venerdì 27 maggio 2011

I compiti per le vacanze

Chicago e Oklahoma City sono due squadre giovani e rampanti. Le loro repentine eliminazioni in Finale di Conference, entrambe per 4-1, non devono però nascondere l'ottima stagione disputata. Il rischio, insomma, è quello di buttare il bambino con l'acqua sporca, invece di procedere nella graduale crescita delle società e delle squadre, passando in primis per i loro leader.
Come evidenziato più volte da We Got Game, è impensabile aspirare al titolo senza essere prima passati per cocenti delusioni. Aiutano a crescere, ad aumentare la voglia di vincere. In questo senso, le reazioni di Rose ("I was just making dumb decisions, and it cost us the game") e soprattutto di Durant, molto poco contento del fatto che fosse Nowitzki a giocare per l'anello, fanno ben sperare. I due hanno talento, hanno voglia di vincere, e possiamo scommettere che tra un paio di giorni saranno già in palestra.
Dalla loro crescita passa infatti il futuro di due franchigie che potrebbero trovarsi a dominare, Heat permettendo, la NBA del prossimo decennio.
Trì is megl che uàn
Rose ha giocato dei playoff sotto il par di una meravigliosa regular season coronata dall'MVP: aumentato il numero delle conclusioni, sono drasticamente crollate le percentuali, soffocate dalla difesa di Miami che lo ha spinto ad incrementare la quantità di tiri dall'arco: 35% dal campo e 23% dall'arco nella serie, oltre ad alcune scelte errate nei finali che hanno pesato in maniera considerevole sul risultato finale.

Particolare il discorso di Durant, che ha avuto numeri di tutto rispetto (quasi 10 rimbalzi di media, tra l'altro), ma, oltre a mostrare un crollo nelle soluzioni da 3 (23% contro il 35% della RS) ha avuto un impatto molto meno evidente di quanto dimostrato dalle cifre. Dell'apporto della squadra ne parliamo dopo, ma l'impressione è che in parte sia stato, nei momenti decisivi, estromesso dal gioco; dall'altra parte, però, si è di fatto estromesso in prima persona, svanendo quando contava e soffrendo la marcatura di un giocatore come Marion, autore di una grandiosa serie e in grado tanto di contenerlo in velocità quanto di riempirlo di botte all'occorrenza.

Limiti di leader, quindi, ma anche limiti delle squadre.
Troppo facile dire che il problema dei Bulls è stato in attacco. Come ho letto da qualche parte su Twitter, metti un Harden nel motore di Chicago e stavamo parlando almeno di una gara-6. La mancanza di pericolosità dal perimetro e di lucidità nelle letture ha portato ad un'area intasata che ha fatto soffrire più di quanto già non dovessero farlo Noah e Boozer. Quest'ultimo ha confermato le perplessità sul suo conto quando si tratta di fare sul serio. Bosh, che notoriamente non è considerato un cuor di leone (ma con quei due là affianco la situazione cambia...), lo ha fatto a pezzi. Probabilmente è giunto il momento per i Bulls di andare un po' sopra il cap... se davvero si vuole insistere con Bogans (ma perché?) serve un cambio per Rose che sia in grado di giocare con lui. E sottocanestro? Questo è un problema. Boozer non lo smuovi, Noah nonostante i suoi limiti offensivi è fondamentale, Asik sta emergendo prepontemente. Gibson è in crescita ma potrebbe essere lui l'asset per puntare a qualcosa di più adatto alle circostanze.

KD a terra, passano i Mavs
Il discorso per i Thunder non è poi così differente. Resto convinto della bontà della trade Perkins, anche se la mia idea è che il sistema di Boston lo abbia fatto sopravvalutare come difensore: al momento dello scambio sembrava stessimo parlando della reincarnazione di Bill Russell. In realtà, la bontà della trade si è verificata già nella soffertissima serie contro i Grizzlies, quando Ibaka ha potuto dimostrare tutto il suo campionario di veloci pallavolistiche agendo in aiuto. Immaginarsi il congolese e Collison a fronteggiare da soli Zach Randolph e Marc Gasol mi risulta complicato. Ma la coperta è corta, e allora Perkins ti dà qualcosa in difesa, ma ti leva tantissimo in attacco. Nella serie contro i Grizzlies Gasol lo lasciava costantemente abbandonato nella sua personale valle di lacrime per andare a raddoppiare Durant. Nella serie contro i Mavs è stato praticamente nullo, vista anche la necessità di dare minuti a Collison, decisamente più adeguato in marcatura sul tedesco e in grado di portare qualche punto con jumper e azioni sulla linea di fondo.
La contemporanea presenza di Perk e Sefolosha nello starting five ha fatto molto discutere, per quanto Ibaka abbia ormai un jumper rispettabilissimo, tanto che si era parlato della possibile promozione di Harden in quintetto. Il problema è che il Barba è determinante nel gioco delle panchine, e allora torniamo alla coperta corta di cui parlavamo prima.
A Presti toccherà trovare le contromisure. La promozione in quintetto di Harden può essere una soluzione per il prossimo anno, relegando Thabo a uomo da missioni impossibili (quindi non la marcatura su Stevenson). Ma a quel punto sarà necessario trovare qualcuno in grado di dare la scossa dalla panchina.

1 commento:

MeltinPoz ha detto...

Io darei via Westbrook, per me vero problema di OKC.