venerdì 14 maggio 2010

Il re è morto, viva il re



Oh no, un altro post/wall of text di Vitor che sviscera l'ovvio e alla fine non individua soluzioni concrete? Ebbene sì!

E chi se lo sarebbe aspettato, un mesetto fa, che saremmo stati a commentare l'eliminazione dei Cavaliers da parte di una squadra, i Celtics, che in regular season aveva sostanzialmente dato l'impressione di essere alla fine del suo breve (ma proficuo) ciclo, e invece è risorta come solo l'Araba fenice sa fare, ritrovando il Garnett dei bei tempi e addirittura Rasheed Wallace?
E invece siamo qua, noi per ultimi, a parlare proprio di questo. E l'impressione che in questi giorni si siano scritte un po' di pagine della storia di questo giochino è grande. La sensazione è quella di aver vissuto, soprattutto dopo gara5, uno di quei momenti da Sliding Doors. Cosa è andato storto? E se i Cavs avessero vinto quella partita, come sarebbe cambiata la serie? Ma soprattutto, come sarebbero cambiati i destini dei prossimi dieci anni di Nba?
Sono discorsi ipotetici, ovviamente. Ma ora è ovvio che le prime pagine saranno ancor più piene di LeBron fin quando non lo vedremo sollevare la canotta della sua nuova squadra, o degli stessi Cavs, con un coup de theatre che in fin dei conti non sarebbe così improponibile, ma che avrebbe effetti tutti da verificare.

Il re è nudo? Nella mente del mio co-blogger, stimolata da una lettura che gli ho passato, frulla un paragone che può sembrare folle e prematuro, ma che, almeno nella bozza di idee che ha voluto rivelarmi, è decisamente intrigante. Di questo ovviamente ne parleremo appena lui si sarà riordinato le idee e soprattutto si sarà sottratto dall'abbraccio della sua bella.
Intanto, a noi non resta che essere spettatori di quanto sta avvenendo. Probabilmente lo slogan "We are all witness" vale oggi più che mai, e mezzo mondo penderà ora dalle labbra di James, in attesa che pronunci il nome di una delle 30 franchigie.

Approcciarsi a una defaillance di questo tipo è arduo. Innanzitutto bisogna riconoscere i giusti meriti ai vincitori, perché il messaggio che ovviamente sta passando è quello di una sconfitta per LeBron. Ma questi Celtics sono invidiabili per carattere, tenacia, applicazione difensiva. Hanno giocato una serie praticamente perfetta, a parte la disfatta al Garden, poi ricambiata. Hanno saputo trovare di volta in volta il protagonista giusto (attenzione, su questo ci torniamo) per vincere le partite. Rondo si sta affermando, nonostante i suoi palesi limiti, come uno dei migliori play della Lega, smentendo il sottoscritto che, per quanto lo seguisse con interesse dai tempi di Kentucky, pronosticandogli un discreto futuro Nba, mai avrebbe potuto pensare di trovarsi di fronte un All Star. E anche qua tanto di capello al mio socio.
Ray Allen. Allen mi fa godere. Mi capita spesso di estraniarmi totalmente dall'azione di gioco per vederlo muoversi tra i blocchi e cercare l'uscita per un tiro della cui eleganza si è detto tanto, ma mai abbastanza. Hanno ritrovato un Garnett ad alti livelli, capace di fare pagare dazio a Jamison in entrambi i lati del campo. Hanno avuto un contributo sostanzioso dai role player, da Tony Allen a Perkins. Hanno vinto e controllato la serie nonostante un Pierce apparso inizialmente un po' in difficoltà. Ma, capiamoci, non aveva uno dei clienti più facili da controllare. Ed in gara5 ha messo il suo marchio sulla serie.

Sui Cavs la mia idea è quella di un sistema di gioco che ad alti livelli difficilmente può portare a risultati concreti. Oddio, direte voi che James è arrivato in finale con una squadra decisamente inferiore, e il sistema di gioco era sostanzialmente simile: palla a lui e poi si vede. Ma allora applicazione e capacità difensive erano sembrate decisamente superiori.
Il mio è un discorso che lascia un po' il tempo che trova, perché con il LeBron James di gara5 probabilmente qualsiasi squadra avrebbe perso una serie di playoff. Ma il sistema offensivo dei Cavs risente più di molti altri di una giornata storta della sua stella. Se Bryant non è in giornata, i Lakers possono sempre affidarsi, per qualche azione ovviamente, alla Triangolo. Dei Celtics abbiamo già parlato, e anche con un contributo offensivo limitato di Pierce abbiamo visto le sfuriate di Rondo, i blocchi per il tiro di Allen, la ricerca del jumper di Garnett dal gomito. I Magic hanno un sistema di gioco che esalta i tiratori. E' opinione diffusa, e anche condivisibile, che Orlando senza la presenza di Howard in area non potrebbe giocare in questo modo, perché le sue bocche da fuoco non avrebbero tutto questo spazio. Intanto contro i Bobcats (ok, i Bobcats, ma andiamo avanti) hanno vinto 4-0 nonostante un contributo ridottissimo di DH12.
A Cleveland questo non può succedere. Tutto nasce e muore da LeBron. E se James dà un contributo ridotto le alternative non ci sono. Non tanto per il talento, che comunque c'è. Quanto proprio per come è strutturato questo sistema offensivo. Va anche detto che se come seconda e terza opzione offensiva hai due giocatori che non sono proprio il massimo da coinvolgere quando la palla scotta, vedi alle voci Antawn Jamison e Mo Williams, le cose non sono facilissime. Aggiungiamo che i due non sono grandissimi difensori, ai quali bisogna affiancare anche uno Shaq al tramonto, e allora si capisce che i Cavs che persero le Finals contro gli Spurs avevano decisamente meno talento, ma al tempo stesso potevano disporre di un assetto difensivo decisamente più consistente su cui poter contare.

Letta così, può sembrare un'accusa a coach Brown. Che non amo come allenatore, e che ha sostanzialmente le sue colpe. Su due piedi, troppo poco Varejao, probabilmente troppo Shaq, nella speranza che offensivamente qualcuno la buttasse dentro. E Shaq su Garnett? No scusate, Shaq su Garnett?
Probabilmente i Cavs avrebbero dovuto cercare di correre di più, erano più veloci e più fisici in ogni ruolo. Un quintetto con LeBron da 4? Si sarebbe potuto usare ogni tanto, ma non con continuità, perché James deve ancora crescere (e dovrebbe iniziare a farlo) come giocatore di post.
Ma la sensazione è che comunque sia saltato qualcosa nella testa del numero 23. Ci ha abituato fin troppo bene? Può darsi. Ma una prestazione come quella di gara5 sarà difficile da far dimenticare.

E ora? Ci aspetta una lunga estate. La decisione di LeBron sarà il Big One. Da quel momento potranno esserci altre scosse di una certa rilevanza, e le scosse di assestamento. Ma il futuro della Lega dipenderà dalle volontà di James.

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