lunedì 11 febbraio 2013

La Final Eight (comodamente) vista dal divano



E' stata una bella Final Eight. Tanto equilibrio in campo (solo una partita finita con un distacco superiore ai dieci punti), prestazioni individuali notevoli, alcuni italiani in rampa di lancio.
Siena vince, meritatamente, per la quinta volta consecutiva, mettendo a tacere chi pensava che il ciclo fosse concluso solamente perché non domina più il campionato come negli scorsi anni. E infatti tutte e tre le partite della Mens Sana sono state sofferte: con Reggio Emilia l'accelerazione è arrivata nel terzo quarto, con Sassari è stato necessario un ultimo periodo da 33 punti, con Varese invece è stato necessario contenere il ritorno della Cimberio dopo quel 18-0 iniziale che aveva indirizzato subito la partita sui binari giusti. Una sfuriata senza precedenti, spiegabile in buona parte con l'attitudine della Monte dei Paschi alla vittoria. Ad accomunare le tre vittorie, le prestazioni di Daniel Hackett, giustamente premiato MVP del torneo, e sempre più mister Quarto quarto: 6 punti, 4 rimbalzi e 2 assist nei minuti finali con Reggio Emilia; 12 punti (e 20 di valutazione!) nel periodo finale con Sassari; la tripla decisiva nella finale, che ha ricacciato indietro una Varese che aveva impedito ai campioni d'Italia di trovare il canestro per i primi sette minuti della quarta frazione di gioco.
Hackett, ma non solo: Bobby Brown ha scollinato due volte quota 20 punti, Janning ha saputo ritagliarsi un ruolo fondamentale (e con lui in campo la squadra gioca meglio), Moss ha risposto presente, Ress non ha giocato in finale ma è stato determinante con il suo 3/4 da 3 contro Sassari. La solita Siena: difesa, talento, ma soprattutto collettivo.
Varese ha vissuto un primo quarto da incubo, poi è stata bravissima a non uscire totalmente dal match grazie al talento di Mike Green. E' mancato Banks (3.5 di media tra semifinale e finale, dove ha chiuso con un bell'ovetto) e, a differenza della semifinale, non è arrivato il contributo inatteso di Sakota, che contro Roma aveva saputo approfittare alla grande (21 punti, 5/7 da 3) degli spazi concessi sul perimetro dalla difesa di Calvani, che aveva preferito chiudere l'area per scoraggiare i post-up di Green e le penetrazioni di Banks. Non ne facciamo una colpa all'allenatore capitolino: la strategia aveva un senso e sarebbe anche stata vincente, senza la prestazione del lungo serbo. Comunque occhio a questa Varese, soprattutto se l'anno prossimo conserva il core della squadra.
Tra le semifinaliste, Roma è piaciuta con i suoi alti e bassi ben evidenziati in campo da Bobby Jones. La crescita di Datome ormai è nota, e sa rendersi utile anche quando non trova il canestro. Servirebbe una riserva valida per Lawal, ma i soldi son quelli. Sassari ha mostrato i suoi soliti pregi e difetti: ingiocabile quando l'attacco gira, ha visto mancare il contributo dei Diener nel momento decisivo: 2 punti totali per Travis e Drake nel quarto quarto con Siena. Per Thornton sono finiti gli aggettivi.
Se per Reggio Emilia e Brindisi, entrambe neopromosse, già la partecipazione alla Coppa era una grande vittoria (e comunque hanno fatto una dignitosissima figura), le delusioni sono da ricercare in Lombardia. Fuori subito Cantù, che priva di Tyus ha sofferto tremendamente a rimbalzo contro Roma (39-23 il conto, con 18 rimbalzi offensivi a 2 per i giallorossi) e ha vanificato una gara in cui la squadra ha tirato 14/25 da 3. Restiamo dell'idea che sostituire Markoishvili con Mancinelli sia come passare da Penelope Cruz ad Arisa, ma il tempo per lavorare c'è e il manico è quello giusto, se non ci sono troppe distrazioni dalla Grecia.
Milano fallisce un altro obiettivo e pensa all'ennesimo avvicendamento di mercato (si parla di un addio a Fotsis). Langford predica nel deserto e Bourousis continua ad avere un minutaggio da ragazzino da non bruciare più che da fuoriclasse quale è. Ma, si sa, era colpa di Frates.


P.S.: Dell'atmosfera sul posto preferiamo ne parli chi c'era. Dalla televisione si vedevano troppi, troppi spazi vuoti, per quello che dovrebbe essere uno degli eventi cestistici più importanti della stagione. E' vero che c'è la crisi e la gente non lavora più, ma forse sarebbe il caso di far slittare l'inizio della prima partita della giornata dalle 17.45 almeno alle 18.30. 

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