domenica 13 dicembre 2009

31/01/2007-13/12/2009

Il 31 gennaio 2007 Napoli si giocava l’accesso alle Top16 di Eurolega in casa contro la già qualificata Benetton Treviso. La domenica precedente, Napoli aveva giocato in campionato proprio a Treviso, e la vittoria tranquilla dei padroni di casa aveva permesso loro di qualificarsi per le Final Eight di Coppa Italia. Immaginare che Treviso ricambiasse il favore era il minimo, e tutti i segnali in campo rafforzavano questa ipotesi. Gara condotta agevolmente, nel quarto quarto Napoli smetteva di segnare e i trevigiani si rifacevano sotto grazie agli americani, pare foraggiati da Fadini e dalla promessa di un bonus vittoria. Una tripla di Goree dava la vittoria a Treviso, eliminava Napoli, e spalancava le porte alla rapida caduta della società di Maione. Diciamo che quella sconfitta, contando anche il mancato introito economico per una società già alle corde finanziariamente, ha segnato per noi l’inizio della fine.


Il 13 dicembre 2009 Napoli si gioca forse più di una stagione con Varese. La Martos è ultima, a -2, senza vittorie e con tanti mugugni di giocatori che vorrebbero andare altrove. Serve una vittoria per continuare a sperare non tanto nella salvezza, quanto nella sopravvivenza. Dopo un avvio stentato, per la prima volta vediamo una squadra di basket. Oh, giochiamo alla grande. Gabini tira così bene che la sua mira sembra quella di Massimo Tartaglia. Poi, nel quarto quarto, gravati dai falli dei lunghi e dall’incapacità dell’allenatore, ci spegniamo. Si tiene botta con l’orgoglio, ma Morandais porta Varese sul +3. A quel punto Tsaldaris, sempre più idolo delle folle, si scopre Danilovic, corre verso la metà campo di Varese, lascia partire un tiro da 3. Segna e subisce il fallo. Gli arbitri dicono che è da 2. Scopro tante interessanti cose sulla mamma di Facchini.
Comunque, pareggio. Rimessa di Varese. Morandais da centrocampo. Quando ho visto partire il tiro ho pensato che sarebbe entrata, lo ammetto. Solo rete.


Il silenzio del palazzetto ricorda quello di quel 31 gennaio. E la sensazione che, come allora, le cose precipiteranno definitivamente, è la stessa.

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