sabato 7 marzo 2009

Celtics - Cavaliers: resoconto

Da poco finita la replica di Boston-Cleveland e provo a buttare giù due considerazioni. Sono nuovo del blog, e premetto ai lettori che la mia analisi potrebbe risultare di parte in quanto tifoso, non accanito, ma tifoso dei Celtics.

Per chi non l’avesse vista, Boston iniza con Davis al posto di Garnett, mentre per il Cavs il nuovo arrivato Joe Smith parte dalla panca, dividendosi con il titolare Varejao i minuti del carostoso ed infortunato Ben Wallace. Ad inizio gara è Perkins a fare la voce grossa in attacco, mentre le due stelle James e Pierce sonnecchiano. Il prescelto si segnala per una schiacciata delle sue..sbagliata in contropiede, una di quelle cose che gli spettatori del Garden un giorno potranno raccontare ai nipotini.

Boston prova ad allungare con Allen e Davis, preciso nel tiro dalla media, ma una buona Cleveland ricuce e si va al riposo sul 45 a 43 per i padroni di casa. Si torna in campo et voilà, scintille! Antisportivo di tipo 2 per Davis che cala una doppia mannaia al collo di Ricciolone Varejao. Con Garnett infortunato, senza il positivo Big Baby, tocca a Powe giocare ala forte titolare. Purtroppo per i Cavs.

Dopo una bella tripla di James ed un effimero vantaggio ospite, inizia lo show di Pierce: due triple consecutive, canestro alla Bryant, ma più di tutto mani salde sulla gara. Nel frattempo Powe prende possesso del post basso e, vuoi per aiuti sulle penetrazioni, vuoi per motivi misteriosi, Varejao, Smith ed Ilga non riescono ad arginare il "piccolo" lungo di Boston.

Williams prova a lanciare la rimonta con il tiro da fuori (più un generosissimo fallo fischiato a suo vantaggio contro Mikki Moore), ed alla fine saranno 4 su 5 dalla lunga, ma con i tiri allo scadere Cleveland non riesce ad impensierire la difesa biancoverde, visto anche il sostanziale equilibrio a rimbalzo. Si finisce sul 105 a 94, punteggio relativamente alto, ma abbastanza bugiardo: molto eloquente il numero delle conclusioni tentate, 83 per Boston (difesa e contropiede), 66 per Cleveland (no contropiede).

Casa Celtics: il fattore principale è il controllo del ritmo, forse anche più del campo. Lo si è visto oggi, lo si è visto con i Lakers, nella partita commentata su questi schermi dal buon Vitor: quando Boston costringe gli avversari a giocare contro la difesa schierata, quasi sicuramente porta a casa la parte buona del referto. E in quest’ottica, da tifoso biancoverde temo molto più Kobe che LeBron, per via dell’indiscutibile capacità del primo di creare soluzioni "estemporanee", che oltre ad essere indifendibili sono anche frustranti.

Per i Cavs forse l’unica nota positiva della partita è stato Joe Smith. Ma James e soci, escluso qualche momento del secondo quarto, non sono mai riusciti a creare buoni tiri, men che meno buoni tiri da dentro. Ossia i tiri che, come amo ripetere, fanno vincere le partite. L’area di Cleveland è invece stata abusata sia dai lunghi di Boston, sia dagli esterni. Provo una sincera antipatia nei confronti di Mo Williams e, pur riconoscendone i meriti in attacco, spero che continui a difendere in questo modo.

Omettendo ulteriori valutazioni sui singoli, concludo complimentandomi con gi arbitri per la gestione del fallo antisportivo di Davis (preannunciano a Rivers che avevano deciso per un flagrant di tipo 2, ma che avrebbero guardato le immagini prima di prendere la decisione definitiva) e con le due franchigie per le divise, intese non come maglie, ma come tute, shooting shirts etc. Questi sono alcuni dei "dettagli" per i quali, nonostante il divario "tecnico" tenda lentamente a colmarsi e quello tattico forse non ci sia più, la Nba resterà "avanti" ancora per molto, molto tempo.

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