giovedì 28 ottobre 2010

Southeast Division preview

Miami-Atlanta potrebbe avere un motivo di interesse...
Atlanta Hawks: Quest'estate si sono trovati davanti a una drammatica scelta. Che famo, sbaracchiamo tutto lasciando andare via Joe Johnson e iniziamo una lenta e dolorosa ricostruzione, svuotando ancora di più il nostro già vuoto palazzo, o lo sommergiamo di dollari che manco zio Paperone, rinviando ancora di qualche anno la ricostruzione (con tanto di svuotamento) e rimanendo sulla linea di galleggiamento dell'aurea mediocritas? La seconda che hai detto, direbbe Quelo. E così via con un ricco assegno per JJ (ne parlammo qua), reduce tra l'altro da playoff imbarazzanti. Manico a parte, con il saluto al non troppo rimpianto Woodson (che però in Regular Season ha sempre migliorato i suoi), le cose non sono cambiate molto. Chi sale: Jordan Crawford, che magari molti (stolti!) conoscono solo per essere colui che ha schiacciato in testa a LeBron in quella famosa vicenda del sequestro della cassetta. Ha giocato una preseason fantastica, e se non ci fosse l'altro Crawford a levargli un po' di spazio saremmo pronti a puntare su di lui. Chi scende: ennesima ultima chiamata per Marvin Williams. L'ex UNC per il secondo anno consecutivo ha visto scendere le proprie cifre. Con il contratto che si ritrova, che non lo rende cedibilissimo, già tornare al 14+6 del 2009 sarebbe una buona notizia.

Charlotte Bobcats: Mercato in entrata sostanzialmente immobile, in uscita c'è da registrare la perdita di Felton e Tyson Chandler. Per il primo punto gli occhi non possono che girarsi verso DJ Augustin, chiamato a rimpiazzarlo. Il ragazzo ha talento, ma considerando che il suo backup è quella grande occasione persa (suo malgrado) che risponde al nome di Shaun Livingston, non ci stupiremmo nel vedere arrivare un ricambio di maggiore esperienza nel corso della stagione. Per il secondo punto ci si affiderà a Mohammed, Diop e Kwame Brown. Potrebbe esser peggio.


"Mi spiace che tu debba lasciare la panchina per motivi familiari"
"Quali motivi familiari?"
Miami Heat: E che vuoi dire in poche righe, dopo che fiumi di inchiostro sono stati versati su questa squadra, su South Beach, su The Decision, eccetera eccetera? Sono praticamente condannati a vincere e a farlo anche nettamente. In realtà (bariamo, abbiam visto Boston-Miami) di lavoro da fare ce n'è parecchio. Ci sono automatismi da trovare tanto in difesa quanto in attacco, dove è fondamentale riuscire a giocare come una squadra. Il problema è che i due fenomeni e mezzo, spesso anche per situazioni contingenti, hanno sempre avuto una tendenza al "ghe pensi mi", e questa potrebbe sinistramente riapparire in Florida. Detto questo, il roster parla da sé, i giocatori di complemento ci sono, i veterani pure. Non è detto che vincano già da quest'anno, ma chissà... Punto critico: Eric Spoelstra. E' pronto a gestire due stelle di prima grandezza e un altro giocatore che comunque si reputa tale? E' in grado di spronarli mentalmente a sacrificarsi per la squadra, a cedere un tiro se necessario? Pat in tribuna scalpita, alto rischio deja vù.

Orlando Magic: La prima parola che mi viene da associare ai Magic è "profondità". Sono lunghi, lunghissimi. E quel matto di Stan Van Gundy ha tutte le alternative che vuole, e può divertirsi a mischiare quintetti con due centri e Lewis da 3, o con due play, con il 4 tiratore o con Bass... Resto sempre un po' scettico sulla possibilità di una loro vittoria finale, per la presenza limitata di Howard quando conta (ma magari gli allenamenti con Hakeem hanno cambiato le cose) e soprattutto perché l'alternativa nei momenti decisivi rischia di essere, Nelson permettendo, Vince Carter.

Alternative professionali: fumettista
Washington Wizards: Per i Wizards è l'anno Zero. Zero come Arenas, al rientro dopo l'episodio delle armi da fuoco. Ma il mattacchione non sembra aver placato le sue lune, a giudicare dal finto infortunio nella preseason. A questo punto, nella Capitale hanno deciso che era il caso di iniziare ad attrezzarsi per un erede. La pick numero uno ha aiutato. Se Griffin non fosse stato infortunato lo scorso anno, non avremmo avuto dubbi su chi designare come Rookie of the Year. Anche con l'ex Oklahoma sano, i dubbi restano pochini. Se riescono a correre questi possono essere una piacevole sorpresa.

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