa con ognuno che porta il suo mattoncino: Thomas escluso, nessuno sopra i 30 minuti. Quattro giocatori in doppia cifra più Galanda a nove. E, cosa molto interessante, un dominio a rimbalzo (43-32) spalmato per tutta la squadra, dai 7 di Slay ai 3 di Thomas

mercoledì 3 novembre 2010

Lo ha ammesso

http://basketnet.net/news/137879/la_nuova_sfida_di_hruby___lascio_basketnet_e_divento_agente

La nuova sfida di Hruby: "Lascio Basketnet e divento agente di allenatori. Per provare a rilanciare questa professione".

Nonostante questo, dentro mi sento comunque ancora un allenatore e probabilmente lo sarò sempre nella mia vita, un po’ come i sacerdoti di cui si dice: "Semel sacerdos, semper sacerdos". Una volta sacerdote lo sei per sempre. Così come se sei stato un allenatore una volta, lo resti per tutta la vita, mentre non mi sono mai sentito giornalista, pur essendo iscritto all'Albo dal 2004 e nonostante mi sia cimentato anche in questa avventura

Il grassettato è originale. Compreso il penultimo.

lunedì 1 novembre 2010

Quando le cifre non dicono tutto

Tra i vantaggi di avere la fidanzata a 800 km di distanza c'è quello che la domenica, se diluvia, puoi guardare basket fino alla nausea: ore 12 Biella-Milano, ore 17 Pistoia-Casalp. (registrata e rivista di notte) e a seguire i Thunder di KD massacrati dagli Utah Jazz. Parliamo di Pistoia-Casalpusterlengo. Bella partita.
Primo tempo con Casalp., bene organizzata da coach Calvani, avanti sia nel punteggio che nel gioco. Attivo Boykin, molto bene Cerella, uno che non esita mai a prendersi delle responsabilità. Per Pistoia Forte e Fucka, seppur senza quasi segnare sono bravi a mettere in ritmo i compagni: Filloy bombarda da fuori, Porzingis a corrente alternata, Varnado ha qualche comoda schiacciata. Nonostante ciò la squadra ospite va al riposo in vantaggio di un discreto margine (9 p.ti).

Lo scrivo papale papale: nulla mi ha impressionato (da un po' di anni di basket a questa parte) come il secondo tempo di Jarvis Varnado.
Non vi nego di aver registrato la partita solo per osservarlo un po' meglio e francamente ero rimasto un po' deluso dal primo tempo: stavo quasi per includerlo nella categoria degli Shawn James, quei lunghi che stoppano che è una bellezza, ma non si muovono da sotto il canestro, e in attacco non hanno molto da dire, se non schiacciare 1 vs 0. E invece Varnado, probabilmente conscio della delusione che mi sta dando, o semplicemente acceso da una bella palla di Forte sotto canestro, annichilisce la gara.

In attacco fa quello che gli pare, tra cui vi segnalo un bel canestro dal post basso, una partenza in palleggio con virata (senza commettere infrazione di alcunché) ed una perentorio schiacciata dal centro area. Boykin distrutto e coach Calvani lo tiene in panca quasi fino a circa 5 dalla fine, anche per la buona prestazione dell'ungherese Szabo. La cosa impressionante, offensivamente, è che Jarvis Varnado è un giocatore "tecnico": ha una buona mano dalla media, non forza, sa ribaltare bene dal post basso verso il lato debole, dove trova i tiratori.
E la difesa? Non salta mai sulle finte, perché sa di poter arrivare su in una frazione di secondo. Dispensa 7 stoppate, di cui 6 nel secondo tempo. Ma nelle statistiche non entrano tutti i tiri che i giocatori di Casalpusterlengo rinunciano a prendere o modificano per l'inquietante presenza a centro area. Alla fine Casalp. è rientrata, ma Varnado e Forte (che tre ne sbaglia e una ne fa, ma quella che fa è davvero ottima) hanno messo i titoli di coda sulla partita.

Leggendo le cifre a fine gara, sono 24 punti con 10/13 dal campo e 4/5 ia liberi, 8 rimbalzi (altra specialità della casa, ma dove c'è ancora qualche margine di miglioramento) oltre alle suddette 7 stoppate. Il tutto per un 38 di valutazione. E la sconcertante sensazione di aver assistito alla classica giornata in ufficio, per un giocatore che, onestamente, con questo torneo non c'entra niente.