martedì 30 settembre 2008

Del più e del meno

Mentre segnalo come al solito che il martedì saremo in onda, come sempre alle 18 su Rbg, discutendo di risse Nba storiche, ritengo opportuno riflettere un po’ sulla situazione del movimento in Italia a pochi giorni dal via, con ricorsi ancora pendenti, un calendario che ancora non esiste, e cose amene di questo tipo. Non ci vuole certamente un genio per capire che la situazione è grigia tendente al nero. Una nazionale in difficoltà, risorse limitate, nuove frontiere del gioco con tanti denari. Intanto noi ci troviamo in preda a una marea. Chi deve vigilare non vigila, e le pezze per rimediare alle furbate di qualcuno vengono messe in ritardo abnorme. Non si riesce a investire sui vivai, e intanto ci si scervella su quale formula sia la migliore (o la meno peggio?): 4+2, 3+3, 2+4. Non credo che gli spettatori (a proposito, unica notizia buona, quelli aumentano) vadano a vedere una partita per seguire un italiano o un americano o un croato. Vanno per vedere basket, del bel basket, perché alla fine parliamo del gioco più bello del mondo, e allora chissenefrega del passaporto. Resto dell’idea che la Lega debba, in maniera indolore, staccarsi da una Fip purtroppo allo sbando, e dare vita a un proprio campionato. Di cose da fare ce ne sarebbero parecchie, ma è il problema è sempre quello. Chi può interessarsi al prodotto basket in un paese che comunque è decisamente calciofilo? Fare una Lega chiusa comporterebbe imprenditori appassionati, che decidano di dare vita a realtà solide. Ma il basket è - per fortuna, più che purtroppo - uno sport che attecchisce molto in città sicuramente non enormi, come Biella o Montegranaro ed altre. Quindi l’ipotesi di dare vita a una Lega che abbia, ad esempio, vincoli di strutture (palazzetti non meno capienti di tot) in Italia non può funzionare. Si potrebbe "costringere" le società, o le franchigie che dir si voglia, ad avere obbligatoriamente una squadra di under 23 da schierare, prima di una partita di campionato, contro la under 23 dell’avversaria, per dare vita a un campionato giovanile.

Sono solo cazzate che mi sono venute in mente mentre scrivevo queste due righe, sono sicuro che qualcuno ben più dentro al sistema di me possa fare decisamente di meglio. La mia speranza, però, è che a decidere del futuro del basket italiano possano essere persone che il basket lo hanno vissuto e giocato. Non freddi manager o pseudoesperti di marketing.

giovedì 25 settembre 2008

Born To Be Wild

Domani alle 18 su Rbg parleremo di un idolo assoluto: Dennis Rodman.


Spero poi di poter tornare ad aggiornare il blog con maggiore regolarità, che ultimamente ho avuto un po’ da fare. 

martedì 23 settembre 2008

Italia sì, Italia no

Oggi alle 18 Uno spicchio tira l’altro si occuperà del particolare periodo della nazionale italiana. Sintonizzatevi su Rbg e se volete sentire della buona musica accendete i vostri lettori multimediali alle 17 per ascoltare Five O’ Clock. Per commenti e altro, e per rispondere al sondaggione di questa puntata: spicchio.rbg@hotmail.it

domenica 21 settembre 2008

The End

Dunque, non so cosa verrà fuori da questo post ma facciamo un tentativo. Innanzitutto, bisogna ricordarsi che - per quanto bello - è pur sempre un gioco. Quindi parliamo di quello che magari per noi tifosi è un dramma, ma tenendo ben in considerazione che i drammi sono ben altri. Diverso aspetto, invece, è quello che coinvolge chi lavorava in società e che si ritrova in mutande. Ecco, lì è giusto parlare di dramma, e Bartocci&Costa, così come tutti quelli che lavorano in società, dal medico al magazziniere, sono le prime vittime di questa situazione.


Una situazione che, francamente, non era inaspettata. Oddio, visto il -15 pensavo di essermela scampata. E invece non è stato così. Almeno noi abbiamo avuto il tempo di prepararci, al contrario di Capo d’Orlando che, a mio avviso, paga la volontà della Fip di ridurre il campionato a 16 squadre e paga la nostra situazione. La loro violazione è decisamente meno grave della nostra, anche se c’è ed anche se Sindoni non mi sembra affatto uno stinco di santo.


Metto subito le cose in chiaro dicendo che accetto, così come tutti i tifosi napoletani (basta leggere su Basketime), le decisioni della Fip. Insomma, la situazione era diventata intollerabile, in passato si era chiuso più di un occhio (e non solo per noi…), con la falsificazione del documento si è andati oltre. Purtroppo è andata così, e almeno non dovremo vedere più scene come quella dello sciopero nella ultima Napoli-Scafati. Le cause sono tante: il gruppo Maione vive un momento pessimo e si è fatto, più di una volta, il passo più lungo della gamba. Ho sempre sostenuto che la vittoria della Coppa Italia fosse arrivata, paradossalmente, troppo presto, che la società non fosse pronta, che le basi non fossero solide, che i risultati sempre in crescendo ci rendessero poco avvezzi a soffrire. La qualificazione all’Eurolega ha fatto il resto. Maione ha anticipato i soldi per il rifacimento del PalaBarbuto, e là è stato il primo patatrac. Il Comune è ancora debitore, non so se di tutta la cifra o solo di una parte. Parliamo comunque di parecchi soldi. Intanto, iniziavano i lavori per il Mario Argento, ma finivano prima di subito. Lo storico palazzo dello sport è ancora lì, con le tribune al vento, a dimostrare l’ennessimo fallimento di una città. Il secondo guaio è stato quella Napoli-Treviso di fine gennaio. Bastava una vittoria per andare alle Top16 di Eurolega, pochi giorni prima eravamo andati a Treviso lasciando loro una facile vittoria che gli permetteva l’accesso alle Final Eight. Non si sa se ci fu accordo o meno, se qualcuno lo violò. Fatto sta che perdemmo una partita ridicola, niente Top16, niente soldi. E poi gli scioperi degli ultimi anni, gli stipendi non pagati e via dicendo. In tutto questo Maione continuava a illudere i tifosi meno attenti, parlava di assegno in bianco per Greer… Il comunicato di ieri è l’ennesimo esempio di un personaggio che tanto ha dato al basket italiano ma che non è stato in grado di porsi dei limiti, non ha voluto aiuto quando la squadra aveva toccato l’apice, ha voluto cercare comunque di guadagnare qualcosa nonostante gli acquirenti interessati scappassero dopo la visione dei libri contabili.


E ora? E ora non si sa che succederà. E la questione è triste, perché mi mancherà non solo per l’aspetto del gioco, in un campionato che mai come quest’anno sembra interessante. Ma mi mancherà perché adoravo l’ambiente al palazzetto, gli amici con cui guardare la partita e commentare, persone con cui rimanere a lungo nel palazzo anche dopo la fine della partita. E all’improvviso tutto questo ci viene scippato via. Firmerei per una B1, ma la sensazione è che qui si rischi di rimanere per parecchio tempo senza una squadra.


A margine, due parole su Fip e Lega. Sarebbe anche il momento che i signori in questione si accomodassero alla porta. Scandaloso che gli organi di vigilanza non vigilino, e che al 20 settembre ancora non si sappia chi (e contro chi) scenderà in campo il 5 ottobre. Direi che quest’anno si è abbondantemente oltrepassato il ridicolo. A contribuire a quest’oltrepassamento, la decisione (passato al momento un po’ sottosilenzio, coperta dalla notizia delle esclusioni) di ridurre in maniera graduale gli stranieri che parteciperanno al campionato italiano, destinato a scendere di livello proprio ora che si stava rivedendo la luce. Francamente, non lo ritengo il modo migliore per stimolare la crescita di un movimento. Poi, se a loro piace un campionato imbottito di Zacchetti, Infante e Cotani (con tutto il rispetto, però…), se lo tengano. Se poi un giovane italiano in virtù di queste regole si sente legittimato a sparare cifre blu per il contratto, di gran lunga superiori al prezzo medio di un buon americano, non venissero a lamentarsi della spaccatura del campionato e se vincono solo quelle 2 squadre. 

sabato 20 settembre 2008

Piango


Non doveva finire così. Aggiungerò qualcosa a mente fredda. Forse.

venerdì 19 settembre 2008

New York, New York

Oggi alle 18 su Rbg puntata di Uno spicchio tira l’altro dedicata al rapporto tra la città di New York e il basket. Secondo me è venuta abbastanza bene, se avete cinque minuti ascoltatela e fatemi sapere che ne pensate. Se non fanno casino, replica alle 22.


Intanto annuncio che le puntate del 30 settembre e del 3 ottobre probabilmente saranno sul campionato italiano. Se avete qualche domanda o qualche cazzata per movimentare un po’ la trasmissione fatemi sapere! Per qualsiasi cosa spicchio.rbg@hotmail.it


 

mercoledì 17 settembre 2008

-15

A Napoli fa freddo. Molto freddo. Quindici punti di penalizzazione, in attesa del Consiglio Federale che potrebbe comunque darci un bel calcio in culo. Allora, vediamo un po’ che posso dire, cercando di essere il più obiettivo possibile. Mettiamo subito le cose in chiaro: innanzitutto c’è tanta vergogna. Non dovrei essere io a vergognarmi, perché il pezzotto non l’ho di certo fatto io. Ma mi vergogno perché la mia squadra ha imbrogliato, perché la squadra della mia città ha imbrogliato. Seconda cosa: la pena. Dunque, si è parlato molto di radiazione, ho letto molti interventi da Varese (che guardacaso doveva salire nel caso fossimo stati radiati) che se la prendono con l’ingiustizia e cose di questo tipo. Mi dispiace per loro, però sono costretto a far notare che il regolamento della Fip non prevede la radiazione per fatti di questo tipo. La stampa ne ha parlato spesso e probabilmente li ha influenzati, ma bastava leggere il regolamento. I 15 punti sono giusti, a mio avviso. Poteva essere leggermente più pesante, ma io credo sia una sentenza abbastanza giusta, perlomeno a norma di legge. Poi si può dire che era più giusta la radiazione, che era più giusta la retrocessione in LegaDue (che forse ci avrebbe fatto comodo). Ma la legge prevedeva la penalizzazione, e penalizzazione doveva essere.


E mo’? Mo’ sono cazzi, ovviamente. La penalizzazione vuol dire che non avremo sponsor. Niente sponsor, niente soldi. Niente soldi, niente stipendi. Insomma, la salvezza, anche in caso di riduzione a 10/12 punti, è praticamente impossibile. Per quello dico che una retrocessione in LegaDue ci avrebbe paradossalmente fatto comodo, perché probabilmente ci avrebbe fatto guadagnare un anno. Peccato perché sta squadra secondo me poteva sorprendere. Attendiamo altri sviluppi.

martedì 16 settembre 2008

Ready? Go!

Parte oggi alle 18 un progetto che mi vede protagonista assieme al caro amico robbiatese Marcello. Lui è nordico e collabora con RBG, la radio dell’Università di Bergamo, conducendo la splendida trasmissione Five o’clock, su tutto ciò che è anglosassone. Il martedì e il venerdì, proprio appena finito Five o’clock, andranno in onda cinque minuti dedicati al basket, dall’improbabile nome di Uno spicchio tira l’altro. Il link vi rimanda alla scheda del programma, parleremo del mondo di basket, di storie e di personaggi. La prima puntata è un po’ improbabile perché alla fine ci presentiamo, ma vi posso assicurare che la seconda, su New York, è molto carina. Quindi, se avete cinque minuti di tempo libero, il martedì e il venerdì alle 18 (e forse anche in replica alle 22), andate sul sito di RBG, cliccate su play e ascoltate i nostri deliri. Poi castigateci via mail a spicchio.rbg@hotmail.it


Per i ggiovani c’è anche il gruppo su Facebook

venerdì 12 settembre 2008

Missed


Se qualcuno avesse notizie dell’avvocato Mario Maione ci facesse sapere qualcosa. Il signore è letteralmente scomparso dalla scena dell’informazione napoletana da qualche mese, lasciando la patata bollente nelle mani del povero Ario Costa e compagnia cantante. Non me ne abbiate a male se non seguo passo per passo quanto sta accadendo alla società e alla squadra. Sarebbero parole inutili. Tra l’altro, l’entità della faccenda la sappiamo solo da un paio di giorni, dall’udienza in procura che ha visto il nostro avvocato difensore non presentarsi (…), lasciando al proprio sostituto il compito. Singolare la motivazione: doveva partecipare al ricorso del Napoli calcio contro le curve chiuse. Capisco che riaprire le curve per Napoli-Reggina sia più importante di un’eventuale radiazione. Comunque, a quanto pare la frittata è più che grossa. Se pezzotto è stato, meritiamo di essere puniti severamente, ahinoi. Ora come ora firmerei per una retrocessione di ufficio in LegaDue o anche in B1, con la speranza che di conseguenza Maione cali il prezzo per la cessione della società e che qualche imprenditore sia interessato all’acquisto. Sempre se non capita di nuovo che fuggono una volta data un’occhiata ai libri contabili. Ci sarebbero tantissime considerazioni da fare, tante cose da dire, tanta amarezza da manifestare. Ma ne parleremo nelle prossime settimane, temo. Intanto, ho trovato questa foto curiosa, che sembra incarnare il canto del cigno. Vista la situazione, e vista anche la squalifica inflitta a Jumaine Jones per aver firmato un doppio contratto, l’immagine porta con sè un terribile carico di amara ironia.


 

martedì 9 settembre 2008

Coming soon


Presto, molto presto, sui vostri Windows Media Player (o altro lettore)… 

domenica 7 settembre 2008

C’era una volta…



… una Nazionale, e soprattutto un gruppo. Una Nazionale capace, dopo aver perso le prime due partite nell’Europeo svedese, di battere la Bosnia in una gara ridicola e da quel momento svoltare fino al bronzo. E l’anno dopo il clamoroso argento olimpico. E gli stessi Mondiali giapponesi, con prestazioni convincenti e vittoriose fino alla partita con la Lituania, persa nel risultato ma vinta nella gara a chi sciupava di più. Il movimento non ha saputo trarre frutti da questi successi, e dall’arrivo, anno dopo anno, di tre italiani in Nba. Il trasferimento del basket italiano dalla Rai a Sky ha generato un innalzamento della qualità del servizio, ma ha totalmente azzerato la presenza dello sport nel servizio pubblico. Non che mezza partita a settimana fosse molto, ma sempre meglio di niente. La stessa Nazionale, fiore all’occhiello degli anni passati, che aveva conquistato pubblico anche non appassionato, è stata mandata sul satellite. Non si è pensato a fortificare il movimento, a promuoverlo, grazie appunto ai 3 italiani d’America. Ragazzi che, comunque, in campo internazionale devono ancora dimostrare tutto. E che appunto per questo preferiscono evitare l’appuntamento agostano con la maglia azzurra (Gallinari a parte, ma sono due anni che passa l’estate rotto). Detto questo, vanno rimarcate un altro paio di cose. La prima è che Recalcati, non lo si scopre certo oggi, ha fatto il suo tempo. E’ stato bravissimo a trarre il massimo da un gruppo di talento medio/alto, ma non altissimo. Un gruppo che aveva voglia di sbattersi e lottare. Ma già agli scorsi Europei si era visto che la situazione gli era sfuggita di mano. Era il momento di iniziare un nuovo ciclo, nel quale bisognava integrare alcuni veterani con il gruppo dei giovani. Non ci riuscì. L’Italia giocò male ma, soprattutto, senza la voglia di gettare il sangue che aveva contraddistinto le edizioni precedenti. A quel punto, probabilmente, avrebbe dovuto passare la mano, ma visto che la Fip non diceva nulla, è rimasto al suo posto. Ed eccoci ad oggi. La qualificazione è ormai una chimera, si dovrebbero vincere le ultime 3 partite. Contro "corazzate" del calibro di Ungheria, Bulgaria e Finlandia. Le prime due già ci hanno battuto. Un risultato intermedio potrebbe portarci al torneo di "riparazione", che assegna l’ultimo pass europeo. L’ultimo posto ci condannerebbe al clamoroso torneo per evitare di retrocedere in Division B. Uno smacco. Il problema è anche il buco generazionale. La nidiata post-Mordente e pre-Hackett/Datome non ha prodotto giocatori da Nazionale. Forse Mancinelli, che però gioca pochissimo. Bisogna tener conto anche di questo aspetto. Siamo in una sorta di limbo, attendendo la crescita dei due di cui sopra, di Poeta (il migliore in questi giorni, e infatti contro i bulgari ha giocato 4′…), di Crosariol (se mai ci sarà). Gente che comunque non potrà mai prendere in mano la situazione o essere la prima opzione. Per quello c’è bisogno dei tre Nba. Sempre se si degnano.

martedì 2 settembre 2008

All’orizzonte


Mi tengo sull’enigmatico.