lunedì 8 febbraio 2010

Greg Monroe

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“Shawn (Taggart, ndV), quando Greg riceve in quella posizione ti conviene avvicinarti un po’ che l’assist è dietro l’angolo…”


Quest’anno non sto riuscendo a seguire il college basketball quanto vorrei, anche a causa della mia consueta pigrizia che ci mette il suo. In altri casi è mancanza di tempo, in altri è che - per quanto mi possa piacere vedermi una partitella di sti giovinotti - ammetto che a volte preferisco fare altro.

Detto questo, nella serata di sabato ho avuto modo di gettare un po’ l’occhio su Georgetown-Villanova, e di riguardare Greg Monroe all’opera. Il lungo degli Hoyas sta disputando un’ottima stagione, con 15 punti, 9.6 rimbalzi e 1.7 stoppate di media. Eppure i mock lo mettono dietro a giocatori molto più acerbi come Ed Davis e Derrick Favors. Come mai?

Mancino, 6-11 con braccia lunghissime che gli permettono di essere fastidiosissimo in aiuto, Monroe ha un raggio di tiro ampio, sa giocare il pick and roll e nonostante l’altezza può anche mettere palla a terra per battere il marcatore più lento.

Ma soprattutto è un passatore formidabile. Sono tre gli assist di media per il ragazzo (secondo di squadra), che quando riceve palla in post alto è abilissimo nel servire i tagli dei compagni e nel far girare la Princeton offense di coach John Thompson III.

Insomma, ricapitoliamo: dimensione interna ed anche esterna, diciamo fino ai cinque metri siam tranquilli. A dire il vero il jumper quest’anno va e viene. Ai liberi è una macchina. Stoppa. Mani morbide. La passa divinamente. Siamo a quasi dieci rimbalzi di media… Cosa c’è che non va?

Parte delle perplessità viene probabilmente dalla scarsa esplosività di cui gode Greg. Non è un atleta di prim’ordine, è anche piuttosto longilineo, e soprattutto non sempre sembra aggressivo. Da freshman non ha convinto a pieno come rimbalzista: quattro doppie doppie e un high di 11 rodmans. Quest’anno i progressi sono sotto gli occhi di tutti. Le partite con almeno 10 punti e 10 rimbalzi sono già raddoppiate, e sarebbero potute essere di più se non fosse stato per un paio di gare offensive sballate. Contro Harvard (vabbè…) e nella prima gara di questa stagione con Villanova ha portato il suo high di rimbalzi a 16.
Lo scorso anno Georgetown è crollata a metà stagione, dopo un’inizio eccezionale, e lui - che, va detto, era solo un freshman - non ha dato segnali di reazione sperati. Le perplessità maggiori sono sulle sue possibilità di andare a sbattere ripetutamente contro i corpaccioni Nba. Diamo un’occhiata ad alcune shot charts che ci possono aiutare a comprendere il suo gioco offensivo.

La sconfitta con Villanova del 17 gennaio, dove ha chiuso con 29+16, 9/13 dal campo e 10/15 ai liberi.

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E la vittoria contro Pittsburgh: 13+11 ma 4/14 al tiro.

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Le immagini, rapportate alle cifre, parlano da sole. Se Monroe ha la possibilità (e contro i più bassi Wildcats ce l’ha avuta) di giocare più vicino al canestro, i numeri salgono in maniera esponenziale. Il grafico magari non lo fa vedere benissimo perché si sovrappongono, ma la maggior parte dei suoi tiri sono stati da sotto canestro. Certo, dall’altro lato della medaglia vai a vedere che più conclusioni voglion dire meno assist e gli Hoyas hanno perso.

Contro Pitt, squadra più fisica, la maggior parte delle sue conclusioni sono tiri in sospensione dai 3-4 metri. Interessante notare come vengano comunque quasi tutti dalla zona pitturata, fronte a canestro e perpendicolarmente.
Il rischio è appunto questo, che Monroe non riesca (e non voglia) giocarsela fisicamente, e tenda ad accontentarsi dei jumper.

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