venerdì 29 ottobre 2010

Eva Longoria Division (altresì nota come Southwest)

Dallas Mavericks
I Mavs del mio amico drunkside, è ormai acclarato, sono l'Inter di qualche anno fa. Con la differenza che Cuban ha tutt'altro stile (come da foto) rispetto al suo collega con l'ufficio in Corso Vittorio Emanuele. Ai Mavs sulla carta non manca molto, a parte un backup affidabile per Kidd. L'età non è dalla loro, ma hanno un coach molto preparato e Dirk Nowtzki reduce da un'estate di riposo. Sotto canestro è arrivato il contrattone di Chandler (però in scadenza) al posto del contrattone di Dampier. Bene in difesa (anche se su Tyson ci sarebbe molto da discutere), ma forse per Dirk l'ideale sarebbe un collega di reparto che gli lasci spazio in area, dal momento che la dimensione del tedesco non è più puramente perimetrale. Chandler è giocatore da squadra di transizione, nella quale può recapitare a canestro dei lob lanciatigli dal playmaker (e in questo senso Kidd gli potrebbe far rivivere i fasti dei tempi di New Orleans). La domanda è, quanto vorranno correre i Mavs?
A differenza degli anni passati partono a fari spenti e questo potrebbe essere un vantaggio. Caron Butler deve tornare ai livelli di qualche anno fa, ma andranno avanti finchè il vecchio Giasone riuscirà a trainarli. E ovviamente finchè non incontreranno gli Spurs.



San Antonio Spurs
E' anno dispari e questo potrebbe già dar luogo a qualche sospetto. In più, Duncan è chiaramente all'ultimo giro e Ginobili, come il suddetto collega tedesco, s'è chiamato fuori dagli impegni nazionali estivi. Gli Spurs hanno una squadra abbastanza profonda, ma molto qualitativa: George Hill è ormai più che un cambio, Blair una macchina e poi ci sono Bobby Simmons, Matt Bonner e soprattutto Gary Neal, che seguiamo con grande attenzione e curiosità.
La coppia Splitter-Duncan può essere libidine per gli amanti del Gioco e tragedia per gli avversari: prevedo (e pregusto) gran duelli di post basso con Pau Gasol, soprattutto in primavera inoltrata. Più che duelli, trattati di post-basso.
Parker serve come il pane e, a proposito di pane, Dio benedica la Longoria.

Dicevo, se avete voglia di continuare a leggere, che il volume di punti di Parker è indispensabile, ma la qualità di Ginobili è quella che fa la differenza tra un secondo ed un settimo posto ad ovest. La differenza tra incontrare i Mavs con o senza il fattore campo, in sostanza. In conclusione, gli Spurs sono i più accreditati sfidanti dei Lakers per la corona d'occidente e, con Parker in forma, neanche un avversario troppo "accoppiabile". E occhio al rookie Anderson.

New Orleans Hornets
Monty Williams (del quale si dice gran bene) ha in mano una bella squadretta, che può assumere forme diverse e che dispone di un arsenale ben assortito: un discreto giocatore di post (anche se in trend negativo), un lungo da 20+10, un'ala atletica e valida su entrambi i lati del campo, una manciata di tiratori, anche di altissimo livello (ah, Peja!). E in più c'è Chris Paul, che in linea di massima sa come far male anche con delle spade di gommapiuma.
I cambi dei lunghi lasciano a desiderare, mentre tra gli esterni c'è una discreta varietà: mi sarei aspettato Thornton in quintetto dopo l'ottima seconda parte dello scorso campionato, invece parte Belinelli. Buon per l'Italia, potrebbe esserlo anche per gli Hornets se Marco decidesse di lavorare sul suo gioco per sottrazione: via i palleggi inutili, via i fadeaway non necessari. Se poi, tanto per gradire, ci mettesse pure un po' di difesa, sarebbe a cavallo: giocare minuti con CP garantisce la doppia cifra di media quasi a chiunque, fossi in lui cercherei di evitare il pino a causa delle troppe difese omesse. Certo che, a sua parziale difesa, Golden State e Toronto non sono i posti dove affini meglio le tue qualità difensive.
Chris Paul potrebbe essere stato contagiato dal virus che gira per la Lega e chiedere una trade per raggiungere qualche amichetto, prima o poi. I cambi dei lunghi sono un po' scarsini, quindi Okafor è chiamato a consegnare, come dicono oltreoceano. Coach Williams è un'incognita, comunque possono essere da playoff.

Memphis Grizzlies
I Grizzlies sono stati una delle squadre più chiacchierate dell'estate, dapprima per il massimo salariale elargito a Rudy Gay, dappoi per le vicende sulla firma dei suoi rookies. Il GM Chris Wallace, non proprio un luminare, ha scelto di confermare in blocco la squadra del miracolo dello scorso anno. Ma se fare un miracolo è difficile, il vero miracolo è ripeterlo.
In realtà potrebbero anche essersi rinforzata. Ah sì? Sì, perché pur essendo gli stessi Sam Young ha un anno d'esperienza in più e potrebbe essere uno dei candidati per il Most Improved Player; Conley, che deve ancora guadagnare la fiducia della dirigenza, è chiamato alla stagione della vita (si sentono voci di Mayo in posizione di play e penso ci sia lo zampino di Wallace) e Thabeet non può essere più brocco® di un anno fa. Ho invece qualche dubbio su Tony Allen estrapolato dal contesto di Boston.
Le incognite più grandi sono Gay, con la pancia piena dopo la vagonata di soldi, e Randolph, perché è Randolph. Sinceramente non penso riusciranno a ripetersi, ma hanno il vantaggio di non aver cambiato niente e potrebbero rappresentare una "sorpresa" se le scommesse altrui dovessero fallire. A proposito di scommesse, io un soldino su Vasquez lo butto, non foss'altro per come ha accolto la sua chiamata al draft.




Houston Rockets
Houston è una squadra molto lunga, esperta. Brooks e Martin possono farne 60 ogni sera (oddio, Martin non è che le giochi proprio tutte), Scola sta giocando il miglior basket della carriera, Battier è una vecchia volpe e Yao è tornato, anche se per non più di 24' a sera e mai in back-to-back. Hanno tanti buoni cambi, dal sottovalutassimo Lowry a Lee, da Budinger a Jeffries, per arrivare a Miller, Hayes, Patterson e Dampier (notizia fresca fresca).
Saranno le mie simpatie causa Olajuwon e la bellissima maglia degli anni '90 (nella foto), ma per me Houston è potenzialmente una contender. Il problema è che rientra nella categoria delle Dallas (della quale, sulla carta, è più forte), ossia di quelle squadre a cui manca sempre un qualcosa, non necessariamente tecnico, per fare bingo. Se però a Dallas qualche anno fa sono mancati dei fischi onesti, a Houston quello che manca è storicamente la salute. Per vincere un titolo Nba è necessario che tutto giri per il meglio, e se il meglio passa per una stagione di Kevin Martin senza infortuni e per Yao a mezzo servizio allora le aspettative non possono che essere ridimensionate. Infine, sarà una mia idiosincrasia, ma Kevin Martin nel sistema Adelman non mi ha ancora convinto.