lunedì 22 marzo 2010

Quando Tark ne schierò sei

Mi dispiace per chi vuole leggere della sconfitta di Siena o un post di acidità sulle forzature di Kobe Bryant, o ancora vuol vedere le foto hot di Belen Rodriguez* che si scopa Christian De Sica. Ma il Torneo Ncaa sta catturando tutte le mie attenzioni, e ho una storiella da sottoporvi.
Per chi sa l'inglese e preferisce affidarsi a qualcuno di serio, il link è questo http://www.lasvegassun.com/blogs/shark-bytes/2010/mar/03/game-i-started-six-players/ .
Altrimenti, beccatevi la mia versione, con tanto di esempi per far comprendere un po' di cose anche ai semplici curiosi oppure agli amanti di quel gioco dove puoi fare 5 passi prima di schiacciare urlando.

Jerry Tarkanian, leggendario coach, racconta di quando, nel 1991, a UNLV decise di schierare sei seniors nel quintetto base.
Ora, uomini capitati su questo blog in cerca di tette e culi, capisco la vostra incredulità. Come si fa a mettere sei giocatori in un quintetto base? Semplice, non si può.
Nelle gare di college esiste la cosiddetta "senior night", ossia l'ultima gara interna dell'anno, che vuol dire l'ultima partita giocata dai seniors, i giocatori che concludono gli studi, davanti al proprio pubblico e ai propri compagni di corso. In queste occasioni, è uso comune da parte dei coach tributare i seniors inserendoli nel quintetto base. Quell'anno, Tarkanian aveva un problema: sei seniors. Sfiga, si gioca in cinque.
A quel punto, scatta quel genio che distingue i grandi coach dal primo Piero Bucchi**** che passa. Al momento della palla a due, Tarkanian li schiera tutti e sei, beccandosi ovviamente un fallo tecnico. Ma non importa. Bisognava tributare i seniors.





* Frase inutile ai fini del post, messa lì solo per incrementare le visite. Sì, sono stronzo, ma da quando ho visto che su drunkside arrivano tutti ricercando "vera farmiga culo"**, parole che compaiono nella ricensione di Up in the air, ho deciso che posso approfittare di questa manica di pervertiti***

** non è il suo, ha usato una controfigura.

*** Te compreso.

**** lo so. Ma non ho resistito.

La rivincita dei nerds

E così abbiamo la nostra "cinderella", oltre alla Northern Iowa a cui abbiamo accennato ieri. Si tratta di Cornell, una squadra che ha letteralmente incantato nelle prime due partite del Torneo, eliminando due avversarie ostiche come Temple e Wisconsin.
Cornell proviene dall'Ivy League, una conference dove il basket è un di più, frequentata da mostri sacri a livello accademico come Princeton, Harvard, Yale.
E questo si riflette nel gioco dei Big Red: innanzitutto in un quintetto composto prevalentemente da bianchi, spesso dotati di fisico da ragioniere. Difficile vedere persone che mostrino i muscoli alle telecamere dopo una schiacciata, insomma. E, non potendo disporre di chissà quali doti atletiche, ci si affida ai fondamentali e all'esecuzione dei giochi.
La vittoria contro Temple poteva rappresentare una bella soddisfazione, ma la gara contro Wisconsin è stata una incredibile dimostrazione di forza. Contro una delle migliori difese della nazione, che generalmente concede sui 50 punti a partita agli avversari, i Big Red hanno segnato 43 punti solo nel primo tempo, e hanno chiuso a 87, tirando con il 61% dal campo e il 51% da 3. Un clinic offensivo.
Una squadra bella da vedere, in grado di variare un attacco che spesso passa per le mani di Jeff Foote. Centro di 7 piedi, è il terzo miglior assistman di Cornell, e nella gara di questa sera è stato il miglior passatore dei suoi. Riceve spesso in punta o in ala, e i suoi compagni di squadra tagliano a pochi centimetri da lui, come dei ragazzini che correndo sfiorano un grosso albero per raccogliere una mela. A quel punto, è lui a decidere quale taglio lo convince di più, con un passaggio consegnato che di fatto inizia e spesso fa terminare, con un tiro facile, l'azione. In alcuni casi, non c'è neanche bisogno di rifletterci su, e si opta per un rapido dai e vai che manda il compagno di squadra dritto a canestro.
A trarne i frutti è soprattutto Ryan Wittman, figlio d'arte: il papà è stato campione NCAA con gli Indiana Hoosiers e ha avuto una discreta carriera Nba da gocatore (Atlanta, Indiana, Sacramento) e una rivedibile da allenatore. Ryan ha una mano mortifera, può segnare da ogni distanza e posizione, anche se le sue conclusioni preferite sono dopo aver ricevuto il pallone in posizione centrale (da 3) o con un arresto e tiro frontale dai 5 metri.
In una squadra dove comunque è difficile parlare dei singoli, due parole anche su Louis Dale, unico nero ad avere ampio minutaggio, in grado di portare imprevedibilità all'attacco di Cornell. 12 punti di media in stagione, nelle prime due gare ha segnato 21 e 26 punti.
Alle Sweet Sixteen Cornell affronterà Kentucky, che dopo l'eliminazione di Kansas è da considerarsi la favorita. I Wildcats sono atletici e giocano un basket decisamente agli antipodi, basato sul talento dei singoli.
Sulla carta pronostico chiuso, ma...


Post dedicato a ndru, cornelliano fino al midollo.

domenica 21 marzo 2010

Omar Samhan e il vento d'Oriente


Nella giornata in cui Ali Farokhmanesh, di chiare origini iraniane, elimina con una tripla al limite dell'insensato la favorita Kansas, mandando i bracket di mezzo mondo a puttane che manco Palazzo Grazioli, un altro ragazzone, di origini egiziane, sale alla ribalta della cronaca.
Si tratta di Omar Samhan, pivot di Saint Mary's, che con una prestazione da incorniciare (32 punti e 7 rimbalzi con 13/16 al tiro) elimina la ben più quotata Villanova, due giorni dopo aver fatto fuori Richmond con un simpatico 29+12.
Samhan, uno dei due soli giocatori in stagione ad aver chiuso con almeno 20 punti e 10 rimbalzi (l'altro è Artsiom Parakhouski di Radford, so che eravate ansiosi di saperlo), è un centro classico, di quelli che con espressione abusata potremmo definire "di vecchia scuola". Due metri e dieci, non è atletico, non ha un tiro in sospensione affidabile dai 4 metri. Insomma, è un centro. Ma che centro!
Saint Mary's crea le spaziature adeguate a metterlo nelle condizioni migliori per colpire, facendolo ricevere in post tanto alla destra quanto alla sinistra del canestro. A questo punto si può tanto andare verso il centro - magari dopo un palleggio, perché comunque mettere palla a terra non gli dispiace -, e affidarsi a gancio e semigancio, quanto aggirare furbescamente il difensore, scivolando sulla linea di fondo e lasciando andare un sottomano anche rovesciato.
Sono due le cose che lasciano sorpresi: la capacità di adattarsi alle reazioni del difensore (o dei difensori, vedi i raddoppi di Villanova sul finire di gara), con finte, cambi di direzione, facendosi spazio; e un'insospettabile rapidità nel girare sul perno e scivolare alle spalle del difensore.
Parlo di insospettabile rapidità perché uno dei suoi limiti è appunto questo. E lo si vede nelle (rare) occasioni in cui viene coinvolto in un pick and roll. Ne risente chiaramente, i suoi movimenti sono meno fluidi e sicuri, e può capitare che gli sfugga il pallone da mano sulla ricezione, oppure che il difensore riesca rapidamente a tornare su di lui, costringendolo a cambiare i piani d'azione. E sarà interessante vedere come farà a tenere alto il suo rendimento in un basket, quello professionistico, dove il pick and roll è diventata la prima, la seconda e la terza opzione di gioco.

venerdì 19 marzo 2010

Ricapitolando

Abbiamo una testa di serie numero 2, Villanova, che sta sotto per tutta la partita contro Robert Morris e se la cava vincendo di 3 grazie anche a qualche fischio non proprio ortodosso. Una testa di serie numero 3, Georgetown, che si fa buttare fuori da una squadraccia che aveva concluso 7-9 in una conference dal valore bassissimo ed è arrivata al torneo per miracolo. Una gara che finisce dopo due supplementari. Tre gare che finiscono con lo scarto di un punto, un'altra con lo scarto di due, un'altra ancora con quello di 3.

Se volete sapere perché amo il Torneo NCAA, beh, questa prima giornata di partite vi ha dato la risposta.

lunedì 15 marzo 2010

Bracketology

Dunque un annetto fa era finita così, con Tyler Hansbrough a tagliare la retina, degno coronamento di un'incredibile carriera collegiale. Un marzo dopo, cosa dobbiamo aspettarci da questo Torneo NCAA, che non vede tra le sue fila colossi del calibro di UCLA, North Carolina, Connecticut?
Equilibrio, probabilmente. Le favorite probabilmente sono le due K, ossia Kansas e Kentucky. Ma dietro c'è parecchia incertezza, e vari punti interrogativi sui quali soffermarsi. Interrogativi che - come vedremo - riguardano anche le due favorite di cui sopra.

Midwest

Kansas, dicevamo. I Jayhawks sulla carta hanno tutto quello che serve per poter vincere il Torneo. Grandi realizzatori (Collins e Henry), una presenza dominante in post (Aldrich con la sua difesa, peccato per quella faccia da marine che lo rende a pelle poco simpatico), un play utile come Taylor e comprimari di talento in grado di mettere punti a tabellone come i gemelli Morris. Tutto facile? Tutt'altro. Il percorso potrebbe rivelarsi complicato già dalle Sweet Sixteen a causa di accoppiamenti per niente semplici. Diciamo che se Kansas arriverà in fondo se lo sarà davvero meritato.
E quali sono gli ostacoli? C'è la Michigan State di Tom Izzo, vicecampione uscente, magari meno pericolosa ma capace di stritolarti col suo gioco. Ci potrebbe essere Georgetown, squadra uterina (le signorine ci perdoneranno il termine) se ce n'è una, ma che ha chiuso in crescendo la stagione. Evito di parlare del solito Monroe e allora due parole su Austin Freeman, realizzatore dal fondoschiena ingombrante, capace di colpire tanto da fuori quanto travolgendo gli avversari oppure tagliando sulla linea di fondo. Ma probabilmente l'ago della bilancia sarà la point guard Chris Wright, che personalmente non piace.
E poi c'è Ohio State, con il figliol prodigo Evan Turner che nel torneo di conference ha fatto brillare gli occhi a tifosi, appassionati e soprattutto scout NBA evidenziando ancora di più un repertorio completo condito anche da consistenti coglioni, come dimostrano alcuni canestri decisivi nei minuti finali.
Ah, e poi ci sarebbe questa cosetta.


A margine, già il primo turno sarà possibile assistere a una interessantissima Oklahoma State-Georgia Tech.

West

Ok, qua le cose son diverse. Diciamo che fino a una settimana fa avrei detto che Syracuse se la sarebbe giocata senza troppi problemi. Ma l'infortunio di Onuaku nel torneo della Big East potrebbe compromettere il cammino degli Orange, che si trovano a dover fare a meno di una presenza-armadio fondamentale nella zona per intimidazione e capacità di occupare gli spazi. Dovesse tornare, e dovesse farlo in condizioni decenti, allora le possibilità aumenteranno, altrimenti la loro corsa potrebbe fermarsi prima, magari alle Elite Eight dove una Kansas State potrebbe fare la voce grossa. Ma i problemi potrebbero iniziare ad esserci già al secondo turno, nel caso Florida State (e Solomon Alabi, soprattutto) dovesse fare capolino tra le teste degli Orange.
Occhi puntati su Gordon Hayward di Butler, giocatore di rara intelligenza. Ma l'esordio non sarà dei più facili contro UTEP e quel decerebrato di Derrick Caracter. I Bulldogs non perdono da dicembre e dovessero andare avanti potrebbero essere loro a dar fastidio, eventualmente, a Syracuse, con i tiratori. Altro pupillo è Jeffery Taylor, lo svedese volante di Vanderbilt, che dovrà vedersela contro Murray State (che ha chiuso la stagione 30-4). Personalmente ai vostri affezionati bloggers quest'edizione di Vandy piace, con il già citato Taylor, Jermaine Beal e Ogilvy. Non sarà facile però.

East

Wall, Bledsoe, Patterson, Cousins. Almeno tre di questi nomi tra qualche mese andranno a stringere la mano a David Stern. Chi per primo, chi molto presto, chi con un po' più di calma. Per Bledsoe, a meno di grandissimi exploit coronati magari dal taglio della retina, si tratterà di aspettare un altro annetto. Kentucky è forte, Kentucky corre, Kentucky fa paura. Ma ha dimostrato di non essere imbattibile. Se fatti giocare a ritmi più lenti, congestionandogli gli spazi, emergono i loro limiti. Quelli di un Cousins che fa grandissimi progressi ma è ancora da sgrezzare, quelli dello stesso Wall il cui tiro va e viene (vedi minuti finali della finale del torneo di conference) e le cui scelte non sono sempre così affidabili.
Per i ragazzi di Calipari le insidie arrivano subito, già al secondo turno, quando dovranno vedersela con Texas o Wake Forest, due delle grandi deluse. I Longhorns avevano iniziato l'anno con 17 vittorie di fila per poi sgonfiarsi. WFU ha chiuso malissimo. Ma in una gara singola possono giocarsela. Al turno successivo potrebbero arrivare squadre in grado di rallentare il ritmo, come Temple o Wisconsin, che ha i giocatori - Trevon Hughes su tutti - per provare a rallentare la dribble drive motion.
Altrimenti, il pericolo potrebbe arrivare da West Virginia, squadra in forte crescita. Da segnalare anche Marquette-Washington alla prima, con i campioni della Pac-10 sulla carta sfavoriti, ma i Golden Eagles son squadra umorale...
Di Trevor Booker (Clemson) abbiamo già detto qualcosa in un post precedente.

South
Alla fine Duke è riuscita ad ottenere il seed #1. Giusto così, la loro stagione è stata ottima, ma in ottica torneo c'è sempre qualche "però" che limita le loro chances. Sarà il vedere tanti giocatori bianchi e di sistema tutti assieme. Personalmente, credo che le speranze dei Blue Devils passino - più che dall'ottimo Scheyer - da Kyle Singler.
Anche in questo caso, l'insidia arriva già al secondo turno, dove ci sarà una tra California e Louisville. I Pitino boys, soprattutto, costituiscono la mina vagante per eccellenza, in grado di vincere con chiunque, come dimostrano le due vittorie in stagione contro Syracuse, ma anche di suicidarsi al turno successivo. Purdue sarebbe potuta essere un'avversaria di alto livello ma la perdita di Hummel si farà sentire, se non è già avvenuto in occasione della recente batosta contro Minnesota.
Occhio a Baylor, che quando riesce a correre ha discrete frecce al proprio arco, dal backcourt formato da Carter e Dunn all'ala Ekpe Udoh.

domenica 14 marzo 2010

Giornalismi

Dicono che sia uno strano mondo, quello del giornalismo italiano. Ancora di più in un settore come quello cestistico, che viene descritto come chiuso su se stesso e sulle stesse persone che ormai si conoscono da anni tra di loro e con allenatori e dirigenti. Un mondo autoreferenziale.
Mi è stato raccontato dell'esistenza di un sito internet composto da un bel gruppo di utenti mosso dalla passione e in molti casi anche dalla competenza*, che non si sa per quale assurdo motivo, probabilmente a causa di un successo sempre maggiore, qualche anno fa avrebbe ricevuto, in un editoriale, delle frecciatine da parte di un famoso direttore.
Mi è stato anche raccontato di un noto giornalista cestistico che - a quanto pare - non abbia compreso, o voluto comprendere, uno scritto satirico su di lui e abbia querelato un blogger, colpevole di aver scritto questo post in cui ricalcava satiricamente un suo articolo, dove tra l'altro, a detta dello stesso noto giornalista, era stato inserito volontariamente un errore.
Ma sono sicuro che le persone in questione mi abbiano raccontato solo balle. Mi risulta difficile pensare che nel movimento giornalistico/cestistico italiano possano esserci persone così miopi, che non sappiano accettare critiche o un po' di sana concorrenza. Figuriamoci.


* lo so, è un'eccezione. Ma non tutti i siti internet son fatti con il copia e incolla, tanto per citare quel famoso editoriale.

martedì 9 marzo 2010

Madness is coming…

La regular season NCAA si è ormai conclusa, inizia la settimana dei tornei di conference e si va verso un veloce avvicinamento al Torneo. Prima di iniziare con il gran ballo, è giusto soffermarsi un po’ sui più e i meno della stagione finora svolta. Almeno per quanto ho potuto vedere io, perché ad esempio mi sarebbe piaciuto parlare di South Florida o di Oklahoma State, ma st’anno le ho bucate :D

Miglior giocatore: al 99% sarà John Wall la prima scelta al draft del prossimo anno, ma è difficile levarmi dalla tastiera il nome di Evan Turner come miglior giocatore dell’anno. I suoi Buckeyes hanno chiuso la Big Ten al comando, seppure in coabitazione, e il ragazzo da Chicago ha saputo riprendersi alla grande dal brutto infortunio dello scorso dicembre, saltando solamente sei gare (record di Ohio State in sua assenza: 3-3. Coff coff…). Con lui la tripla doppia è sempre dietro l’angolo. Probabilmente al piano di sopra non potrà avere lo stesso impatto, c’è da migliorare al tiro, ma è un giocatore di enorme intelligenza cestistica.

Miglior difensore: magari non sarà il migliore, visto che la stoppata non è sempre sinonimo di difesa, ma con questa veloce Jarvis Varnado è diventato il miglior stoppatore di sempre della NCAA. Nelle ultime tre stagioni ha sempre sfiorato le cinque stoppate di media a partita.

Most Improved Player: Di Greg Monroe abbiamo parlato ampiamente qua. Ora ci limitiamo a dire che ha fatto i progressi che speravamo facesse. E può ancora migliorare!

Best Freshman: John Wall, e che ne parliamo a fare.

Pupilli dell’anno: oltre a Turner, a momento direi Trevor Booker di Clemson, grosso ma con due piedi rapidi, in grado di colpire tanto dall’arco quanto in post, ottimo rimbalzista, buono stoppatore e ci metterei anche una discreta intelligenza cestistica. Legge i raddoppi, spiega ai compagni dove piazzarsi, sa trovare l’uomo libero quando viene raddoppiato. Gordon Hayward. A vederlo non gli daresti due lire a sto ragazzino bianco. Invece è un grandissimo rimbalzista per ruolo e stazza ed ha una testa grande così. Le ambizioni di Butler passano da lui. Trevon Hughes: piace perché è il miglior difensore e contemporaneamente il miglior realizzatore della squadra.

Occhio a
: Jeffery Taylor, lo svedese di Vanderbilt. Mi son stupito nel vederlo tanto in alto nei mock draft. A me piace tanto perché è atletico, bravo in campo aperto, ed è un ottimo rimbalzista. Ma mi sembra esagerato vederlo in lottery. Comunque, piace. Trey Thompkins di Georgia, 6-9 che ha la mano per colpire da fuori. Bei movimenti offensivi, in post o con un efficace giro e tiro, però non sembra potentissimo e molto atletico, infatti è rimbalzista discreto ma non eccezionale. Vedremo come andrà nei prossimi anni.

Fatti per l’Europa: Talor Battle di Penn State, point guard realizzatrice dotata di un velocissimo arresto e tiro. Segna da 3 anche da casa sua. Greivis Vasquez. Jermaine Beal, che tanto piace al mio co-blogger.

Best team: dunque, perdi Jonny Flynn, Eric Devendorf e Paul Harris, e chiudi al primo posto nella conference più difficile? Syracuse ha giocato una regular season formidabile, con una striscia di 11 vittorie consecutive tra gennaio e febbraio, interrotta dalla sconfitta contro Louisville. Cardinals che hanno battuto di nuovo gli Orange proprio all’ultima gara. Le chiavi di questi risultati? Andy Rautins, leader non troppo silenzioso di questa squadra: non un giocatore monodimensionale, ma una guardia in grado di far girare la squadra e mordere tanto in difesa. Difesa, ecco. La zona 2-3 di Boeheim è difficile da perforare, perché son grossi e contemporaneamente rapidi di piedi. Wesley Johnson, uno che non dovrà aspettare molto per sentire pronunciato il suo nome al prossimo draft.

Sorprese e belle realtà: La coppia di lunghi di Florida State. Temevo che Solomon Alabi fosse giocatore da tenere in considerazione solo per l’altezza e per un contributo difensivo inevitabile, con quelle braccia lunghissime. Invece il nigeriano è più avanti di quanto pensassi in attacco, dove va prevalentemente di gancio e semigancio. Inoltre sta iniziando a sviluppare un interessante giro e tiro che sarebbe difficile da marcare. Siamo ancora indietro ma non a livelli Thabeetiani, occhio. Il suo compagno di reparto, Chris Singleton, è un 6-9 che ama tirare da fuori. In attacco si fossilizza un po’ sul jumper ma con Alabi che riempie l’area avere uno in grado di giocare fronte a canestro è cosa buona e giusta. In difesa piedi rapidi che lo portano a uscire rapidamente sul perimetro. L’anno prossimo potrebbero creare grossi problemi, ma probabilmente Alabi proverà la carta draft. La Big East, come detto, si dimostra conference di altissimo livello. Nota di merito a Tennessee, che ha saputo rispondere alla grande alla perdita di Tyler Smith.

Rimandati: Damion James ha giocato una stagione solida ma è calato insieme a Texas nella seconda parte di stagione. Lance Stephenson: il talento c’è ma effettivamente si sperava di meglio. I Bearcats hanno toppato, e lui probabilmente soffre in un sistema che punta a contenere i ritmi e a tenere il punteggio basso. Probabilmente l’Nba, con spazi maggiori, è più adatta a lui, ma io un altro annetto me lo farei. E non necessariamente a Cincinnati. Louisville è ancora più lunatica dello scorso anno, quando però aveva molto più talento. In grado di perdere contro Seton Hall e St. John’s, ma anche di battere due volte Syracuse. Mina vagante se ce n’è una.Luke Harangody continua a mettere su cifre clamorose, ma intanto se Notre Dame andrà all’NCAA lo farà grazie alla serie di vittorie ottenute senza di lui.

Delusioni: North Carolina. Certo, hanno perso mezza squadra, ma una schifezza simile, incarnata alla perfezione dal -32 con Duke, non era immaginabile. E il simbolo è Ed Davis, che prima di infortunarsi aveva destato qualche perplessità di troppo. La Pac-10, che paga il numeroso materiale da draft cacciato negli ultimi anni.

Come dite? E’ finito il pezzo e non ho detto neanche una parola su Kansas e Kentucky? Oh, ma c’è tempo… marzo è appena iniziato!

martedì 2 marzo 2010

A 15 si vince un microonde

La Corte Federale porta a 12 i punti di penalizzazione per la Nuova AMG Sebastiani (2010/2011) e conferma l’inibizione a Gaetano Papalia.