venerdì 14 dicembre 2012

Può un canadese salvare Los Angeles?

Può un uomo solo salvare una squadra allo sbando, con un impatto tale da risolvere ogni problema del team, anche quello per il quale l'uomo in questione (e lo stesso team) è decisamente carente? Perché è di questo che stiamo parlando.

Nash indica a Gasol il numero delle penetrazioni tenute dalla difesa Lakers

La premessa è nebulosa, quindi andiamo con ordine. L'uomo in questione è Steve Nash. La squadra, i Los Angeles Lakers modello inverno 2012. Ossia una squadra senza fiducia, con un record decisamente negativo, già condannata a dover rincorrere l'ottavo posto nel competitivissimo ovest.
Il play canadese può sicuramente portare una svolta considerevole nei meccanismi lacustri. E' il compagno di squadra ideale, uno di quei giocatori in grado di migliorare i compagni già solo con la sua presenza in campo, figuriamoci se gli metti la palla in mano, lo affianchi allo scorer più letale dei tempi moderni, magari ci metti quel lungagnone spagnolo barbuto a rollare e due figuranti negli angoli.
Benissimo. Ma poi c'è da difendere, e là subentrano i problemi, perché il canadese è tutt'altro che un difensore rispettabile, e si andrà ad inserire in qualcosa che, ad oggi, risulta difficile chiamare difesa.

Il primo tempo della gara giocata dai Lakers a New York è l'emblema di quanto scritto. Male nelle transizioni difensive, dove il primo a trottare pigramente è il leader della squadra. Malissimo nelle rotazioni sul perimetro, con tanti tiri comodi - e per comodi intendo con anche quattro metri di spazio - concessi ad una squadra che da 3, per usare un eufemismo, tira benino. Peggio che malissimo a centro area, dove Robert Sacre (sì, Robert Sacre) è risultato essere il migliore dei tre lunghi negli aiuti. Jordan Hill non lo consideriamo proprio, ma il più volte proclamato (e autoproclamatosi) miglior difensore NBA, con tutte le scusanti dei problemi fisici, non è riuscito a fornire quel minimo di intimidazione in grado di scoraggiare le scorribande di Felton & co.

La shot chart dei Knicks nel primo tempo

A questo punto la questione diventa una e semplice. Può, al suo ritorno, il rispettosissimo Steve Nash (e Gasol, passato da capro espiatorio a uomo rimpianto tra le lacrime) generare un "entusiasmo offensivo" tale da mascherare le tante carenze difensive di questi Lakers, che dovrebbero acuirsi ulteriormente con il canadese in campo? Riuscirà a migliorare così tanto l'attacco gialloviola da fare sì che anche la difesa migliori? Da questi interrogativi passano le ambizioni dei Lakers. 

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