venerdì 2 luglio 2010

I beneficiati

Toh, un albatros...

Pochi giorni fa parlavamo delle società "benefattrici", in riferimento agli scambi con altre franchigie. Dopo poco più di 48 ore dall'apertura della Free Agency più attesa degli ultimi anni, forse è il caso di iniziare a parlare di una categoria sempre presente nell'Nba, che si ripresenta puntuale come le zanzare d'estate. Parliamo dei beneficiati, ossia di quei giocatori che, per un motivo o per un altro, si ritrovano con un contratto decisamente sproporzionato rispetto al loro valore, frutto di una stagione azzeccata nel contract year o, più semplicemente, di un'insolazione da parte del GM di turno.
Se da un lato eravamo sicuri che la Free Agency di quest'anno avrebbe portato con sé un numero abnorme di beneficiati (meglio noti come albatros), ci saremmo immaginati che queste figure sarebbero comparse con più calma, a mercato inoltrato, una volta che gli obiettivi principali di una determinata franchigia si fossero accasati altrove. Invece no. Al momento questi futuri albatros dominano il mercato.
Iniziamo da Joe Johnson. Giocatore di indubbio talento, già qualche anno addietro aveva preferito riempirsi le tasche ad Atlanta piuttosto che cercare di costruire qualcosa nei Suns di Nash & co. I risultati sono stati considerevoli dal punto di vista pecuniario, ma gli Hawks non sono mai riusciti a fare il salto di qualità, grazie (oddio, grazie) a un gioco offensivo stantio, lento, congestionato, basato sull'ossessiva ricerca dell'isolamento. L'apice dello schifo (diciamo le cose come stanno) è stato toccato nei playoff 2010, con l'accesso alle semifinali di conference strappato con i denti contro i generosi Bucks, e una serie contro i Magic durata il tempo di un'allacciata di una scarpa. Di un mocassino, per essere precisi.
Lo stesso Johnson ha giocato dei playoff disgraziati. Ma la caccia al free agent di quest'anno ha favorito il buon Joe (giocatore che comunque al sottoscritto piace parecchio), che si troverà in tasca il contratto della vita. Indiscrezioni parlano di 119 milioni in 6 anni. Per carità, gli Hawks si sono trovati di fronte a una scelta difficile, cioè se riempire di dollari JJ o finire nel limbo, ma hanno svenduto il loro futuro per tre anni da quarto/quinto posto a est.
Passiamo avanti. Se i Grizzlies hanno giocato una grande stagione lo devono anche all'esplosione di Rudy Gay, 20+5 di media nonostante una carriera passata a sentirsi dire di essere troppo soft. Bene, Memphis ha proposto al giovine 81 milioni di dollari in cinque anni. Il tempo ci dirà se è stata una scelta azzeccata, ma non mi sembra che ci troviamo di fronte a uno di quelli che capita ogni venti anni.
Next! Drew Gooden. Oooooh, Drew Gooden, il nomade dell'Nba. Otto diverse squadre in otto anni. Beh, ci auguriamo che la firma di un contratto da 32 milioni di dollari in cinque anni a Milwaukee non lo faccia desistere dal proseguire la caccia al record. A fine carriera vogliamo averti visto con 30 canotte diverse! Detto questo, trattasi forse dell'investimento meno scandaloso. Resta un contratto lunghissimo, ma per una squadra di media fascia Gooden è un investimento discreto, potendo garantire punti e rimbalzi. Per la difesa meglio affidarsi a Bogut, al principe e, si spera, a Sanders. Certo, il fatto che cambi più squadre che mutande dovrebbe dare adito a una riflessione...
C'è chi strappa il contrattone grazie al "sistema" in cui si trova a giocare, vedi Channing Frye, diventato grazie alla cura Nash uno dei migliori tiratori da 3 della Lega. 30 milioni in 5 anni per un lungo che non mette un piede in area e che ha iniziato le finali di conference con 1/20 e due rimbalzi (totali, non di media) in tre partite.
Altro giro altro regalo: Amir Johnson. Ok, lotta. Ok, si sbatte. Ok, è giovane. Ma 34 milioni in 5 anni? E Scola allora quanto deve chiedere?
Concludiamo questa prima piccola bottega degli errori con l'idolo delle folle. Il giocatore di cui si aspetta l'esplosione da anni. Un uomo da 5.6 punti e 4 rimbalzi in carriera. 20 milioni in 4 anni a Minnesota, dove potrebbe anche improvvisamente diventare un cardine della Triple Post Offense. Intanto, noi vogliamo ricordarlo così.

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