mercoledì 4 marzo 2009

A mente fredda

Signore e signori, lo scritto che leggerete di seguito non mi appartiene, ma è del mio amico Francesco aka Dis/Impegno, mio compagno di palazzetto prima che si trasferisse a Milano e la squadra facesse la fine che ha fatto. E’ un grande appassionato di basket, scrive bene e per molte cose la vediamo allo stesso modo, quindi rispecchia i dettami della linea editoriale. Questo è solo un suo post, ma la mia speranza è che finalmente lo abbia convinto a mettere per iscritto ogni tanto i suoi pensieri. In questo caso, leggerete qualche altra sua cazzata qui sopra.



Mercoledì scorso sono stato al Forum di Assago per assistere a “The Texas Chainsaw Massacre” applicato alla pallacanestro. Il Tau, al terzo posto nella mia personalissima classifica tra le squadre europee, ha spiegato il gioco di Naismith ad una malcapitata Armani Jeans. Si potrebbe tranquillamente dire che i 30 minuti finali siano stati puro garbage time, ma non lo faccio per la bellezza dei giochi mostratici dalla squadra basca per tutta la durata della gara. I Milano Generals hanno potuto obiettivamente poco, con il loro attacco di uscite in punta, riccioli e quarti di campo liberati per isolamenti: ad una certa, l’unica opzione offensiva credibile era quella di sbagliare la conclusione e sperare nel rimbalzo d’attacco di Katelynas.


Domenica ho seguito, come sempre, il campionato italiano e mi sono balzati agli occhi alcuni dati: Valerio Spinelli, nella simpatica Biella, compete con Terrell McIntyre per il primato tra gli assistman al minuto della Lega A. Alessandro Cittadini con 15 rimbalzi in 21 minuti dà una grossa spallata al Re che cade, sotto i colpi del (proprio) tiro dalla lunga che non entra. Per inciso, l’altra spallata l’ha data quel Matteo Malaventura autore di una delle più belle pagine recenti della storia del basket Napoli. Ai suddetti aggiungerei anche il buon Simone Flamini, atleta che rende possibile qualsiasi tipo di cambio difensivo, a terminare l’ossatura italiana di un’ipotetica squadra.


Beh, guardando questi giocatori fare così bene in un campionato dominato dagli americani, ho pensato a come sarebbe bello vederli insieme, loro ed altri come loro, allenati da qualcuno che li lasci giocare in base alle loro caratteristiche e secondo i loro meriti, senza preconcetti. Ho pensato ad una squadra che non punti a sedersi al tavolo delle grandi, ma che giochi campionati onesti e che a fine stagione non debba rifare daccapo la rosa, sapendo che i buoni americani pescati partiranno per altri lidi più remunerativi. E ci sono rimasto male pensando a quelli che, sia “tecnicamente” che “societariamente”, hanno distrutto dei veri e propri patrimoni del basket nazionale.


Ogni riferimento a fatti realmente accaduti è puramente casuale.

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