lunedì 19 ottobre 2009

Mortis-Avellino 58-82

E che vuoi scrivere dopo una partita di questo tipo, se partita la si può chiamare? L’ideale sarebbe lasciare un post vuoto, ma il duro mestiere dello scriba impone rispetto per il suo pubblico. Innanzitutto l’atmosfera: palazzetto semivuoto rispetto agli standard degli ultimi anni ma, considerando la prevista assenza degli ultras, temevo molto peggio. Ovviamente i tifosi di Avellino fanno un bordello di pazzi, noi riusciamo a farci sentire giusto un po’ nell’ultimo quarto.
Impossibile scrivere qualcosa di tecnico, in un contesto di questo simile. Certo, le rotazioni di Marcelletti sono qualcosa di incomprensibile, una sorta di platoon system che ha come logica l’errore: sbagli? Sei panchinato. E così Adeleke si fa 25 minuti, quando uno così, in questa situazione, dovrebbe lasciare il campo per ultimo.
La realtà è che di giocatori di basket ne abbiamo due. Il centrone e il greco. Il primo ha fatto pentole e coperchi in avvio, ma se vai da lui per le prime sei azioni della partita lo spompi e qualsiasi allenatore, persino Pancotto, capisce la situazione e dice ai suoi di concentrarsi un po’ di più su di lui. L’altro è Tsaldaris, che davvero non capisco cosa abbia fatto di male nella vita per finire qui, visto che s’è fatto le sue belle stagioni di Eurolega da protagonista. Volendo essere generosi, possiamo inserirci anche il buon Muurinen, che poverino almeno si sbatte e se gli lasci il tiro piazzato la mette anche. Gabini invece fisicamente è ancora lontano dai tempi migliori, se mai ci sono stati.
Il resto è sinceramente un pianto greco, da Drobnjak che commette un’infrazione di passi allucinante a Kruger che chiude con -39 di plus/minus e 0/9 al tiro, compreso un layup 1 vs 0 che finisce sotto (non su) al ferro. Ora, a Kevin voglio bene, è un ragazzo disponibile e una brava persona, anche se mi mette un po’ di tristezza quando ci parli, ma sinceramente la serie A non è cosa sua. Non ho mai visto un giocatore così lento, incapace di dare una minima accelerata all’azione. E questo lo paghi in attacco, dove giochi a ritmi da anni ‘30, ma soprattutto in difesa, dove perde sistematicamente l’avversario al primo passaggio, senza neanche bisogno di un blocco. Avellino faceva un passaggio e la nostra difesa era già sputtanata.

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