domenica 19 luglio 2009

Una nuova erA

Questo blog è nato monco. Era appena finito il campionato, e già si sapeva che sarebbe stata una dura estate per il Napoli basket. Le cose sono poi evolute nella maniera peggiore, con l’esclusione dai campionati. In questo mese, il basket - che per me e credo anche per Dis/Impegno per il quale mi permetto di scrivere in attesa di un suo intervento rappresenta uno sfogo insostituibile, quasi una ragione di vita - è diventato qualcosa di quasi asettico, che la solo la passione per una squadra, e il suo allenatore, hanno tamponato, seppure a fatica.
Contro ogni aspettativa, per chi si era rassegnato a vedersi privato della sua gioia settimanale dell’andare al palazzetto un’ora prima della palla a due e andarsene un’ora dopo la sirena finale, questo inferno è durato meno di un anno.


Premessa: l’operazione che ha portato Rieti a Napoli, provvisoriamente (mah) o meno, non mi è piaciuta. Per niente. E’ stata condotta con grande efficacia da Papalia e dalle istituzioni napoletane (una volta tanto), ma scippare una squadra a un’altra città è orribile. Soprattutto se questa città è Rieti, che ha sempre vissuto il basket con passione, e soprattutto dopo la favola vissuta nell’ultimo anno dalla Sebastiani. Quindi, la solidarietà ai reatini è d’obbligo.


Detto questo, vanno affrontate a mio avviso due questioni, uno a livello nazionale, e una che riguarda la futura squadra.
Iniziamo dalla prima, che non può non riguardare il movimento cestistico. In un giorno sono sparite tre piazze storiche: Fortitudo, Livorno e Rieti. Probabilmente Meneghin è troppo concentrato a volere un italiano in più per ogni squadra e a rinnovare il contratto a Recalcati, che proprio ieri ci ha regalato l’ennesima figura di merda contro i rincalzi della Repubblica Ceca, per soffermarsi su quante piazze che hanno fatto la storia del basket spariscano ogni anno, in aggiunta ad altre il cui nome magari può dire poco, ma son sempre pezzi di movimento che muoiono. Le nuove regole, quelle dell’italiano in più, appunto, peggiorano ulteriormente la situazione, perché gli italiani buoni sono pochi, costano parecchio e quindi vanno dalle solite note, mentre le altre si devono accontentare dei Rizzo e dei Monti o di imberbi.
Verrebbe quasi da sperare che la spaccatura tra Fip e Lega diventi definitiva, in modo da consegnare a quest’ultima la regolamentazione del gioco, evitando casi di esclusione come quello avvenuto con Capo d’Orlando lo scorso anno, o trasferimenti farlocchi come quello di Rieti a Napoli.


Passiamo ora alla nuova società. La prima speranza sarebbe quella di non sentire balle. Non so quanto sia sincero Papalia. Effettivamente, rispetto a Maione, ha sempre ribadito che lui non ce l’avrebbe fatta, ha sempre chiesto aiuto. Poi magari ha agito sottobanco per salvaguardare i suoi interessi, ma questa onestà credo che gli vada riconosciuta, diversamente da un Maione che parlava di sedersi al tavolo delle grandi mentre i ragazzi in campo facevano 24 secondi di sciopero per i mancati pagamenti, c’era chi non aveva la luce in casa…
Quindi, l’ideale sarebbe essere sempre chiari.


Per ipotesi tecniche bisognerà vedere quali saranno effettivamente gli sponsor e quanto porteranno in cassa. Chiaro che è una cosa è Original Marines, un’altra Carpisa. Una cosa Lete, un’altra Ferrarelle. Un GM fondamentale è d’obbligo, e bisognerà recuperare il tempo perso finora. Come allenatore c’è Finelli che s’è appena liberato dalla Fortitudo. Nel caso non fosse disponibile, ridarei la chance che il povero Maurizio Bartocci ha perso un anno fa. In quest’anno ha dimostrato a Scafati, con un miracolo negatogli da (ancora!) “mal di schiena”, che può fare grandi cose. E con Bartocci, non mi spiacerebbe rivedere da queste parti un play puteolano. Insomma, una Napoli “napoletana”. Otto giocatori: tre americani (Christmas, ex Temple, sarebbe ottimo, e mi piacerebbe rivedere anche Forbes, più un lungo), un italiano da quintetto (Spinelli), un comunitario. In panchina un play comunitario, un 2/3 (dovrebbe essere sotto contratto Mario Gigena), e un 4/5. Due vecchietti e qualche giovane.

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