mercoledì 8 settembre 2010

Sempre su Brasile-Argentina

"It was an amazing basketball game. I wish I was neither Argentinian nor Brazilian so I could have watched the game and enjoyed it from that perspective"
Queste le parole del match winner dopo la gara. Peccato che se si fosse messo a guardare avrebbe privato il mondo di un'esibizione storica, di una dimostrazione di quella che può essere la pallacanestro quando si gioca alla vera pallacanestro.
Ma i contorni della grandezza di Scola sono stati resi ancora più evidenti dalla prova monstre di Marcelino Huertas. I 32 punti del playmaker brasiliano sono arrivati spesso da situazioni di pallacanestro "estrema": penetrazioni contro tutta la difesa schierata, triple che entrano di tabella più fallo subìto, o ancora il tiro da tre saltando in avanti con up&under, che detto così sembra quasi un tuffo.
La partita di ieri è stata ancora più rilevante perché da una parte c'era il diavolo con la maglia verdeoro, dall'altra l'acqua santa albiceleste. Da un lato l'improvvisazione selvaggia, dall'altra i fondamentali del post-basso. Il male e il bene. Alla fine ha vinto il bene, ma in tutta sincerità sarei stato altrettanto contento in caso di vittoria brasiliana. E il motivo stava proprio nella follia del diavolo verdeoro.

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