venerdì 4 febbraio 2011

Scopri l'intruso

Ci sarebbe da scrivere qualcosa sugli Spurs, effettivamente, che ora come ora sono la squadra più in palla della Lega.
Si potrebbe discutere della potenza cinese che manda Yao Ming in quintetto all'All Star Game nonostante passi più tempo in infermeria che in campo.
Ma scorrendo i roster per il spesso noioso Rookie challenge, l'attenzione mi è caduta sulla presenza di un giocatore in particolare.
Come passare dai cadaveri Naporeatini a Kobe Bryant...
Gary Neal è una delle belle favole che l'NBA riesce ancora a regalare, tra un soffio di gesso e un'infrazione di passi. Compagno di squadra di Jack McClinton (ammirato poi al college a Miami, scelto proprio dagli Spurs, ora gioca con alterne fortune in Israele) all'high school, un'ottima carriera collegiale rallentata da un'accusa di stupro rivelatasi infondata che lo ha portato però a passare dalla casacca di LaSalle a quella meno prestigiosa di Towson, Neal è il classico undrafted che viene a sbarcare il lunario in Europa. La prima esperienza, in Turchia, è di alto livello. Neal crivella la retina, scollina i 20 punti di media e si merita la chiamata ad alti livelli a Barcellona. I fan italiani lo ricordano per le stagioni a Treviso e per il taglio avvenuto quando era miglior realizzatore della Regular Season: gli fu fatale un venerdì in cui non si presentò all'allenamento per fantomatici problemi al ginocchio, raggiungendo invece quel fine intellettuale di Alex Acker a Milano per una festicciola. Peccato che Neal abbia perso le chiavi dell'auto, e abbia quindi dovuto chiamare il team manager trevigiano per poter tornare in qualche modo in Veneto...


Una brevissima esperienza con Malaga, e poi arriva la chiamata degli Spurs. L'impatto è tanto positivo quanto inaspettato: in particolare un ottimo mese di novembre, dal quale San Antonio esce con due sole sconfitte. Neal fa undici punti di media, con due prestazioni consecutive in cui ne mette a segno 22 (career high), guadagnandosi la fiducia di Popovich e compagni:
"I want him to be aggressive and not shy away from shooting shots. I'd rather tell him once in a while that perhaps there was a bad shot here or there, then beg him to shoot".
E capirete che certe parole, dette da uno dei coach più esigenti della lega, fanno un certo effetto. Soprattutto se il diabolico Pop, alle prime prestazioni positive dell'ex Treviso, aveva confessato ai giornalisti: "Never heard of him until he walked in the gym".

E Neal? Lui ovviamente è al settimo cielo. Per come gioca, per i risultati della squadra, per i vantaggi nell'essere poco conosciuto.
"I don't mind being anonymous. It's great for me. A lot of open shots. And a lot of wins. We're winning a lot. That's the most important thing".
Adesso arriva la sfida del Rookie challenge, in cui sarà il nonnetto della comitiva. Nessun problema, c'è passato anche un certo Luis Scola... 

1 commento:

Pierrì ha detto...

Ce l'ho al FantaNBA. Ho l'occhio lunghissimo.