venerdì 4 giugno 2010

Lo chiamavano Gasoft


Sarà che non si batte il pugno sul petto quando fa una giocata importante. Sarà che è bianco e tecnico, che si muove con eleganza e agilità. Ma i tifosi lacustri sono sempre stati critici con Pau Gasol, chiamandolo a volte con l'appellativo che vedete nel titolo, e altre volte con un forse ancora più umiliante Gasolina. Il catalano ha pagato in questi anni le Finals 2008, dove si trovò ad affrontare il più affamato dei Garnett, e pagò pesantemente dazio. Un po' di comprensione era dovuta: Gasol era arrivato da pochi mesi, doveva ancora inserirsi del tutto nel sistema di squadra, non era abituato, nazionale a parte, a giocare ad altissimi livelli, e l'avversario non è che fosse dei più facili.
Le Finals 2008 hanno contribuito però a consegnarci il Gasol di oggi. Il catalano, come riportava Bill Simmons nella sua preview alle Finals, nelle 39 gare di post season giocate da allora segna queste medie: 19.0 PPG, 10.9 RPG, 1.9 BPG, 58 percent FG.
Il suo alto QI cestistico gli permette di essere un meraviglioso giocatore da Triangle Post Offense, un sistema che lo esalta e che lui è in grado di esaltare. Lo scrissi qualche mese fa, in contumacia Bryant: vedere i Lakers giocare con il catalano e Odom è una gioia per gli occhi.
Questa notte 23 punti ma soprattutto 14 rimbalzi, di cui 8 offensivi. L'impressione è che ci troviamo di fronte al miglior secondo violino degli ultimi anni.

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