giovedì 30 dicembre 2010

Cosa ricorderemo di questo 2010

Ripercorrendo anche i post del blog, gli eventi cestistici che difficilmente dimenticheremo:

- La Madness più bella degli ultimi anni, da Samhan all'ultimo tiro di Gordon Hayward
- Gli addii a John Wooden e Manute Bol
- Gara-7 raccontata da Gerry
- La buffonata estiva di LeBron, le prime difficoltà e la rapida trasformazione in squadra
- La tripla di Teodosic e le difficoltà di Rubio
- L'idea che a Teramo qualcosa dovesse cambiare
- Millsap che ne fa 11 in 28 secondi
- Dennis Rodman a telefono con la radio mentre una signora succhia "something"
- Il pene di Oden
- Dallas che vince difendendo (lo riscrivo, Dallas che vince difendendo)
- Once Brothers
- Il 30+30 di Kevin Love
- L'ennesima farsa napoletana
- Le schiacciate di Blake Griffin

giovedì 23 dicembre 2010

sabato 18 dicembre 2010

PANIC!

Stan Van Gundy, costretto dal dress code alla cravatta, accompagna con un possente rutto una delle intelligenti iniziative di Vince Carter
I Magic hanno premuto il tasto "Panic". Cinque sconfitte nelle ultime sei partite, con l'unica vittoria arrivata contro i soliti benefattori dei Clippers, e il contemporaneo sorpasso in cima alla division da parte dei cugini di Miami (che invece sembrano aver trovato la quadratura del cerchio), hanno spinto la dirigenza a muoversi verso una totale rivoluzione. Scriviamo a bocce non ancora ferme, e quindi potrebbe cambiare ancora qualcosa, ma le trade ormai sembrano andate in porto.
Ricapitolando, da Orlando si muovono verso Phoenix Vince Carter, Mickael Pietrus e Marcin Gortat, più una prima scelta futura. Dall'Arizona arrivano Jason Richardson, Hedo Turkoglu e Earl Clark. Contemporaneamente, i Magic spediscono ai Washington Generals... ehm, Wizards Rashard Lewis in cambio nientemeno che di Agent Zero.
Il primo aspetto da analizzare è l'individuazione dei colpevoli: Vince Carter e Rashard Lewis. Non ci voleva molto. Voglio dire, che Carter non fosse il giocatore ideale per arrivare al titolo è cosa nota. Discorso differente per Lewis, che ha dato un valido, per quanto discontinuo, contributo nella prima stagione ai Magic, ma negli ultimi due anni ha visto calare in maniera clamorosa il proprio rendimento. Aggiungiamoci che, per quanto autore di diversi tiri pesanti, non è che sia questo cuore di leone, e che il suo è uno dei contratti più scandalosi della Nba, e il quadro è completo. E se l'unico modo per liberarsi di un contratto così pesante è quello di fare una scommessa, i Magic hanno puntato grosso su un giocatore dal talento enorme oscurato dai tanti avvenimenti extracestistici. Ma Arenas dal pino potrebbe rappresentare un elemento preziosissimo per le speranze di Orlando, anche se prevediamo tanti mal di testa per coach Van Gundy...
Concludendo il discorso relativo alla Florida, bisogna registrare l'arrivo di Jason Richardson, che dovrebbe contribuire a rimettere in sesto un attacco quest'anno troppo stagnante, e il ritorno di Turkoglu nella squadra che lo aveva portato ad ottenere il contrattone che si porta dietro.
Insomma, i Magic rischiano. Hanno capito che qualcosa andava cambiato e hanno voluto farlo subito. Si privano di pezzi importanti (Gortat dava minuti di qualità, dopo Barnes va via anche Pietrus e la difesa perimetrale ne risentirà). Nel migliore dei casi, il Turco viene rivitalizzato dall'aria della Florida e Gilberto fa il bravo: abbiamo di nuovo una contender. Nel peggiore dei casi ci saranno tante ulcere per Stan, altro che mal di testa.
Interessante lo scenario in casa Suns: Gortat entra a far parte di un pacchetto lunghi che con Frye, Warrick e Lopez è più valido di quanto si possa pensare. Carter con Nash può vedere le proprie cifre salire rapidamente. Pietrus è fatto dal sarto per questa squadra: difesa e tiro da 3. Se poi qualcosa dovesse andare storto... beh, il contratto di Vince ha una Team Option che è lì proprio per non essere esercitata...
Infine, Washington: capisco che mandare via Arenas era un'urgenza impellente, ma Lewis prende 20,5 milioni quest'anno, 22,1 il prossimo e 23,7 nel 2013. E leverà minuti a Blatche e McGee. Contenti loro...

giovedì 16 dicembre 2010

La questione Avellino

"Talentuosa point guard undersized in saldo: chi offre di più?"

Delle sinistre coincidenze tra l'Avellino di Ercolino e la Napoli di Maione ho già parlato in altre occasioni (1, 2 e 3), beccandomi anche della ciucciuettola (ossia la civetta, insomma mi hanno detto di portar sfiga).
Fatto sta che ora Ercolino se ne esce con questo scritto

“Ritengo doveroso comunicare che le condizioni economiche della S.S. Felice Scandone hanno raggiunto un livello di estrema difficoltà. Entro il prossimo 21 dicembre occorrerà versare 91.225 euro di contributo Federazione Basket 2010/2011. Il mancato versamento comporterebbe l’applicazione dell’art. 18 del regolamento federale concernente l’esclusione dal campionato.
Colgo, inoltre, l’occasione per ribadire la volontà di garantire un futuro alle imprese del Gruppo Ercolino e quindi ai dipendenti, ai fornitori ed a quanti hanno creduto ed investito nella nostra organizzazione, mi impone di non poter distogliere più alcuna risorsa, neanche minima, da poter indirizzare al basket.
Nel ringraziare Silvio Sarno, Walter Taccone, Francesco Passariello, , Pasquale Alborea, Miranda, Carlo Matarazzo e Salvatore Pugliese per il contributo elargito quale ultimo intervento utile per corrispondere gli stipendi, auspico che le energie imprenditoriali e professionali e non ultimo, istituzionali della città di Avellino, da me già più volte sollecitate, vorranno coscientemente intervenire a sostegno della difficile situazione”.

Vincenzo Ercolino

Io porterò sfiga e 90mila euro una società come Avellino potrebbe anche trovarli, ma temo che purtroppo un po' di marcio in Irpinia ci sia.

lunedì 13 dicembre 2010

Signor Sterling, ma non dovrebbe insultare gli avversari?

Da Hoopshype

Sterling ha espresso il suo disappunto sulla prestazione di Baron Davis insultandolo dal suo posto durante una partita casalinga dei Clips. Tra le frecciate di Sterling: "Perchè stai giocando?!", "Perchè hai preso quel tiro!?", "Sei fuori forma!"




Se non fosse che sono i Clippers, la scena sarebbe paradossale. Il Barone, che recentemente ha affermato di voler giocare fino a 38 anni (perché, ci chiediamo noi, ha ripreso?) si è detto frustrato della situazione.
I Clippers avrebbero bisogno di una squadra da titolo per sperare di fare un primo turno di playoffs. Noi, che però siamo dalla loro, prendiamo atto dell'ennesimo capolavoro e ringraziamo sentitamente.

sabato 11 dicembre 2010

Il presidente a costo zero

Innanzitutto, permettemi un piccolo riassunto delle puntate precedenti.


Antonio Cirillo, presidente Nuova Pallacanestro Napoli, 6 luglio 2010
 “Ad un certo punto della passata stagione, mi fecero notare che la mia era diventata la prima squadra cittadina. Ebbi un sussulto d’orgoglio. Tempo dopo, seppi che la Fip stava per lanciare l’iniziativa legata alla creazione della cosiddetta lega di sviluppo. Fu in quel momento che capii che era possibile dar luogo a questo progetto”.
Amedeo Salerno, presidente Coni prov. Napoli, 6 luglio 2010
“L’anno scorso non mi sono fatto vedere, perché avevo le mie perplessità su quel progetto. Quest’anno ero indeciso (perché?, nda), ma alla fine ho deciso di venire a testimoniare con la mia presenza il sostegno a questa iniziativa che ritengo sia più che mai valida”.
 Antonio Cirillo, La Stampa, 15 ottobre 2010
«Il progetto pone le sue radici nell’interesse che questa città ha per il basket – ha spiegato il presidente -. Partendo da una tradizione gloriosa si pone l’obiettivo di riportare, in tempi verosimilmente brevi, una società napoletana ai massimi livelli del basket nazionale, cosa che ad oggi può sembrare solo un sogno».
Francesco Carotti, La Stampa, 15 ottobre 2010
Manca ancora un main sponsor, ma a breve si potrebbe chiudere un accordo con una azienda del fotovoltaico (...) Insomma, il progetto stavolta è serio. A testimoniarlo è anche la notizia che la Nuova Pallacanestro Napoli ha intenzione di acquistare i trofei della Basket Napoli (uno scudetto di LegaDue e una Coppa Italia), che saranno messi all’asta per coprire (parte) dei debiti della vecchia società. Un segnale importante teso a dare continuità ad un progetto ambizioso. 
Nicola Alfano e Antonio Cirillo, Il Roma, primi giorni di novembre 2010
Come annunciato non più di cinque giorni fa dal presidente Cirillo, questa sarà la settimana degli sponsor e del pagamento degli stipendi arretrati. «Stiamo cercando di costruire qualcosa d’importante – continua Cirillo – e l’arrivo di questo nuovo sponsor è emblematico del grande interesse che la Npn sta riscuotendo. Ora non resta che formalizzare l’accordo col main sponsor che spero di poter presentare tra giovedì e venerdì a margine di una conferenza stampa in cui chiariremo quanto accaduto nella scorsa settimana».
 Michele Giordano e Nicola Alfano, Il Roma, 11 novembre 2010
A furia di gridare al lupo al lupo nessuno gli diede più retta. Piccolo accenno ad uno dei racconti più celebri per introdurre le novità di casa Np Napoli. Doveva tenersi quest’oggi, stando alle promesse delle scorsa settimana del presidente Cirillo, la conferenza stampa di presentazione del main sponsor ma, a quanto pare, l’atteso annuncio è stato rinviato a data da destinarsi, come sottolineato dal responsabile dell’ufficio marketing della Npn Michele Giordano: «Non presenteremo il main sponsor in questo fine settimana – commenta Giordano – e questo perché non ci sono i presupposti per poterlo fare». Tradotto in soldoni prima bisognerà pagare gli stipendi arretrati: «Una cosa è certa – continua Giordano – il presidente Cirillo ci ha messo soldi e faccia per riportare il basket a Napoli circondandosi di grandi professionisti e facendo diversi sacrifici. La squadra va forte ed al PalaBarbuto oltre che ad un buon basket tutti stanno ammirando un’organizzazione da serie A. Eppure ad oggi l’imprenditoria napoletana vera e propria non ha risposto come si sperava nonostante l’intervento dei vertici della Fip campani».
Nicola Alfano, Il Roma, 3 dicembre 2010

Come un castello di sabbia la Np Napoli pare venir giù poco alla volta. Debiti, bugie e colpi di scena sono oramai all’ordine del giorno in casa della neonata società partenopea. Un film già visto, arricchito stavolta dalla deflagrazione della “bomba stipendi”. In settimana, infatti, capitan Di Lembo e compagni si sono allenati a singhiozzo in segno di protesta nei confronti del presidente Cirillo che, in barba all’accordo preso col team alla vigilia del match con Sassari, non è riuscito ancora a regolarizzare i pagamenti arretrati. Un patto d’onore non mantenuto dall’amministratore delegato della Npn che ha portato alla “quasi serrata” dei giocatori, ieri in campo a ranghi ridotti. Una scelta a cui si aggiunge, con responsabilità ed attaccamento alla maglia, la decisione di scendere regolarmente in campo domenica, nonostante tutto, a Roma. La situazione però rischia di precipitare da un momento all’altro con le banche non più disposte a concedere credito all’avv. Cirillo atteso al saldo dei debiti e dei Nas alla Fip. Una situazione debitoria da aggiornare continuamente al pari di un bollettino di guerra, aggravata ulteriormente dai 35mila euro che Cirillo deve ancora versare nelle casse del presidente del Battipaglia, Giancarlo Rossini, per perfezionare l’acquisizione del titolo di B Dilettanti preso la scorsa estate.  
Lettera dei giocatori, 3 novembre 2010
Come ormai noto a tutti, la Nuova Pallacanestro Napoli SSDRL versa purtroppo, dall’inizio della stagione, in una difficile situazione finanziaria. Ciononostante la squadra ha sempre dimostrato in campo il massimo dell’impegno e della professionalità, non mostrando mai nessun sentore del disagio che purtroppo persiste relativamente alla mancata corresponsione degli emolumenti. In data 14 novembre, nonostante il ritardo di ben 34 giorni sulla prima mensilità, l’avv. Cirillo ha sottoscritto, per concessione della squadra, un accordo di rientro finanziario in deroga alle scadenze contrattuali, stabilendone delle nuove entro le quali la proprietà si impegnava ad effettuare i pagamenti dei primi tre stipendi, contando di rientrare a regime entro il mese di Gennaio, con il pagamento della quarta mensilità. I termini di questo accordo solo sedici giorni dopo la firma sono stati disattesi. Ad oggi, 3 dicembre, la squadra ha percepito solo due terzi della prima mensilità, quando invece avrebbe dovuto ricevere il terzo stipendio (il 30 novembre). Detto accordo prevedeva inoltre l’astensione da qualsiasi prestazione sportiva da parte degli atleti in caso di inadempienza. Malgrado tutto la squadra ha deciso di riprendere gli allenamenti nella giornata di giovedì, per dimostrare ancora una volta, l’attaccamento alla maglia ed il rispetto per i tifosi ed appassionati della Nuova Pallacanestro Napoli, nonché per preparare al meglio, come finora sempre fatto, nonostante le sopraccitate difficoltà, le due impegnative trasferte che attendono la squadra.Tuttavia il team al completo si riserva di prendere ulteriori decisioni laddove non dovesse ricevere significativi riscontri da parte della proprietà.
Gli atleti della Nuova Pallacanestro Napoli 



Dunque, mi trovo per la terza volta in tre anni a scrivere del fallimento di una società cestistica napoletana. Per il secondo anno di fila, non si arriva neanche a mangiare il panettone.
Se vi aspettate spiegazioni su come questo sia possibile, avete sbagliato posto. Quello che è avvenuto a Napoli in queste ultime settimane è per me totalmente inspiegabile. Napo-Rieti veniva da una situazione malata, con metastasi ovunque. Solamente l'illusione di poter rivedere un po' di basket di vertice (quello degli avversari ovviamente) dal vivo aveva spinto qualche centinaio di poveri illusi (me compreso, ovviamente) a seguire le vicende della squadra più disastrata che abbia mai calcato i parquet italiani. A dicembre, dopo mesi di divertentissime (ci tocca ridere su certe cose) vicende societarie, è finita come molti ricordano.
Quest'anno, si diceva, è diverso. Un progetto serio, piccoli passi, partendo dal basso. Si può salire un po' per volta, basta reggere un anno. Ci sono anche gli ultras, felici di vedere una maglia senza torre merlata e un progetto made in Napoli. La squadra gioca bene e vince. Al palazzetto siamo abbastanza, a sta squadra ci teniamo. Ed è finita di merda anche in questo caso, sempre a dicembre.
Non credevo ci riuscissero, ma Papalia e Cirillo sono riusciti a farmi riabilitare Maione.

Non capisco. E' vero, Napoli è una città calcistica. C'è la crisi economica e figurati se ai privati gira di sponsorizzare una squadra di basket. Ma quale squadra di B2 può contare dai 500 ai 700 spettatori fissi nelle gare interne? Le altre squadre non sopravvivono con sponsor minori?
Qua ci troviamo di fronte a un capolavoro. Di fronte a un caso di un presidente a costo zero, che in quattro mesi e mezzo ha cacciato due terzi di una sola mensilità (alla squadra, lo staff eroicamente ha continuato a lavorare aggratis). All'acquisto di un titolo senza cacciare un euro. Il primo pensiero deve appunto andare a giocatori e staff. Eroici, immensi.
Probabilmente si è trattato di un clamoroso salto nel vuoto senza paracadute. E a pagarne le conseguenze saremo ancora una volta noi poveri appassionati e tifosi di basket. Perché quest'altra farsa potrebbe aver messo l'ultimo chiodo sulla bara della pallacanestro napoletana.

venerdì 10 dicembre 2010

Ricomincio da capo

Vivendo a Milano, quest'anno non ho seguito con troppa assiduità le vicende della NPN. Dove la prima N sta per Nuova. Un'occhiata al tabellino la domenica, dopo le partite, qualche commento da parte di Drunkside e poco più.
L'altra settimana, però, mi trovavo a Napoli e ho fatto la mia presenza al PalaBarbuto per il derby con Giugliano.
Mi era mancato. Le chiacchiere con vecchi amici, la lenta transumanza verso il posto, l'attesa della gara mentre i giocatori si riscaldano. La familiarità, per qualcuno "appartenenza", con dei colori che sono in campo a rappresentare sì Napoli, ma un po' anche me.
Tra la Nuova pallacanestro Napoli e le Vecchie non erano solo i colori ad essere comuni. Certo, la Napo-Rieti si allenava con delle canotte amaranto che poco avevano a che fare con la tradizione, ma in campo era sempre biancoazzurra. Le affinità vanno oltre: esclusa la Martos, i risultati in campo sono sempre stati più che buoni, se non ottimi. Vero, ultimamente non il miglior pino sulla vetta del monte della LegaA, ma un decente arbusto in un campionato dignitoso.
Il sostegno del pubblico penso non sia mai mancato. A noi tifosi di Napoli, davvero, bastava solo poter andare al palazzetto.

martedì 7 dicembre 2010

Elogio della "Vanolic"

Dis/Impegno, nella sua preview al campionato, l'aveva indicata come possibile squadra sorpresa del campionato e come sicura squadra simpatia. Al momento i fatti sembrano dargli ragione.
Cremona gioca un bel basket, è il quarto miglior attacco del campionato ed è terza per punti segnati. A guidare questo insolito melting pot italo-slavo, con un pizzico di salsa americana, è il giovane coach sloveno Tomo Mahoric, già giramondo dei parquet, tra gli artefici della favola Lietuvos Rytas.
Una squadra d'attacco, dicevamo. Intanto, la vittoria contro Caserta è arrivata grazie a degli ottimi momenti difensivi, al dominio a rimbalzo (46-37) e ad una piacevolissima circolazione del pallone, con tanti extrapass, che ha portato sempre a buoni tiri.
E così, in una giornata in cui le polveri statunitensi erano bagnate (4 punti Foster, 2 del "bulgaro" Rowland con 1/7 al tiro), abbiamo potuto assistere al manifesto della classe operaia che va in Paradiso. 21+8 per Sekulic, 9+8 per un tenacissimo Drozdov, qualche giocata difensiva di alto livello di Formenti, e soprattutto 13 minuti di altissima qualità per Lorenzo D'Ercole, che si sta scrollando di dosso l'etichetta di "promessa" per fare il primo salto di qualità.
Ma ogni squadra come si rispetti ha bisogno di un leader. E la Vanoli lo ha individuato in una vecchia conoscenza del basket italiano, quel Marko Milic che a 33 anni continua ad essere uno dei migliori (se non il migliore) giocatori di post basso visti in Italia negli ultimi quindici anni. Le sue azioni in vernice e le sue scivolate sulla linea di fondo restano materiale da far visionare allo stremo ai ragazzini che si avvicinano a questo sport.
Mahoric ripete giustamente che è necessario tenere i piedi per terra.
Bisognerebbe spiegarlo a lui...

lunedì 6 dicembre 2010

Giorgio Boscagin uno di me

Lo ammetto: ero scettico. Inizialmente non avevo tutta questa voglia di andare ad Avellino. Per vedere cosa? Una passeggiata sui rimasugli di Teramo? La mia colossale pigrizia spingeva per una domenica sul divano.
Alla fine invece ci siamo messi in moto verso il PalaDelMauro. Diciotto euro per una curva, mortacci loro. Hanno fatto bene i teramani a restare a casa. Almeno però si vede bene.
La cronaca, come sempre, la potete leggere altrove. Noi ci limitiamo ad alcune annotazioni.

AVELLINO: male, malissimo. A lungo fossilizzata sul tiro da 3, è fortunata che Dean trova il primo tempo della sua vita (sette triple consecutive). L'attacco si basa sull'improvvisazione più totale, la difesa spesso consiste nel "facciamo tirare gli avversari così poi tocca a noi". Scelta che potrebbe anche avere un senso, se almeno poi corressero, anziché attaccare a difesa schierata. Un plauso a Vitucci, però, per il coraggio di aver levato un catastrofico Green al 25simo (-15 di plus/minus) e non averlo più rimesso, anche se forse si poteva fare un tentativo con lui e Spinelli contemporaneamente in campo. Troppo leggeri? Vero, ma 20 minuti di Lauwers sono troppi. Spinelli (+14 di plus/minus, 9 assist) ottimo per 19 dei 20 minuti giocati, mettendo in ritmo tanto Dean quanto finalmente Troutman. Poi forza una tripla e sugli ultimi possessi si lascia andare a passaggi poco piacevoli in una gara punto a punto. Troutman... mamma mia, io lo adoro ma non c'era proprio. Sonnacchioso a rimbalzo, soft in attacco. Non era lui. Meglio Johnson, sottoutilizzato. Thomas... mah, a me lui piace parecchio, ma nel primo tempo si limita al compitino, facendo il tiratore sugli scarichi. Rientra più vivace, riceve qualche pallone in post, attacca di più il canestro.
Comunque nel complesso una squadra che con quel roster potrebbe fare MOOOOOOOOLTO meglio.

TERAMO: bello vederli festeggiare a fine gara come avessero vinto l'Eurolega, quasi increduli. Il gruppo c'è, il talento resta pochino, i buchi son tanti. Però mai dire mai. Il problema principale è in regia: il play lo ha praticamente fatto Diener per buona parte del match, con Zoroski ad agire sugli scarichi. Per carità, niente di male, ma così metti un discreto freno a mano a Drake che fino a prova contraria è il tuo miglior giocatore. Anche quando è entrato Rullo (una decina di minuti discreti) non portava lui palla. Quando poi è toccato a Zoroski condurre i giochi si è visto un po' di casino (maluccio soprattutto quando pressato), nonostante il tabellino alla fine dica 8 assist. Insomma, un ritocchino in regia non sarebbe male, magari affiancando questo mister X a Zoro e Diener. Diciamo che fino al 39simo, con Spinelli dominatore e Avellino vincente, il titolo del post era "l'importanza di avere un play". Passando ai lunghi, Fletcher continua a non appassionarmi ma vabbè. Polonara ha fatto un paio di assist di altissimo livello. Il tabellino recita 4 rimbalzi offensivi ma tre vengono dalla stessa azione in cui ha preso il rimbalzo del suo tiro. Necessita di carne sto ragazzo. Davis... beh, premettendo che non sono un suo grande fan, che la mano fosse ottima si sapeva. Diciamo che se si limita a tirare è un giocatore utilissimo. L'importante è che non faccia altro!
Ottimo il 43-26 a rimbalzo. Quindi, ben venga il 3, ma un ritocchino in regia non sarebbe male.


Man of the match: Giorgio Boscagin. L'ho sempre schifato ma per prendere una palla vagante stava mettendo a repentaglio la vita di un arbitro (finito prima contro la transenna e poi violentemente a terra). Per questo merita stima imperitura.

Nota di colore: il vicino di posto con l'alito rivelatore di un pranzo a base di una sana pasta e fagioli. Difficile dimenticare espressioni come "hanno paura di tirare a porta", "ma perché è sempre palla loro?" (rimessa Teramo dopo canestro di Avellino e timeout Banca Tercas) e "ma c'amma fa' con sti tiri liberi, serve qualche tiro da tre". Il signore in questione, insieme con i due che erano davanti a noi, hanno lasciato il loro posto sul punteggio di 88-88 a pochissimi secondi dalla fine. Mah.
(In generale pubblico piuttosto freddo, a parte gli Original Fans che hanno cantato ininterrottamente).


Fatto sta che io vado a vedere Teramo e la Banca Tercas finalmente vince. Un noto (anche alle forze dell'ordine) blogger mi deve una birra.

domenica 5 dicembre 2010

The Chainsaw Massacre

Inutile provare ad analizzare la gara, anzi, lo facciamo lo stesso. Una violenza carnale.
Forse perdere a Varese è stata una fortuna per Siena, che ha viaggiato quasi a fari spenti sino ad oggi. Oggi, forse, nascondersi sarà più difficile.

venerdì 3 dicembre 2010

Nuova squadra, vecchi problemi

E' incredibile come in questa città non si riesca a fare pallacanestro in maniera sana neanche ai livelli più bassi. I problemi son sempre i soliti.

È ormai destino che la Napoli del basket viva storie tormentate. Mentre la squadra vola nel campionato di B con otto vittorie in dieci partite e un clamoroso secondo posto in classifica per una neopromossa, ora il match più impegnativo la Nuova Pallacanestro Napoli lo deve giocare fuori dal parquet. Dopo aver ottenuto dalla Federbasket lo slittamento al 9 dicembre del pagamento dei debiti Nas, ovvero 59mila euro di tasse sull'ingaggio degli atleti svincolati, il club azzurro è comunque alla canna del gas per ciò che riguarda il pagamento degli stipendi ai giocatori. Lo scadenzario che lo stesso presidente Cirillo aveva proposto agli atleti è stato purtroppo disatteso e quindi sia mercoledì che ieri mattina la squadra non si è allenata, chiedendo le spettanze. Ieri sera, dopo una lunga riunione nello spogliatoio, una parte della rosa di coach Massaro ha effettuato una parziale seduta. Oggi è annunciato un comunicato dei giocatori. Domani intanto c'è la trasferta di Roma e il rendimento potrebbe fatalmente risentirne. Il mancato ingresso del socio Antonio Gallitelli, che doveva mettere nel piatto 160mila euro, è stato forse decisivo per la crisi attuale. Gli sponsor ci sono ma finora non hanno ancora versato un euro. Mentre il marchio Wind è in stand by. Il presidente Antonio Cirillo ha fatto sapere che entro martedì sarà pagata la tranche di stipendi arretrata ma è il saldo dei debiti Nas a preoccupare. Senza quei 59mila euro, la Npn giovedì prossimo sarà esclusa dal campionato. E per Napoli sarebbe l'ennesimo delitto perpretato ai danni dello sport dei canestri.

E ancora

B Dil C: N.P. Napoli, lettera aperta dei giocatori sul caso stipendi

Come ormai noto a tutti, la Nuova Pallacanestro Napoli SSDRL versa purtroppo, dall’inizio della stagione, in una difficile situazione finanziaria.

Ciononostante la squadra ha sempre dimostrato in campo il massimo dell’impegno e della professionalità, non mostrando mai nessun sentore del disagio che purtroppo persiste relativamente alla mancata corresponsione degli emolumenti. In data 14 novembre, nonostante il ritardo di ben 34 giorni sulla prima mensilità, l’avv. Cirillo ha sottoscritto, per concessione della squadra, un accordo di rientro finanziario in deroga alle scadenze contrattuali, stabilendone delle nuove entro le quali la proprietà si impegnava ad effettuare i pagamenti dei primi tre stipendi, contando di rientrare a regime entro il mese di Gennaio, con il pagamento della quarta mensilità. I termini di questo accordo solo sedici giorni dopo la firma sono stati disattesi. Ad oggi, 3 dicembre, la squadra ha percepito solo due terzi della prima mensilità, quando invece avrebbe dovuto ricevere il terzo stipendio (il 30 novembre). Detto accordo prevedeva inoltre l’astensione da qualsiasi prestazione sportiva da parte degli atleti in caso di inadempienza. Malgrado tutto la squadra ha deciso di riprendere gli allenamenti nella giornata di giovedì, per dimostrare ancora una volta, l’attaccamento alla maglia ed il rispetto per i tifosi ed appassionati della Nuova Pallacanestro Napoli, nonché per preparare al meglio, come finora sempre fatto, nonostante le sopraccitate difficoltà, le due impegnative trasferte che attendono la squadra.

Tuttavia il team al completo si riserva di prendere ulteriori decisioni laddove non dovesse ricevere significativi riscontri da parte della proprietà.

sabato 27 novembre 2010

Sproporzioni fisiche

Si dice che il basket sia uno sport per giganti. Sbagliato: "il basket è uno sport per persone intelligenti", dice il saggio, e noi concordiamo.
La realtà però è che chi gioca il nostro sport preferito, spesso e volentieri, con le regole dell'uomo vitruviano non ha davvero niente a che fare. E le altezze da colosso, probabilmente il fattore antropometrico più shoccante per chi segue poco la pallacanestro, sono soltanto la punta di un iceberg formato di sproporzioni assortite.
Procediamo con ordine.

Si diceva, l'altezza. I giocatori più alti ad aver mai giocato in NBA sono Manute Bol e George Muresan, che guardavano il campo dall'alto dei loro di 231 cm, perché Sun Min Ming (236 cm) non ha mai giocato nella NBA. Più o meno alla stessa altezza del cinese si spingeva lo sfortunato Kenny George, al quale qualche anno fa è stato amputato un piede. Ma il giocatore più alto del quale si sia raccolta traccia è tale Suleiman Ali Nashnush (in foto), un ex giocatore della nazionale libica che ha avuto l'onore di recitare una piccola parte nel Satyricon di Fellini. Altezza? due-quattro-cinque. 245 centimetri. Evidentemente non giocava guardia.

Anche sui giocatori-pulce ci sarebbe tanto da dire, ma ci limitiamo a citare i famosissimi Muggsy Bogues (161 cm) e Earl Boykins (167) su tutt.. ehm.. sotto tutti. Proprio Boykins, in foto, è immortalato mentre costituisce una minaccia a rimbalzo per Tim Duncan, che si sforza di tagliarlo fuori. Ma, lasciando stare gli estremi, è interessante vedere cosa c'è nel mezzo: ad esempio, Jeff Gibbs, misurato 188 cm, era un centro da doppia-doppia di media in Germania, attualmente è in Giappone. Il suo posto, nel cuore dei tifosi di Germania, l'ha preso l'ex ciociaro Kyle Hines, misurato 194 cm. Quanto Dwyane Wade, per intenderci.
Ora, se non amate a prescindere i pivot bonsai, quelli che ogni maledetta domenica devono vedersela con gente che gli dà 15 cm e 20 kg di differenza, non vi voglio nemmeno conoscere (cit.)


Ma, come si diceva prima, l'altezza diventa un parametro trascurabile se pensiamo, ad esempio, alle braccia dei giocatori. L'uomo vitruviano ha l'apertura di braccia pari all'altezza. Il suddetto Manute Bol probabilmente non lo sapeva: alto 7'7", aveva un'apertura alare vergognosamente pari a 8'6", che per decenza non converto in centimetri. Vabbè, lo faccio: 259 cm. Tra quelli in attività, il più largo di braccia (e non solo) è nientepopodimenoché Shaq (234 cm), mentre merita una menzione speciale il predestinato KD: Il miglior realizzatore della lega nordamericana supera abbondantemente i 220 cm di apertura, ossia non molto meno di Yao, che in questo è piuttosto vitruviano. Non si può non menzionare colui che da più parti veniva definito l'incrocio di un uomo con un allosauro: meglio noto come Il Canguro, Mr Kevin Willis.

Per quanto riguarda il peso, qualche tempo fa fece scalpore il caso di Schortsanitis (in foto a sinistra, mentre si allena con un perplesso Martin Rancik), che arrivò a pesare oltre 180 kg. In ambito Nba, il ciccio per eccellenza è Oliver Miller, per il quale Sir Charles Barkley (non proprio una silhouette) consegnò alla storia la frase: "l'unico modo per fargli schiacciare è mettere un panino sul ferro". Comunque, Miller, ufficialmente 143 kg, arrivò a superare abbondantemente i 150, "distribuiti" su 206 cm. Di proporzioni simili è il trattore Traylor, visto di recente a Napoli. Meno famoso, ma altrettanto largo, Dwight Stewart, giramondo del centro area campione NCAA nel 1994; degna di menzione anche Ashley Paris, sebbene giochi nella WNBA.

Risultati interessanti possono arrivare anche dal numero di ripetizioni di panca piana, con un peso di circa 84 kg. Se è risaputo che Durant è riuscito a fare 0 ripetizioni, insospettabilmente forzuti sono Joe Alexender (24 ripetizioni), Matt Bonner (20, come Al Horford) e Sean Singletary (18, come Kevin Love); ricordiamo che il record è 27 di Jason Keep(in foto, durato un amen a Biella: speriamo non se la sia presa), mentre a 26 troviamo JP Batista, Joey Graham, il pupillo Josh Duncan e l'amico Kenny Adeleke. Tra le mammolette, Durant è in illustre compagnia: tra gli altri, Rudy Fernandez, Monta Ellis, Jamario Moon, Luke Ridnour (non che la cosa ci stupisca) e TJ Ford. Nota di demerito a Tyson Chandler, capace di sole 2 ripetizioni.

Anche le mani sono un fattore trascurato nella Nba. Famose quelle di Shaq, per le quali non si hanno misurazioni ufficiali, ma voci che le riportano di circa 30 cm di lunghezza e qualcosa più in apertura, altrettanto famose stanno diventando quelle di Rondo. A dire il vero, il play di Boston è abbastanza uno scherzo della natura, tanto che la trasmissione SportScience ha dedicato una puntata alle sue dimensioni.



Infine, per i più maliziosi: Sexy James. Non penso sia possibile descrivere la situazione meglio di come fece l'Avvocato Buffa in una telecronaca di qualche tempo fa: "Perché si chiama Sexy? Allora, nello sport americano si chiamano sexy quello che, al primo giorno di camp, quando si fa la doccia, dimostrano di essere estremamente ben forniti. Ora, se nella NBA, dove vi possiamo assicurare il livello è altissimo, uno viene chiamato sexy, vi lascio immaginare cosa si porti a spasso…" Grazie Avvocato.

giovedì 25 novembre 2010

There's D in big D


Dopo 15 gare i Mavs realizzano 96.6 punti a partita (posizione numero 23 - VENTITRE - nella Lega), ma concedono soltanto 92.4 punti a gara (QUARTA miglior difesa dell'Nba).
Tutto questo nonostante Kidd non sia più un grado di tenere il primo passo del 70% degli esterni Nba. Ma la presenza di giocatori come Marion, Stevenson e soprattutto Chandler si fa sentire. E Carlisle ama spesso mescolare le carte, ricorrendo anche alla difesa a zona.

The Mavericks play more zone than any other team in the league, but Carlisle said the notion that it is done to cover up for defensive liabilities is inaccurate.
"You can have a really athletic team and if they don't know what they're doing, they're going to look [terrible] playing the zone," he said. "It's not about masking deficiencies. It's about playing to strengths.
"We play zone because it's a defense that can be effective against any lineup, if you know your job within the zone."
Nowitzki said every team in the league is playing more zone defense these days.
"Look at the Lakers," he said. "They might start in man-to-man, but once some action starts on the strong side, the big guy comes over and zones it up.
"I think the best defensive teams are going to play zone with man-to-man principles, or the other way around. That's the way the league is going."

Nel quarto decisivo di questa notte contro i Thunder, conclusosi 36-22, OKC è stata costretta a tirare con il 39%.


Non sono più i Dallas Mavericks dei nostri padri.

mercoledì 24 novembre 2010

Lo Schifo

PASSAPORTO - In realtà il caso del passaporto macedone di Winston è emersa... per colpa di Winston nelle ore successive allo sbarco bolognese.

"Il passaporto ci sarebbe, devo solo andare a ritirarlo", disse. Frase corretta ma con un'omissione importante: i passaporti cosiddetti facili dei giocatori americani hanno un costo. Quello di Winston a quanto si mormora vale 100.000 dollari. E siccome il passaporto è un'opportunità per lui, più che per la Virtus, è lui che deve andare a Skopje e staccare un assegno che vale quasi un terzo del suo contratto attuale con la Canadian Solar (Winston aveva firmato per il doppio con Valencia prima di venire bocciato alle visite mediche). Quindi è una questione che resta al di fuori della sfera di influenza della Virtus. Comunque al momento disinteressata a qualsiasi cambiamento strategico.

Fonte: Corriere dello Sport Stadio - Claudio Limardi

Ora, se le cose stessero così, che qualcuno ci spieghi il senso delle cervellotiche discussioni su quote, alfabeti Bosman, italiani di formazione, romanzi di formazione e compagnia cantando.

Un nuovo (vecchio) Hackett

Lo scorso anno abbiamo seguito con preoccupazione la prima stagione di Daniel Hackett. Dopo una carriera universitaria di tutto rispetto a USC, l'Hackett visto lo scorso anno a Treviso era l'ombra di se stesso. Al di là delle scarse percentuali al tiro (non è mai stato un cecchino), quello che preoccupava maggiormente era l'aspetto mentale e caratteriale. Ricordo, perché vista dal vivo, un'imbarazzante prestazione contro la derelitta Martos, in cui non era riuscito minimamente a impensierire gente del calibro di Bonora ed Aprea, e soprattutto era sembrato nervoso, pronto a sobbalzare ad ogni errore ed ogni fischio contrario nonostante la Benetton conducesse agevolmente in quella che era per loro una semplice sgambata.
L'inizio di questa seconda stagione ha significato per il figlio di Rudy il ritorno a casa e una svolta decisa anche in campo. Tanti i minuti concessigli da Dalmonte, grazie anche all'assenza di Andre Collins: l'impatto è di primissimo livello. Primo italiano per punti segnati (12.8 di media, con il 61% da 3), quello che più ha impressionato in queste ultime partite è stata la leadership mostrata in campo. Contro Sassari è stato determinante, ha comandato i giochi, ha ripetutamente bucato la difesa sassarese innestando prontamente Lydeka. Soprattutto, l'approccio mentale è sembrato quello giusto: un anno fa, dopo aver sbagliato due liberi pesanti ricevuti grazie ad un antisportivo di Hubalek (su sua palla rubata, 7 contro Sassari, 2.8 in stagione), sarebbe andato in bambola, avrebbe commesso un paio di perse consecutive con tanto di logica sostituzione. Invece, questa volta, Daniel ha continuato ad amministrare il gioco e a smazzare assist. Anche se, effettivamente, le percentuali ai liberi durante la partita da quel momento sono crollate. Ma la carta di identità dice sempre 1987, e anche per questo non ci allarmiamo quando vediamo che sfiora i quattro falli di media a partita. Irruenza, spigolature di un gioco ancora in evoluzione. Così come quel tiro da 3 ancora da allevare.
Un giocatore determinante? Forse ancora no, ma intanto vi invito a riflettere su un dato. Pesaro è 4-2: in entrambe le sconfitte, Hackett è andato sotto i 10 punti (e finora è successo solo due volte), ha fatto registrare il suo high di palle perse (3) e in entrambi i casi non a messo a referto neanche un assist. Siamo ad inizio stagione e può essere ancora una coincidenza. Le prossime gare ci daranno conferme e smentite.

Nota a margine: era il 2008 quando pronosticammo lo sbarco in Europa di Othello Hunter. E con gioia vediamo un giocatore che cresce giorno dopo giorno. Il jumper dai sei metri, i piedi rapidi... in certi frangenti soffre la pesantezza dei dirimpettai, certo. Ma è forse il lungo più interessante sbarcato quest'anno.

martedì 23 novembre 2010

Dalle stelle alle stalle

Chi segue questo blog da tempo sa che siamo stati tra i primissimi fan di Andrea Capobianco. Dai tempi di Avellino e di Jesi. Abbiamo quindi seguito con entusiasmo la grande stagione di Teramo due anni fa (con furto milanese annesso), e abbiamo seguito gli errori che sono arrivati da allora. Appunto perché siamo stati suoi fan, non abbiamo problemi a riconoscere tutti gli sbagli commessi in questi ultimi due anni. Per chi volesse saperne di più, c'è tutto sul blog di Delonte, che in queste ore sarà in festa.
Tutto è iniziato con l'addio di Brandon Brown? Probabile. Sia per il ruolo di cerniera che aveva nello spogliatoio che per caratteristiche tecniche. A inizio della scorsa stagione, parlavo con un ragazzo amico e seguace del Cocc, esponendogli le mie perplessità sull'adattabilità di James Thomas alla difesa e al pressing di Teramo. Lui si diceva convinto del contrario, come se i dettami di Capobianco fossero adattabili a chiunque, persino a un giocatore pigro e lento, in grado di pensare solamente ad incrementare le proprie statistiche a rimbalzo. I fatti mi hanno cosato oltre ogni immaginazione, e la stagione passata per la Banca Tercas è stata più lunga del previsto.
Quest'anno le cose sembrano andare ancora peggio. Pessime impressioni (dal vivo) in prestagione, prestazioni imbarazzanti in stagione. Una squadra costruita male, con rattoppi successivi che non hanno fatto altro che incasinare le cose, tarpando le ali anche a quei pochi che davano motivi per sorridere (Polonara quando vedrà il campo con Davis e Giovannoni?) . Cinque vittorie nelle ultime 27 partite, l'ambiente contro. Il cocktail c'era tutto, ed è arrivata la decisione di Antonetti. Considerando che Capobianco era di fatto diventato il deus ex machina di Teramo, decisione inevitabile.
In bocca al lupo a lui, comunque, e a Teramo. Peccato sia finita così. Perché se è vero che a Teramo ha fatto terra bruciata e ora lo adorano in pochi, quindici mesi fa era venerato.

domenica 21 novembre 2010

Shawn Kemp is back!

giovedì 18 novembre 2010

Rip City in ginocchio (possibilmente non quello di Oden e Roy)

Fossimo in Aldridge inizieremmo a spostare quelle mani verso il basso...
A questo punto l'unica spiegazione plausibile è che Portland sia costruita su un cimitero indiano o qualcosa di maledetto. Difficile trovare ipotesi alternative. Se è vero che la maledizione dei Blazers parte da molto lontano (vd. alla voce Walton, Bill), negli ultimi anni la malasorte ha deciso di accanirsi, tormentando con infortuni seri o meno seri più o meno tutti i giocatori di Portland.
I Blazers due anni fa erano una franchigia in rapida ascesa, pronta a proporsi come possibile contender del futuro. C'era da recuperare Greg Oden, la prima scelta dell'anno precedente, che aveva saltato la sua prima stagione. Ma Brandon Roy (22.6 ppg, 4.7 rpg, 5.1 apg) aveva giocato il basket migliore della sua carriera e si candidava ad essere uno dei migliori cinque esterni della Lega. Lamarcus Aldridge (17.8+7.6), alla sua seconda stagione, aveva mostrato flash del miglior Rasheed ed era pronto a retrocedere nel ruolo a lui più congeniale di terzo violino.
Poi qualcosa s'è rotto. Cosa? I Blazers. Ad uno ad uno sono caduti tutti: di nuovo Oden, Batum, Travis Outlaw, Rudy Fernandez, Pryzbilla (più volte), Steve Blake, la scelta australiana Patty Mills, Jeff Pendergraph. Infine, nuovamente Roy, commovente nella sua apparizione ai playoff 2010 con praticamente ancora indosso il camice della sala operatoria.
Anno nuovo, vita nuova? Ma per nulla. La prima scelta, Elliott Williams, non ha giocato neanche un minuto ed è fuori per la stagione. Nell'offseason arriva Fabricio Oberto, argentino, tempra dura. Dopo 17 anni di onorata carriera gli viene diagnosticata un'aritmia cardiaca ed è costretto al ritiro.

Ma l'uno-due decisivo arriva in questi giorni. Due mazzate, che annientano qualsiasi ambizione presente ma soprattutto futura, della franchigia dell'Oregon.
Si rompe di nuovo Oden, e questa non è una novità. Tanto che i paralleli con la famosa scelta di Sam Bowie aumentano. Ancora ginocchio, questa volta però è il sinistro.
Portland Trail Blazers center Greg Oden will undergo microfracture surgery on his left knee Friday and will miss the remainder of the 2010-11 season, the Trail Blazers announced this evening. Dr. Richard Steadman will perform the surgery with assistance from Trail Blazers orthopedic surgeon Dr. Don Roberts at the Steadman Hawkins Clinic in Vail, Colo. Oden, 22, has been sidelined since fracturing his left patella in a Dec. 5, 2009, game vs. Houston. A recent MRI showed damaged cartilage to the surface of his femur, and his current injury is unrelated to the fractured left patella. Oden previously underwent microfracture surgery on his right knee Sept. 13, 2007.
Ma soprattutto - e qui sta la mazzata - arrivano notizie pessime dal ginocchio di Roy.
The reason Brandon Roy isn't having surgery on his left knee is that there's no meniscus left in either knee.
Roy is far from in the clear since there is nothing left in his knees to repair. "Nah. None. Not in my right, either," Roy said Friday. There is no cartilage left to absorb the pounding associated with NBA play, and he could easily have to have the knee drained several more times this season (he's at two and counting). "The problem is bone-on-bone there," Roy said. "It's just something I'm going to have to deal with for the rest of my career." This is not a good situation for the young superstar, the Blazers or anyone else. Microfracture surgery is a real possibility at some point, but for now, Roy's just going to keep playing through the pain. 
Il rischio, quindi, è che il miglior Roy si sia già visto, e che le condizioni del ginocchio costituiscano un peso micidiale per il prosieguo della carriera, con tutto quello che può significare per lui e per la franchigia (foste un gm NBA lo comprereste, ora come ora?)

Ho paura: penso di essere il giocatore più integro in roster.
Non l'ha detto, ma l'ha pensato.

lunedì 15 novembre 2010

Nubi di ieri sul nostro domani odierno (cit.)

Effettivamente le nubi ci sono... photo by Pier
Concedere 99 punti in casa quando nelle ultime settimane si è tornato a parlare (che novità...) di stipendi non pagati, con voci confermate anche dalla società, farebbe pensare al più classico dei mal di schiena di maioniana memoria. In realtà non è andata proprio così.
Vien da pensare che un appassionato di basket napoletano manco in B Dilettanti può stare tranquillo, e anche il continuo reiterarsi del discorso dell'imminenza dell'arrivo del main sponsor un po' lascia col fiato sospeso. Sicuramente è difficile vedere aziende disposte ad avvicinarsi al basket napoletano, tanto per il momento di crisi economica quanto per le ultime disastrose esperienze, ma un palazzetto come quello di ieri (la tribuna da cui è stata scattata la foto era affollata, diciamo tra i 700/800 spettatori) merita una squadra di buon livello.

Chiusa questa doverosa parentesi extracestistica, sperando di non doverla riaprire più (lo diciamo ogni volta...), dicevamo che alla fine non c'è stato mal di schiena. Al di là della clamorosa prestazione balistica (17/34 da 3, molti dei quali nella ripresa) degli ospiti, infatti, la sconfitta con Torre de'Passeri è figlia di due componenti, una mentale l'altra tecnica.
- Se infatti l'approccio alla gara è stato ottimo, con il solito primo quarto di fuoco che faceva preludere a una tranquilla domenica, con il passare dei minuti l'intensità è andata progressivamente scemando. Pochissima voglia di difendere, e probabilmente una generale sottovalutazione dell'avversario, resa emblematica da alcune giocate di Ciampi finalizzate più allo spettacolo che a un'effettiva concretezza. Da questo punto di vista, una sconfitta casalinga dopo 6 W consecutive potrebbe anche fare bene.
- La difesa, come detto, ha fatto decisamente acqua. Mi è sembrato quasi come se ci si aspettasse che da un momento all'altro questi la smettessero di segnare da 3. Mettere la zona in un momento in cui loro erano caldissimi è stato un suicidio. Ma in generale la difesa sul perimetro è stata deficitaria: il loro 50% è frutto infatti non di forzature, ma di ottimi tiri trovati spesso in seguito a un banalissimo scarico o a un ribaltamento. Nei minuti finali Torre de'Passeri ha giocato il più elementare dei "cinque fuori". Nessuno metteva un piede in area, se non il play dopo un blocco. Non appena arrivava l'aiuto, ecco lo scarico per un'altra tripla. E così via.

lunedì 8 novembre 2010

Shootaround v.3

Per gli appassionati d'epoca delle primissime fasi di questo blog (ciao mamma), Shootaround era il classico post del lunedì mattina, oppure di quando avevo tante cose da scrivere ma poco tempo, oppure necessitavo di maggiore approfondimento, per scrivere qualcosa di più ampio.
Come potete vedere dal numero nel titolo, trattasi di una rubrica che ho coltivato settimanalmente con cura, tanto che oggi, dopo un annetto e mezzo, siamo arrivati all'edizione numero tre!

Dunque, iniziamo.
Sono reduce da una visione (parziale) di Avellino-Roma. Roba agghiacciante. La Lottomatica in 4 giorni ha segnato sui 110 punti. Raramente ho visto un attacco più disorganizzato, concentrato quasi esclusivamente su iniziative dei singoli. Se Roma ha passato quota 60 lo deve a quei momenti di pressing difensivo che hanno consentito il recupero di qualche pallone e due/tre canestri facili. Dall'altra parte, anche da Avellino mi aspettavo molto di più, soprattutto più corsa. Rimandati.

Buttando un occhio alle squadre simpatia, se a Sassari si ride nonostante gli infortuni di Travis Diener e di Othello Hunter, a Teramo si piange parecchio. Squadra che, come scritto un mesetto e mezzo fa, ci convinceva pochino. C'è chi dice che pagherà Hall, ma se prendi Hall sai cosa ti devi aspettare, e non puoi tagliarlo dopo 4/5 gare alla Hall. Possibile paghi invece Ahearn, che forse renderebbe meglio in un contesto in cui si trovi a che fare con bloccanti migliori di Hall e Polonara. Inoltre la presenza sua e di Diener paga inevitabilmente dazio in difesa.
Ci sono comunque segnali positivi, come uno Zoroski già leader e un Polonara in rampa di lancio. +13 di plus/minus in una gara persa di 12, al momento potrebbe essere l'italiano che rende meglio, visto che Melli sta sfruttando male i minuti concessigli.

L'angolo del mea culpa:
- Non mi aspettavo una Varese di questo tipo. Vince e lo fa con ognuno che porta il suo mattoncino: Thomas escluso, nessuno sopra i 30 minuti. Quattro giocatori in doppia cifra più Galanda a nove. E, cosa molto interessante, un dominio a rimbalzo (43-32) spalmato per tutta la squadra, dai 7 di Slay ai 3 di Thomas

mercoledì 3 novembre 2010

Lo ha ammesso

http://basketnet.net/news/137879/la_nuova_sfida_di_hruby___lascio_basketnet_e_divento_agente

La nuova sfida di Hruby: "Lascio Basketnet e divento agente di allenatori. Per provare a rilanciare questa professione".

Nonostante questo, dentro mi sento comunque ancora un allenatore e probabilmente lo sarò sempre nella mia vita, un po’ come i sacerdoti di cui si dice: "Semel sacerdos, semper sacerdos". Una volta sacerdote lo sei per sempre. Così come se sei stato un allenatore una volta, lo resti per tutta la vita, mentre non mi sono mai sentito giornalista, pur essendo iscritto all'Albo dal 2004 e nonostante mi sia cimentato anche in questa avventura

Il grassettato è originale. Compreso il penultimo.

lunedì 1 novembre 2010

Quando le cifre non dicono tutto

Tra i vantaggi di avere la fidanzata a 800 km di distanza c'è quello che la domenica, se diluvia, puoi guardare basket fino alla nausea: ore 12 Biella-Milano, ore 17 Pistoia-Casalp. (registrata e rivista di notte) e a seguire i Thunder di KD massacrati dagli Utah Jazz. Parliamo di Pistoia-Casalpusterlengo. Bella partita.
Primo tempo con Casalp., bene organizzata da coach Calvani, avanti sia nel punteggio che nel gioco. Attivo Boykin, molto bene Cerella, uno che non esita mai a prendersi delle responsabilità. Per Pistoia Forte e Fucka, seppur senza quasi segnare sono bravi a mettere in ritmo i compagni: Filloy bombarda da fuori, Porzingis a corrente alternata, Varnado ha qualche comoda schiacciata. Nonostante ciò la squadra ospite va al riposo in vantaggio di un discreto margine (9 p.ti).

Lo scrivo papale papale: nulla mi ha impressionato (da un po' di anni di basket a questa parte) come il secondo tempo di Jarvis Varnado.
Non vi nego di aver registrato la partita solo per osservarlo un po' meglio e francamente ero rimasto un po' deluso dal primo tempo: stavo quasi per includerlo nella categoria degli Shawn James, quei lunghi che stoppano che è una bellezza, ma non si muovono da sotto il canestro, e in attacco non hanno molto da dire, se non schiacciare 1 vs 0. E invece Varnado, probabilmente conscio della delusione che mi sta dando, o semplicemente acceso da una bella palla di Forte sotto canestro, annichilisce la gara.

In attacco fa quello che gli pare, tra cui vi segnalo un bel canestro dal post basso, una partenza in palleggio con virata (senza commettere infrazione di alcunché) ed una perentorio schiacciata dal centro area. Boykin distrutto e coach Calvani lo tiene in panca quasi fino a circa 5 dalla fine, anche per la buona prestazione dell'ungherese Szabo. La cosa impressionante, offensivamente, è che Jarvis Varnado è un giocatore "tecnico": ha una buona mano dalla media, non forza, sa ribaltare bene dal post basso verso il lato debole, dove trova i tiratori.
E la difesa? Non salta mai sulle finte, perché sa di poter arrivare su in una frazione di secondo. Dispensa 7 stoppate, di cui 6 nel secondo tempo. Ma nelle statistiche non entrano tutti i tiri che i giocatori di Casalpusterlengo rinunciano a prendere o modificano per l'inquietante presenza a centro area. Alla fine Casalp. è rientrata, ma Varnado e Forte (che tre ne sbaglia e una ne fa, ma quella che fa è davvero ottima) hanno messo i titoli di coda sulla partita.

Leggendo le cifre a fine gara, sono 24 punti con 10/13 dal campo e 4/5 ia liberi, 8 rimbalzi (altra specialità della casa, ma dove c'è ancora qualche margine di miglioramento) oltre alle suddette 7 stoppate. Il tutto per un 38 di valutazione. E la sconcertante sensazione di aver assistito alla classica giornata in ufficio, per un giocatore che, onestamente, con questo torneo non c'entra niente.

venerdì 29 ottobre 2010

Eva Longoria Division (altresì nota come Southwest)

Dallas Mavericks
I Mavs del mio amico drunkside, è ormai acclarato, sono l'Inter di qualche anno fa. Con la differenza che Cuban ha tutt'altro stile (come da foto) rispetto al suo collega con l'ufficio in Corso Vittorio Emanuele. Ai Mavs sulla carta non manca molto, a parte un backup affidabile per Kidd. L'età non è dalla loro, ma hanno un coach molto preparato e Dirk Nowtzki reduce da un'estate di riposo. Sotto canestro è arrivato il contrattone di Chandler (però in scadenza) al posto del contrattone di Dampier. Bene in difesa (anche se su Tyson ci sarebbe molto da discutere), ma forse per Dirk l'ideale sarebbe un collega di reparto che gli lasci spazio in area, dal momento che la dimensione del tedesco non è più puramente perimetrale. Chandler è giocatore da squadra di transizione, nella quale può recapitare a canestro dei lob lanciatigli dal playmaker (e in questo senso Kidd gli potrebbe far rivivere i fasti dei tempi di New Orleans). La domanda è, quanto vorranno correre i Mavs?
A differenza degli anni passati partono a fari spenti e questo potrebbe essere un vantaggio. Caron Butler deve tornare ai livelli di qualche anno fa, ma andranno avanti finchè il vecchio Giasone riuscirà a trainarli. E ovviamente finchè non incontreranno gli Spurs.



San Antonio Spurs
E' anno dispari e questo potrebbe già dar luogo a qualche sospetto. In più, Duncan è chiaramente all'ultimo giro e Ginobili, come il suddetto collega tedesco, s'è chiamato fuori dagli impegni nazionali estivi. Gli Spurs hanno una squadra abbastanza profonda, ma molto qualitativa: George Hill è ormai più che un cambio, Blair una macchina e poi ci sono Bobby Simmons, Matt Bonner e soprattutto Gary Neal, che seguiamo con grande attenzione e curiosità.
La coppia Splitter-Duncan può essere libidine per gli amanti del Gioco e tragedia per gli avversari: prevedo (e pregusto) gran duelli di post basso con Pau Gasol, soprattutto in primavera inoltrata. Più che duelli, trattati di post-basso.
Parker serve come il pane e, a proposito di pane, Dio benedica la Longoria.

Dicevo, se avete voglia di continuare a leggere, che il volume di punti di Parker è indispensabile, ma la qualità di Ginobili è quella che fa la differenza tra un secondo ed un settimo posto ad ovest. La differenza tra incontrare i Mavs con o senza il fattore campo, in sostanza. In conclusione, gli Spurs sono i più accreditati sfidanti dei Lakers per la corona d'occidente e, con Parker in forma, neanche un avversario troppo "accoppiabile". E occhio al rookie Anderson.

New Orleans Hornets
Monty Williams (del quale si dice gran bene) ha in mano una bella squadretta, che può assumere forme diverse e che dispone di un arsenale ben assortito: un discreto giocatore di post (anche se in trend negativo), un lungo da 20+10, un'ala atletica e valida su entrambi i lati del campo, una manciata di tiratori, anche di altissimo livello (ah, Peja!). E in più c'è Chris Paul, che in linea di massima sa come far male anche con delle spade di gommapiuma.
I cambi dei lunghi lasciano a desiderare, mentre tra gli esterni c'è una discreta varietà: mi sarei aspettato Thornton in quintetto dopo l'ottima seconda parte dello scorso campionato, invece parte Belinelli. Buon per l'Italia, potrebbe esserlo anche per gli Hornets se Marco decidesse di lavorare sul suo gioco per sottrazione: via i palleggi inutili, via i fadeaway non necessari. Se poi, tanto per gradire, ci mettesse pure un po' di difesa, sarebbe a cavallo: giocare minuti con CP garantisce la doppia cifra di media quasi a chiunque, fossi in lui cercherei di evitare il pino a causa delle troppe difese omesse. Certo che, a sua parziale difesa, Golden State e Toronto non sono i posti dove affini meglio le tue qualità difensive.
Chris Paul potrebbe essere stato contagiato dal virus che gira per la Lega e chiedere una trade per raggiungere qualche amichetto, prima o poi. I cambi dei lunghi sono un po' scarsini, quindi Okafor è chiamato a consegnare, come dicono oltreoceano. Coach Williams è un'incognita, comunque possono essere da playoff.

Memphis Grizzlies
I Grizzlies sono stati una delle squadre più chiacchierate dell'estate, dapprima per il massimo salariale elargito a Rudy Gay, dappoi per le vicende sulla firma dei suoi rookies. Il GM Chris Wallace, non proprio un luminare, ha scelto di confermare in blocco la squadra del miracolo dello scorso anno. Ma se fare un miracolo è difficile, il vero miracolo è ripeterlo.
In realtà potrebbero anche essersi rinforzata. Ah sì? Sì, perché pur essendo gli stessi Sam Young ha un anno d'esperienza in più e potrebbe essere uno dei candidati per il Most Improved Player; Conley, che deve ancora guadagnare la fiducia della dirigenza, è chiamato alla stagione della vita (si sentono voci di Mayo in posizione di play e penso ci sia lo zampino di Wallace) e Thabeet non può essere più brocco® di un anno fa. Ho invece qualche dubbio su Tony Allen estrapolato dal contesto di Boston.
Le incognite più grandi sono Gay, con la pancia piena dopo la vagonata di soldi, e Randolph, perché è Randolph. Sinceramente non penso riusciranno a ripetersi, ma hanno il vantaggio di non aver cambiato niente e potrebbero rappresentare una "sorpresa" se le scommesse altrui dovessero fallire. A proposito di scommesse, io un soldino su Vasquez lo butto, non foss'altro per come ha accolto la sua chiamata al draft.




Houston Rockets
Houston è una squadra molto lunga, esperta. Brooks e Martin possono farne 60 ogni sera (oddio, Martin non è che le giochi proprio tutte), Scola sta giocando il miglior basket della carriera, Battier è una vecchia volpe e Yao è tornato, anche se per non più di 24' a sera e mai in back-to-back. Hanno tanti buoni cambi, dal sottovalutassimo Lowry a Lee, da Budinger a Jeffries, per arrivare a Miller, Hayes, Patterson e Dampier (notizia fresca fresca).
Saranno le mie simpatie causa Olajuwon e la bellissima maglia degli anni '90 (nella foto), ma per me Houston è potenzialmente una contender. Il problema è che rientra nella categoria delle Dallas (della quale, sulla carta, è più forte), ossia di quelle squadre a cui manca sempre un qualcosa, non necessariamente tecnico, per fare bingo. Se però a Dallas qualche anno fa sono mancati dei fischi onesti, a Houston quello che manca è storicamente la salute. Per vincere un titolo Nba è necessario che tutto giri per il meglio, e se il meglio passa per una stagione di Kevin Martin senza infortuni e per Yao a mezzo servizio allora le aspettative non possono che essere ridimensionate. Infine, sarà una mia idiosincrasia, ma Kevin Martin nel sistema Adelman non mi ha ancora convinto.

giovedì 28 ottobre 2010

Southeast Division preview

Miami-Atlanta potrebbe avere un motivo di interesse...
Atlanta Hawks: Quest'estate si sono trovati davanti a una drammatica scelta. Che famo, sbaracchiamo tutto lasciando andare via Joe Johnson e iniziamo una lenta e dolorosa ricostruzione, svuotando ancora di più il nostro già vuoto palazzo, o lo sommergiamo di dollari che manco zio Paperone, rinviando ancora di qualche anno la ricostruzione (con tanto di svuotamento) e rimanendo sulla linea di galleggiamento dell'aurea mediocritas? La seconda che hai detto, direbbe Quelo. E così via con un ricco assegno per JJ (ne parlammo qua), reduce tra l'altro da playoff imbarazzanti. Manico a parte, con il saluto al non troppo rimpianto Woodson (che però in Regular Season ha sempre migliorato i suoi), le cose non sono cambiate molto. Chi sale: Jordan Crawford, che magari molti (stolti!) conoscono solo per essere colui che ha schiacciato in testa a LeBron in quella famosa vicenda del sequestro della cassetta. Ha giocato una preseason fantastica, e se non ci fosse l'altro Crawford a levargli un po' di spazio saremmo pronti a puntare su di lui. Chi scende: ennesima ultima chiamata per Marvin Williams. L'ex UNC per il secondo anno consecutivo ha visto scendere le proprie cifre. Con il contratto che si ritrova, che non lo rende cedibilissimo, già tornare al 14+6 del 2009 sarebbe una buona notizia.

Charlotte Bobcats: Mercato in entrata sostanzialmente immobile, in uscita c'è da registrare la perdita di Felton e Tyson Chandler. Per il primo punto gli occhi non possono che girarsi verso DJ Augustin, chiamato a rimpiazzarlo. Il ragazzo ha talento, ma considerando che il suo backup è quella grande occasione persa (suo malgrado) che risponde al nome di Shaun Livingston, non ci stupiremmo nel vedere arrivare un ricambio di maggiore esperienza nel corso della stagione. Per il secondo punto ci si affiderà a Mohammed, Diop e Kwame Brown. Potrebbe esser peggio.


"Mi spiace che tu debba lasciare la panchina per motivi familiari"
"Quali motivi familiari?"
Miami Heat: E che vuoi dire in poche righe, dopo che fiumi di inchiostro sono stati versati su questa squadra, su South Beach, su The Decision, eccetera eccetera? Sono praticamente condannati a vincere e a farlo anche nettamente. In realtà (bariamo, abbiam visto Boston-Miami) di lavoro da fare ce n'è parecchio. Ci sono automatismi da trovare tanto in difesa quanto in attacco, dove è fondamentale riuscire a giocare come una squadra. Il problema è che i due fenomeni e mezzo, spesso anche per situazioni contingenti, hanno sempre avuto una tendenza al "ghe pensi mi", e questa potrebbe sinistramente riapparire in Florida. Detto questo, il roster parla da sé, i giocatori di complemento ci sono, i veterani pure. Non è detto che vincano già da quest'anno, ma chissà... Punto critico: Eric Spoelstra. E' pronto a gestire due stelle di prima grandezza e un altro giocatore che comunque si reputa tale? E' in grado di spronarli mentalmente a sacrificarsi per la squadra, a cedere un tiro se necessario? Pat in tribuna scalpita, alto rischio deja vù.

Orlando Magic: La prima parola che mi viene da associare ai Magic è "profondità". Sono lunghi, lunghissimi. E quel matto di Stan Van Gundy ha tutte le alternative che vuole, e può divertirsi a mischiare quintetti con due centri e Lewis da 3, o con due play, con il 4 tiratore o con Bass... Resto sempre un po' scettico sulla possibilità di una loro vittoria finale, per la presenza limitata di Howard quando conta (ma magari gli allenamenti con Hakeem hanno cambiato le cose) e soprattutto perché l'alternativa nei momenti decisivi rischia di essere, Nelson permettendo, Vince Carter.

Alternative professionali: fumettista
Washington Wizards: Per i Wizards è l'anno Zero. Zero come Arenas, al rientro dopo l'episodio delle armi da fuoco. Ma il mattacchione non sembra aver placato le sue lune, a giudicare dal finto infortunio nella preseason. A questo punto, nella Capitale hanno deciso che era il caso di iniziare ad attrezzarsi per un erede. La pick numero uno ha aiutato. Se Griffin non fosse stato infortunato lo scorso anno, non avremmo avuto dubbi su chi designare come Rookie of the Year. Anche con l'ex Oklahoma sano, i dubbi restano pochini. Se riescono a correre questi possono essere una piacevole sorpresa.

martedì 26 ottobre 2010

Pacific Division Preview

LA Lakers
Iniziamo col botto.
Io odio i Lakers. Detesto i Lakers da prima di diventare tifoso di Boston, detesto i Lakers da prima di conoscere il giocatore che mi ha fatto ri-appassionare alla Nba (KG), detesto i Lakers da prima di conoscere l'Nba. Li detesto da generazioni.
Ma questo è un anno particolare, l'anno nel quale il Male cestistico si è materializzato: per i fan di Harry Potter, LeBron potrebbe essere come Voldemort, il mago oscuro che s'è radunato i suoi mangiamorte a South Beach ed ha iniziato a minare alle fondamenta l'equilibrio nella distribuzione del talento che ha fatto della Nba un modello per tutte le leghe del mondo.
La vera natura di LBJ
Questa metafora, della quale mi scuso, non vuole dimostrare che Kobe sia l'Harry Potter del caso, affatto: il predestinato è solo Kevin Durant. Ma se quest'anno dovessero essere i giallognoli a sconfiggere la magia oscura, forse la prenderei meno male che in altre circostanze, perché il cattivo è più cattivo di loro.
E a dire il vero i Lakers hanno fatto di tutto per rendere la vita il più difficile possibile ai Miami Heat. Mercato perfetto, Kobe a riposo, Phil Jackson ancora al timone, Fisher in naftalina per i momenti topici. Sulla carta sono fortissimi. Bynum è un problema-non-problema, perché senza di lui giocano meglio.
La fame agli odiati lacustri non manca mai, se la salute dovesse assisterli sarebbero ancora i più forti. Purtroppo e per fortuna.

Sacramento Kings
I Kings hanno iniziato l'opera di ricostruzione attorno a Tyreke Evans, puntando su giocatori atletici, che sappiano correre. Non più un'Università della Pallacanestro, come ai tempi di Adelman, ma una congrega di illetterati cestistici giovani e tosti. Andranno laddove Tyreke riuscirà a portarli, con possibili sorprese se Thompson dovesse mostrare un minimo di tenuta mentale e soprattutto se DeMarcus Cousins dovesse mantenere le aspettative: Dalembert è una presenza difensiva, ma c'è bisogno di qualcosa di più in attacco ed il giovane lungo allenato da Calipari ha tutto (passaggio incluso) per diventare un fattore, come direbbe Franco Lauro.
Evans deve ancora trovare una sua collocazione, perché non è carne né pesce, ma un ibrido da 20+5+5 mi sembra una buona base su cui lavorare. Intanto che ci si lavora, ci si fa un altro anno in lotteria, per pescare l'esterno complementare a ciò che Evans riuscirà a diventare.

Golden State Warriors
Via Nelson. E già qua potremmo scriverci un libro. Via L'Allenatore che della disfunzionalità ha fatto un credo da una squadra disfunzionale, che però rimane tale. Partiamo dal reparto arretrato. Ellis e Curry sono bravissimi, ma l'impressione è che ne giochi bene uno alla volta e pesano 100 chili in due. In ala piccola potrebbero partire o Reggie Williams, uno che due punti non ha problemi a metterli, o Dorell Wright: l'ala ex Miami è la ragazza niente-di-che con cui esci perché ci vedi del gran potenziale. Che finora ha tenuto abbastanza per sé, ad onor del vero. Infatuazioni cestistiche a parte, non posso non menzionare "Slalom" Radmanovic, per il quale si prospetta una stagione più tranquilla dopo il ritiro di Rasheed. Continuando con l'analisi del quintetto, reparto lunghi presenta gli stessi problemi del reparto guardie. Lee e Biedrins sono entrambi bei giocatori (molto bei nel caso di Lee), ma insieme? Dalla panca si alza Louis Amundson, altro giocatore d'energia: Ekpe Udoh e Brendan Wright sembrano già quasi indispensabili.
Smart ha senz'altro le mani piene. Il talento non si insegna e qua ce n'è tanto, ma questa sembra tutt'altro che una squadra.
Post scriptum: seguiamo (da tempo) con interesse le gesta di Jeremy Lin.

Phoenix Suns
Un tempo fu Zemanlandia. Fermatasi ad un paio di sciagurate squalifiche di distanza da un titolo. L'anno scorso la fenice è risorta dalle sue ceneri, ma questa estate dovrebbe aver ricevuto il colpo di grazia.
Gli Zdenek Zeman e Beppe Signori d'America
La coppia di ali Childress e Turkoglu è accattivante, ma il turco è uno di quelli che ha bisogno della palla in mano. Qualche tempo fa sarebbe potuto essere un peso per Nash, oggi, con l'Idolo che si avvia verso gli -anta, paradossalmente potrebbe essere di giovamento per lui e per Dragic. Ciononostante, i Suns hanno perso il loro miglior attaccante e rimbalzista. Hakim Warrick potrebbe essere un palliativo (non un sostituto), ma tocca sempre bussare a casa Nash per delucidazioni. Ieri Barbosa faceva comodo, oggi la chiave è Robin Lopez. I Suns possono ancora fare qualche gita fuori porta in primavera, perché hanno un sistema valido e un grande allenatore, ma probabilmente Nash penserà a Duncan e Bryant come Stockton pensa a Jordan e Olajuwon.

Los Angeles Clippers
Tutta l'intimidazione di Blake Griffin...
Ultimi, come al solito. Ma i Clips hanno una squadretta abbastanza equilibrata, con un vecchio play capace di spaccare il mondo quando vuole (purtroppo non troppo spesso), una potenziale star, poi una potenziale star reduce da un infortunio ed un centro al quale non daresti due soldi, ma che invece è un signor giocatore. Lo spot più debole è quello di ala piccola, con Rasual Butler che dovrebbe partire in quintetto, ma (udite udite) i rincalzi non mancano affatto. Ryan Gomes, Craig Smith e soprattutto Al-Farouq Aminu potrebbero generare soluzioni abbastanza interessanti.
Con Foye che esce dalla panca ne hanno abbastanza per puntare ad un posto al sole, il problema è che sono i Clippers.


Nota a margine